Politica
7 agosto, 2025Tra i dazi di Trump e la trappola delle Regionali spunta l’ipotesi delle urne dopo la legge di bilancio: questa è, raccontano dentro Palazzo Chigi, la partita più complessa da quando Giorgia Meloni ha vinto le elezioni
Tra i dazi di Trump e la trappola delle Regionali spunta l’ipotesi delle urne anticipate dopo la legge di bilancio. Questa è, raccontano dentro Palazzo Chigi, la partita più complessa da quando Giorgia Meloni ha vinto le elezioni. Una sfida che non si gioca solo nei vertici di maggioranza o nelle riunioni a Bruxelles, ma anche – e soprattutto – nei numeri che arrivano dai sondaggi riservati e nei grafici sui danni dei dazi voluti da Donald Trump.
È in una stanza riservata al secondo piano, dove si riuniscono solo i ministri più vicini e i consiglieri economici, che a Palazzo Chigi hanno sintetizzato così la situazione: «Qui rischiamo che ci arrivi addosso uno tsunami. E non possiamo restare a guardare». Sulla scrivania una cartellina con le stime aggiornate: comparti simbolo del Made in Italy – dalla moda all’agroalimentare – colpiti da tariffe punitive, migliaia di posti a rischio e un effetto domino sui prezzi interni.
A rendere tutto più complicato ci sono le Regionali. Gli ultimi dati arrivati a via della Scrofa raccontano un centrodestra che regge solo in Veneto e scricchiola altrove. Dentro Fratelli d’Italia cresce il timore che i dazi diventino la miccia che alimenta l’insofferenza sociale: «Se perdiamo male, dobbiamo avere il coraggio di fermarci noi, prima che ci fermino gli elettori».
Tradotto: in caso di sconfitta pesante alle Regionali, Meloni starebbe valutando l’ipotesi estrema di dimettersi subito dopo la manovra economica, chiedendo a Mattarella di sciogliere le Camere e tornare alle urne in tempi brevissimi. Una mossa che, nella logica dei consiglieri, servirebbe a cogliere di sorpresa le opposizioni, ancora divise, e a evitare che i contraccolpi della guerra commerciale con Trump erodano ulteriormente i consensi, in particolare quelli di FdI.
Chi frequenta Palazzo Chigi descrive un clima più nervoso che mai. Matteo Salvini tuttavia è ancora per una linea attendista verso l’americano, almeno per il momento. Ma nessuno sa quanto durerà. In Forza Italia, invece, temono che il Paese possa esporsi in futuro ad una tempesta finanziaria: spread, mercati, conti pubblici. E mentre i tecnici preparano scenari e contromisure, Meloni ascolta, prende appunti, interroga i ministri. Ma la decisione finale, come sempre, sarà soltanto sua.
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