Politica
7 agosto, 2025Ispettori inutilizzati o sottopagati, il portale per i controlli costato 20 milioni che non parte ancora e già mostra delle pecche. Così il sistema della prevenzione degli infortuni non funziona
Lo scorso 25 luglio, gli operai Luigi Romano, Ciro Pierro e Vincenzo Del Grosso sono precipitati nel vuoto da oltre venti metri. Il cestello del montacarichi su cui stavano lavorando, su un palazzo al Rione Alto di Napoli, si è ribaltato. Nessuno si è salvato. Dalle prime indagini è emerso che non indossavano l’imbragatura e due di loro lavoravano in nero. Scoprirlo dopo, a tragedia avvenuta, serve a poco. Gli strumenti per prevenirla ci sarebbero già, ma spesso restano sulla carta, intrappolati tra documenti ufficiali e impegni disattesi.
Uno di questi è il Portale nazionale del sommerso (Pns), una piattaforma informatica centralizzata, dove far confluire tutte le informazioni su ispezioni, sanzioni, lavoro nero e sicurezza, con dati interoperabili e consultabili in tempo reale. Annunciato come una delle grandi riforme digitali del Pnrr, doveva entrare in funzione entro il 30 maggio 2025. Non è ancora operativo. Il collaudo è avvenuto a inizio 2024, ma il decreto sul trattamento dei dati è arrivato solo il 6 maggio 2025 e il via libera del Garante della Privacy a fine aprile. Le banche dati degli enti continuano a non parlarsi. Sul campo, questo si traduce in un cortocircuito operativo. «Siamo terribilmente in ritardo – spiega una fonte interna dell’Ispettorato nazionale del lavoro – e se anche il Portale fosse attivo, sarebbe inutile se le sedi territoriali non possono consultare i dati tra loro».
Il problema non è solo tecnologico, riguarda anche l’organizzazione e le risorse. Una recente relazione della Corte dei Conti ha evidenziato l’uso improprio del personale e la scarsa attrattività del ruolo ispettivo, complici stipendi bassi, compiti rischiosi e responsabilità elevate. «Abbiamo ispettori che guadagnano duemila euro al mese per imbustare lettere. È uno spreco di denaro pubblico e un danno all’efficacia dei controlli», conferma l’ispettore. Intanto, risorse ed energie si spostano su misure simboliche e dall’impatto dubbio, come la cosiddetta patente a punti: «È solo un adempimento formale. I punti vengono tolti solo a procedimento concluso, dopo mesi o anni. Nel frattempo, l’azienda continua a lavorare come se nulla fosse». A queste condizioni, conclude, «nemmeno 10 mila nuovi assunti risolverebbero il problema. Lavoriamo come tre anni fa. I dirigenti che dovrebbero guidare la trasformazione digitale non hanno competenze digitali. E infatti, non innovano». Un ispettore del lavoro fatica in autonomia a verificare se la presenza di un lavoratore sia stata regolarmente comunicata. Deve aspettare che il consulente del lavoro o il datore porti il documento. Cartaceo. Poi c’è il buco nero dei lavoratori pubblici con doppio impiego. Infermieri, poliziotti, persone che potrebbero lavorare per lo Stato e prestare manodopera in nero. Nessuna banca dati permette di verificarlo.
Eppure, l’Italia ha già “spuntato la casella”. Il Portale del sommerso è previsto dal Pnrr come parte della strategia contro il lavoro nero. Il piano è stato approvato nel 2022, sono stati già stanziati 20 milioni di euro, ma la riforma non è mai entrata davvero in funzione. Erano già stabiliti anche gli obiettivi: aumentare del 20 per cento le ispezioni rispetto alla media 2019-2021 e ridurre del 2 per cento l’incidenza del nero nei settori più a rischio. Tutto da realizzare entro il secondo trimestre del 2025. Oggi la scadenza è passata e gli ispettori continuano a lavorare con le armi spuntate. Così, oltre al lavoro, resta sommerso anche il Portale. E annegano i diritti.
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