Politica
1 settembre, 2025La paura di Fratelli d'Italia: "Inizia a convincere anche fuori dal suo recinto elettorale"
Il nome che sta facendo tremare il centrodestra calabrese non è nuovo alla politica nazionale. Ma il suo ingresso sulla scena regionale ha colto molti di sorpresa. Pasquale Tridico, ex presidente dell’Inps, accademico ed europarlamentare M5s, ha accettato la candidatura alla guida della Regione Calabria con il sostegno dei 5 Stelle. Ma a preoccupare non è solo il profilo tecnico dell’ex manager del welfare. A spaventare, dicono da ambienti di Fratelli d’Italia, «è che Tridico inizia a convincere anche fuori dal suo recinto elettorale».
La sua candidatura, divenuta ufficiale solo da pochi giorni, è accompagnata da un lavoro sotterraneo, quasi silenzioso, ma incisivo. I sondaggi riservati, commissionati da diverse forze politiche tra Roma e Catanzaro, lo danno in crescita stabile, con una proiezione che, a detta di un esponente del centrodestra calabrese, «lo mette in partita, eccome». Il dato, per ora confidenziale, ha cominciato a circolare nei corridoi di Palazzo Chigi, e ha riaperto vecchie tensioni.
Il presidente uscente Roberto Occhiuto, esponente di Forza Italia, si è dimesso per ricandidarsi, malgrado l’indagine che lo ha coinvolto. Ma nei fatti, non tutti sono convinti che sia stata la mossa migliore. Lo si intuisce nei silenzi, ma anche in qualche voce che si fa largo nei circoli meloniani: «Era meglio puntare su una donna, su una figura istituzionale forte», sibila un deputato di FdI, facendo il nome della sottosegretaria agli Interni Wanda Ferro, calabrese, considerata da tempo vicina al “cerchio ristretto” della premier.
Ferro ha un profilo che, secondo i suoi sostenitori, avrebbe garantito “discontinuità e rigore”. Ma il pressing di Forza Italia — che considera la Calabria un feudo personale — ha chiuso la porta a ogni ipotesi alternativa. E adesso, se Occhiuto dovesse crollare nei sondaggi, il rischio di un boomerang si fa concreto.
Dietro le preoccupazioni, però, c’è anche la strategia di Tridico, che evita gli attacchi frontali e si presenta come “candidato competente”, forte di una narrativa sociale che trova terreno fertile in una regione dove il reddito di cittadinanza ha avuto un impatto massiccio. Tridico non rinnega nulla: «Bisogna ripartire dalle politiche di inclusione e di coesione», ha detto in un incontro a Cosenza. Non un linguaggio da barricata, ma parole che toccano un nervo scoperto.
Nella sua comunicazione, Tridico eviterà le liturgie grilline: pochi slogan, molti numeri. Si muove da tecnico prestato alla politica, con l’obiettivo — così riferiscono ambienti M5s — di costruire una proposta «capace di parlare anche a chi non ha mai votato 5 Stelle». Il rischio per il centrodestra è che funzioni. Perché in Calabria il malcontento cova sotto traccia, anche all’interno della maggioranza uscente. Occhiuto — raccontano fonti interne — ha intenzione di cambiare gran parte della dirigenza regionale in caso di rielezione. Ma l’apparato resiste: «Qui nessuno si schioda senza fare un plissé», ironizza un consigliere regionale forzista. Un messaggio chiaro: la macchina non è tutta allineata.
Il centrodestra, inoltre, paga una carenza di visione condivisa: il Ponte sullo Stretto resta la grande bandiera di Occhiuto, ma è un progetto che entusiasma solo una parte della Calabria, in primis il Reggino. Le altre province — Vibo, Crotone, Catanzaro, Cosenza — restano in attesa di interventi concreti su sanità, infrastrutture interne, lavoro giovanile. «Non bastano le grandi opere, servono risposte quotidiane», ripetono dai territori. E in questo vuoto si inserisce la narrazione di Tridico: meno cemento, più welfare.
Il quadro, insomma, è più fluido di quanto non si dica pubblicamente. La coalizione che governa Palazzo Chigi non può permettersi un inciampo in Calabria. Ma se la crescita di Tridico dovesse consolidarsi, l’ipotesi di una campagna a due velocità — con FI a difendere Occhiuto e FdI a fare il minimo indispensabile — non sarebbe affatto da escludere.
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