Politica
6 settembre, 2025Articoli correlati
“Con Vannacci in campo, Tomasi è già politicamente sconfitto prima ancora di cominciare”. Una frase che, riferita da un dirigente toscano di FdI, riassume lo stato d’animo con cui Meloni osserva le manovre di Salvini in vista delle regionali
C’è una convinzione che gira tra i vertici di Fratelli d’Italia: “Con Vannacci in campo, Tomasi è già politicamente sconfitto prima ancora di cominciare”. Una frase che, riferita da un dirigente toscano del partito della premier, riassume lo stato d’animo con cui Giorgia Meloni osserva le manovre di Matteo Salvini in vista delle regionali del 2025. Non tanto in chiave locale, quanto per ciò che quelle scelte raccontano della guerra a bassa intensità — ma tutt’altro che conclusa — tra i due leader del centrodestra.
Il generale Roberto Vannacci, politicamente sempre più centrale nella strategia di Salvini, è il perno attorno a cui ruota un disegno che molti leggono come una provocazione. Non verso il centrosinistra, né tanto meno verso Eugenio Giani, presidente uscente. Ma verso Fratelli d’Italia. Perché per Fratelli d'Italia quella di Vannacci è “paccottiglia da X Mas”, utile a galvanizzare Facebook, ma letale sul campo. In Toscana, si vince al centro. E con un candidato così, si perde prima ancora di cominciare. Lo sa bene anche Salvini. E proprio per questo — si mormora — non intende cambiare linea.
“La verità — racconta una fonte parlamentare di peso nella Lega — è che a Matteo interessa molto di più cosa succede a Verona che non a Firenze. La Toscana può essere sacrificata, se in cambio otteniamo il Veneto”. Il ragionamento che circola al piano alto del Carroccio è freddo, quasi cinico. Salvini, in difficoltà nei sondaggi, ha bisogno di consolidare il suo controllo sul partito e lo può fare solo rafforzando la componente “vannacciana”, che oggi rappresenta una fetta consistente — e rumorosa — dell’elettorato leghista. Far pesare Vannacci nelle regionali toscane, anche a costo di perdere, serve a blindare il profilo identitario della Lega. E a mettere un freno alla spinta accentratrice di Meloni, che già guarda al Veneto come obiettivo “naturale” di espansione.
Il nodo vero si chiama listino bloccato. Un meccanismo previsto dalla legge elettorale regionale toscana, che consente di blindare candidati scelti direttamente dai partiti. È qui che si consuma il braccio di ferro. Vannacci, raccontano fonti interne, vuole piazzare nel listino il suo fedelissimo Massimiliano Simoni.
A criticare apertamente è Susanna Ceccardi, ex europarlamentare e anima della Lega toscana storica: “Non possiamo ridurci a un fan club del generale. Dobbiamo parlare ai territori, non ai nostalgici”. Il riferimento è proprio a quella “X Mas politics” — fatta di provocazioni simboliche, slogan muscolari, foto in mimetica — che allarma gli amministratori locali. Tomasi in primis, che rivendica una destra pragmatica, fatta di riqualificazione urbana e attenzione al sociale. “Io ho vinto con le mamme, non con gli elmetti”, avrebbe detto in una riunione interna, ricordando il suo approccio alla sicurezza a Pistoia: più che telecamere e ronde, centri estivi e giardini ripuliti.
Il timore, in Fratelli d’Italia, è che qualcuno voglia indebolire la candidatura di Tomasi. “Salvini sa che con Vannacci perde, ma intanto mette una bandierina. E manda un messaggio alla Meloni: non comandi solo tu”, riflette un dirigente nazionale di FdI. Per ora, il partito della premier non ha alzato i toni, ma nei prossimi giorni è atteso un vertice tra i tre leader del centrodestra proprio per discutere le candidature regionali. Il dossier Toscana sarà sul tavolo. E la sensazione, tra gli alleati, è che Salvini voglia usarlo come merce di scambio. Cedere la Toscana per tenersi stretto il Veneto. “Un’offerta che non possiamo accettare”, dicono da FdI.
Intanto, nel centrodestra toscano cresce il nervosismo. La sensazione è che si stia preparando un suicidio politico collettivo. “Abbiamo capoluoghi che votano a destra da anni — osserva un consigliere comunale — ma se ci presentiamo in questo modo perdiamo tutto”. Perché la Toscana non è l’Emilia, né la Lombardia. Qui, per vincere, serve equilibrio. E gli elettori, anche quelli di destra, sanno distinguere un candidato da un provocatore. E questo, Salvini lo sa fin troppo bene.
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