L’accelerazione dei piani militari a Gaza da parte del governo di Benjamin Netanyahu un primo effetto l’ha già avuto. Un alto funzionario dell’ufficio politico di Hamas, Basem Naim, ha dichiarato che il gruppo non è più interessato ai colloqui per una tregua e ha esortato la comunità internazionale a mettere fine alla “guerra della fame” messa in atto da Israele contro la Striscia: “Non ha senso avviare colloqui o prendere in considerazione nuove proposte di cessate il fuoco finché la guerra della fame e la guerra di sterminio continuano nella Striscia di Gaza", ha dichiarato Naim, che ha chiesto di “fare pressione sul governo Netanyahu affinché ponga fine ai crimini di fame, sete e uccisioni” a Gaza. Ma il premier israeliano – l’ha ribadito in un video pubblicato ieri 5 maggio sui suoi canali social, “senza i filtri dei media” – ha fatto capire che i piani verso la “massiccia invasione” della Striscia sono irreversibili.
Migliaia di riservisti mobilitati
L’ultimatum di Tel Aviv scadrà il prossimo 16 maggio, quando terminerà il viaggio di Donald Trump in Medio Oriente (ma in Israele andrà il segretario alla Difesa Pete Hegseth). “Questa volta non saranno solo incursioni – avrebbe detto Netanyahu ai suoi ministri –. Questa volta conquisteremo altri territori e li occuperemo per un lungo periodo”. Il piano operativo approvato dal gabinetto di sicurezza israeliano, non senza attriti con l’esercito, prevede l’“occupazione totale” della Striscia, lo spostamento della “maggior parte” della popolazione nel sud della Striscia, verso Rafah e il confine con l’Egitto, e l’affidamento della consegna di aiuti umanitari (che non entrano dallo scorso 2 marzo) ad agenzie private intermediate dall’esercito israeliano.
Per l’operazione – ribattezzata col nome biblico “Carri di Gedeone” – Israele ha già mobilitato migliaia di riservisti. Ma quello di Gaza non l’unico fronte caldo di Israele: ieri sera almeno 30 jet hanno bombardato alcuni basi degli Houti al porto di Hodeida, nello Yemen, dopo che domenica un razzo lanciato dai ribelli yemeniti ha colpito l’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv.
Le reazioni
I piani annunciati da Netanyahu hanno portato l’Unione europea a uscire dalla timidezza e a far dire al portavoce della Commissione europea, Anouar El-Anouni, che “l’estensione dell’operazione di Tel Aviv nella Striscia di Gaza può portare solo altra sofferenza e vittime tra la popolazione palestinese”. L’Ue, ha continuato, “esorta Israele a rimuovere il blocco degli aiuti umanitari per far arrivare beni di prima necessità ed elettricità all’interno della Striscia di Gaza”. Ma un’altra dura presa di posizione arriva di Pechino, dove il portavoce del ministero degli Esteri, Lin Jean, ha espresso “contrarietà” rispetto all’escalation annunciata dal governo israeliano: “La Cina è molto preoccupata per l’attuale situazione” e “si oppone alle azioni militari in corso di Israele a Gaza e auspichiamo che tutte le parti continuino a impegnarsi e ad attuare efficacemente l’accordo di cessate il fuoco”.