Ha solcato l'universo pop come una meteora, lasciando dietro di sé una scia luminosa. Arrivata presto al successo, Amy Winehouse se n'è andata, esattamente un anno fa (era il 23 luglio 2011), troppo in fretta. A soli 27 anni. Come Janis Joplin, come Jimi Hendrix, come Brian Jones. La sua morte ha commosso il mondo, non soltanto quello della musica. Perché Amy Winehouse era un'artista di talento e una donna fragile. Ma la sua fragilità si trasformava in forza quando entrava in uno studio di registrazione o saliva sul palco incantando ed emozionando chi la ascoltava. Un talento cristallino, una voce unica, tra le più belle e sorprendenti del nuovo millennio. Il grande crooner Tony Bennett, che con lei aveva duettato, non ha dubbi: Amy era seconda solo a Sarah Vaughan ed Ella Fitzgerald. Se n'era accorto pure il produttore Salaam Remi che aveva diretto l'album di debutto, "Frank", nell'autunno 2003. Un disco intriso di eleganti atmosfere jazz ("Moody's Mood For Love", "Help Yourself") e bossa nova ("Cherry"), sensuali episodi rhythm&blues come il fortunato singolo "Stronger Than Me".
Quando "Frank" esce Winehouse ha appena vent'anni. Ma i demoni che l'accompagneranno fino alla prematura scomparsa sono dietro l'angolo. Tra il primo e il secondo album, quel "Back To Black" (2006) che vince cinque Grammy e la consacra nuova diva del soul, succede qualcosa. Nel giro di tre anni perde quattro taglie, vittima di disordini alimentari ed esistenziali, di notti insonni, di eccessi con alcol e droghe documentati dagli implacabili tabloid del Regno Unito. Per il padre Mitch la colpa della rapida trasformazione della figlia ha un nome e cognome: Blake Fielder-Civil, il marito descritto nel volume "Amy, mia figlia" (Bompiani) come un bullo dall'influenza negativa. La cantante lo ama alla follia, pur vivendo con lui un rapporto tormentato. I tormenti dell'anima finiscono nelle canzoni: nascono così la struggente "Love Is A Losing Game" e l'irriverente "Rehab" in cui ironizza sul suo rifiuto di disintossicarsi e la malia di "You Know I'm No Good".
E proprio con l'edizione deluxe in doppio Cd di "Back To Black" (già in edicola a 12,90 euro più il prezzo del giornale) "l'Espresso" inaugura la collana dedicata all'artista. Accanto alla versione originale, c'è un bonus disc che racchiude sette splendidi brani, tra cui il classico di Phil Spector "To Know Him Is To Love Him" in chiave acustica, una rilettura reggae di "Cupid" di Sam Cooke, il divertente standard ska "Monkey Man" e una spumeggiante cover di "Valerie" degli Zutons.
Al successo travolgente corrisponde il periodo più caotico della vita della cantautrice londinese: un ottovolante emozionale che alterna momenti di dissolutezza ad apparenti oasi di serenità. Il terzo album è a lungo atteso, ma non arriverà mai. Postumo vedrà la luce "Lioness: Hidden Treasures" (in edicola mercoledì 25, con libretto di 48 pagine, a 9,90 euro), una raccolta di dodici tesori nascosti: il duetto con Tony Bennett in "Body and Soul", versioni alternative di brani noti e pezzi inediti. Su tutti spicca l'emozionante "A Song For You". Mentre il Dvd "I Told You I Was Trouble", uno strepitoso live allo Sheperd's Bush Empire di Londra, ci restituisce la magia delle esibizioni dal vivo di Amy Winehouse. La voce più intensa degli ultimi dieci anni, la stella che ha illuminato il soul.