Lunedì 26 settembre, la Francia si è svegliata stanca e stordita. Il suo vicino, l'Italia, ha appena virato a destra. A una destra radicale. Anche se i risultati del voto sono arrivati nella notte, dopo la chiusura dei giornali, i titoli dei quotidiani e di internet parlano da soli: “Fulmine a ciel sereno” (France info), “Vittoria storica per l'estrema destra” (Le Monde), “La coalizione post-fascista di Giorgia Meloni ampiamente in testa” (Libération), “Una passionaria di estrema destra alla guida dell'Italia” (Challenges).
Naturalmente l'esito delle elezioni non è una sorpresa. Per tutta l'estate i media francesi hanno messo in guardia sulla “tentazione degli estremi” (La Croix) e “Fratelli d'Italia alle porte del potere” (L'Obs). Molti ritratti sono stati dedicati a Giorgia Meloni. Descritta a volte come “neofascista”, a volte come “post-fascista”, presentata come “l'incarnazione dei demoni d'Italia” (da Les Echos, la bibbia francese degli affari), ha suscitato una crescente curiosità. Il famoso video, in cui ha cercato di convincere gli europei che è più moderata di quanto dicono i suoi detrattori in sei minuti e in tre lingue, ha fatto il giro dei social network. Parlava alternativamente in spagnolo, inglese e francese (in modo molto fluente, tra l'altro).
Ora che è stata indicata per governare, cosa farà? Qual è il suo potere di disturbo? Riuscirà a far esplodere gli Arcani di Bruxelles dall'interno? Queste domande vengono poste in think tank, conferenze editoriali e riunioni di diplomatici al Quai d'Orsay, la maggior parte dei quali sono convinti europeisti. I più ottimisti si aggrappano alla forza delle istituzioni europee, al fatto che l'Italia ha bisogno di decine di miliardi dal piano di rilancio europeo e che la Meloni si è detta favorevole all'euro. Contano anche sulla spaccatura che potrebbe crearsi tra lei e i suoi partner di coalizione.
Come evolveranno le relazioni franco-italiane? Hanno già vissuto tanti alti e bassi! Recentemente, le questioni della gestione dei migranti, delle relazioni con la Libia e del cantiere navale Atlantic hanno causato vere e proprie crisi. Matteo Salvini ha messo nel mirino Emmanuel Macron più di una volta. Per non parlare di Luigi Di Maio che, allora Ministro degli Affari Esteri, è venuto in Francia per sostenere i Gilet Gialli, suscitando le ire dell'Eliseo. Con Mario Draghi i rapporti si sono calmati. A novembre è stato addirittura firmato un trattato di amicizia. E a maggio Draghi è stato a Kiev con Macron e Scholz per incontrare Zelensky.
Mentre Marine Le Pen è uno dei pochi politici francesi ad essere francamente felice delle elezioni italiane e a rallegrarsi dell'ascesa di una “Europa dei patrioti”, sempre più voci si levano nel Continente per far governare i populisti e metterli di fronte alle loro responsabilità. Come terza economia europea, l'Italia dovrebbe essere il primo dei Paesi fondatori dell'Europa a provarci.