Salute
3 novembre, 2025Il bisogno di assistenza è cresciuto del 10 per cento. Nel programma che disegna gli interventi per i prossimi cinque anni ci sono poche risorse. Servirebbero almeno due miliardi
Sulla carta parole nuove, nei fatti le solite criticità segnalate da chi conosce bene i servizi per la salute mentale in Italia: il 15 luglio scorso il ministero della Salute ha trasmesso alla Conferenza unificata che comprende Stato, Regioni ed Enti locali la prima bozza del nuovo Piano di azione nazionale per la salute mentale (Pansm) 2025-2030. Il documento delinea per il prossimo quinquennio gli interventi nel settore, la Cenerentola della sanità pubblica; dopo alcune modifiche, una seconda bozza è stata approvata il primo ottobre.
Secondo l’ultimo rapporto sulla salute mentale pubblicato dal ministero della Salute, nel 2023, il numero di italiane e italiani maggiorenni che si sono rivolti ai servizi pubblici per la salute mentale in Italia è cresciuto di circa il 10% rispetto al 2022, per un totale di 854.040 persone. Per loro «occorrerebbero molte più risorse e una maggiore determinazione, offrendo misure organiche e non discriminatorie a chi soffre di disagio mentale: la serenità economica è una parte essenziale della terapia», come ha scritto anche Fabio Macaluso, avvocato, nel suo memoir “Volevo un tè al limone” (Marsilio editori) attraverso il quale racconta il suo percorso dopo la diagnosi di disturbo bipolare.
Il nuovo Pansm arriva dodici anni dopo il precedente documento e nel frattempo il posto della salute mentale nella sfera pubblica è cambiato, complici anche la pandemia e i social. Se ne parla di più e diversamente, e questo si riflette anche nel riferimento del testo all’approccio biopsicosociale, che considera la salute di una persona come il risultato non solo di fattori biologici ma anche psicologici e sociali. Tuttavia, dai documenti alle cure offerte la strada è lunga, soprattutto considerando che la salute mentale pubblica è gravemente sottofinanziata da oltre dieci anni. Al momento, per garantire gli obiettivi del Pansm, la bozza della legge di Bilancio all’articolo 64 prevede lo stanziamento di 80 milioni di euro per l’anno 2026, 85 per il 2027, 90 per il 2028 e altri 30 milioni di euro annui a partire dal 2029. Posto che il testo nella sua versione definitiva resti questo, sarebbero comunque insufficienti: solo per sopperire alla carenza del personale necessario servirebbero almeno 785 milioni di euro, basandosi sugli standard definiti dalla Conferenza Stato-Regioni del 2022.
Il Collegio che riunisce i Dipartimenti di salute mentale (Dsm) su tutto il territorio italiano ha stimato nel 2024 che la cifra necessaria a regime sarebbe di circa due miliardi di euro per fornire almeno le prestazioni necessarie all’utenza dei dipartimenti. «Una delle critiche più frequenti, e anche la nostra, è che sembra essere un piano per la psichiatria, non per la salute mentale», sottolinea Fabrizio Starace, direttore della struttura che si occupa di salute mentale presso l’Asl Torino 5 e presidente del Collegio nazionale dei Dsm, aggiungendo che «nessuno ha nulla da dire sulla necessità di una competenza psichiatrica, ma c’è invece molto da dire sul fatto che questa competenza psichiatrica si dispieghi in tutte le sue articolazioni e sia accompagnata da altrettanta competenza sul piano psicologico, sociale, della partecipazione dei diretti interessati, dell'integrazione sociosanitaria». Tra le misure raccomandate con più forza dai Dsm italiani ci sono l’introduzione stabile degli esperti in supporto tra pari (Esp), persone che hanno vissuto in prima persona o come familiari le condizioni di disagio psichico e che offrono supporto a chi ne ha bisogno; la necessità di condurre campagne anti-stigma con indicatori di risultato misurabili nella società; infine, la necessità di un sistema per raccogliere e analizzare i dati provenienti da ogni luogo della salute mentale pubblica. «Mi sarei aspettato anche un’analisi delle motivazioni per cui il precedente piano non era stato applicato», rimarca Starace.
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