Virus respiratorio sinciziale: criticità e disuguaglianze regionali nella campagna vaccinale 2024-25

Nel 2024-25 solo quattro regioni italiane hanno garantito una copertura completa per i neonati. Secondo i dati rilasciati da Cittadinanzattiva, la protezione per donne in gravidanza, anziani e adulti fragili è stata praticamente assente

Nel 2024-25, solo 4 regioni italiane hanno garantito una copertura completa contro il Virus Respiratorio Sinciziale (Vrs) per i neonati. La protezione per donne in gravidanza, anziani e adulti fragili è stata praticamente assente. Sono i dati rilasciati da Cittadinanzattiva, attraverso l'“Osservatorio Vrs - Accesso equo alla prevenzione”, realizzato con il contributo non condizionante di Gsk, Sanofi e Pfizer.


Disuguaglianze regionali e lacune

Nel corso della stagione 2024-2025, il panorama dell'immunizzazione contro il Virus Respiratorio Sinciziale (Vrs) in Italia ha evidenziato importanti disuguaglianze regionali e lacune significative nella protezione di alcune categorie vulnerabili. Mentre alcuni territori sono riusciti a raggiungere una copertura completa per i neonati, altre aree hanno avuto accesso limitato alla vaccinazione, con diverse difficoltà anche nella protezione di anziani, adulti fragili e donne in gravidanza.

 

Secondo il documento pubblicato da Cittadinanzattiva "Osservatorio VRS - Accesso equo alla prevenzione" solo 4 regioni italiane hanno garantito una immunizzazione completa per i neonati: Piemonte, Lombardia, Veneto e Sicilia. In altre Regioni, come la Valle D’Aosta, il Trentino Alto Adige, il Friuli Venezia Giulia, la Liguria e non solo, l'accesso alla vaccinazione è stato parziale e ha riguardato solo i nati in specifici periodi dell'anno (per esempio, da aprile, luglio o agosto). Inoltre, l'immunizzazione della donna in gravidanza, che protegge il neonato, è stata offerta solo in Sicilia e Molise. Le misure di prevenzione per gli adulti fragili e gli anziani, che rappresentano le categorie a rischio più vulnerabili, sono state pressoché assenti durante questa stagione, con rare eccezioni, come quelle avvenute a Genova e Siracusa, che hanno coinvolto piccole porzioni di popolazione.

 

L'impatto del Vrs è considerevole. Ogni anno, a livello globale, il virus causa circa 3,5 milioni di ricoveri e 100.000 decessi tra i bambini sotto i 5 anni. In Italia, oltre 80.000 bambini sotto il primo anno di vita necessitano di una visita medica per cause legate al Vrs, con 15.000 che devono essere ricoverati e 3.000 che richiedono trattamenti in terapia intensiva. Tra gli anziani, il virus è responsabile di circa 290.000 infezioni respiratorie acute, 26.000 ricoveri e circa 1.800 decessi.

Le proposte di Cittadinanzattiva per il futuro

Per ovviare alla situazione rilevata e garantire l’accesso equo alla prevenzione del Vrs in Italia l’Osservatorio Vrs ha presentato dieci proposte fondamentali.

 

Le raccomandazioni riguardano principalmente il coordinamento strategico a livello nazionale, l'omogeneizzazione dei modelli organizzativi e il potenziamento della comunicazione istituzionale. Più in dettaglio: maggiore attenzione istituzionale alle raccomandazioni delle società scientifiche riguardo alle misure di prevenzione disponibili; inserimento stabile nel Calendario nazionale di immunizzazione dell’offerta Vrs per neonati, donne in gravidanza, anziani e fragili, per garantire uniformità di accesso su tutto il territorio; accordi quadro nazionali per coinvolgere i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta, promuovendo modelli organizzativi efficienti e accessibili; stanziamento di fondi sufficienti per coprire adeguatamente tutte le fasce target, con risorse disponibili in tempi adeguati per evitare disservizi e carenze nell’approvvigionamento. Ma anche la creazione di una regia centrale per le gare di acquisto degli strumenti di prevenzione (vaccini e anticorpi monoclonali); monitoraggio sistematico dei dati di copertura e impatto, per valutare costantemente l'efficacia delle campagne di prevenzione; istituzione di una cabina di regia nazionale per la comunicazione, con messaggi comuni e strumenti adattabili alle specificità delle singole Regioni; coinvolgimento diretto di società scientifiche e associazioni di pazienti nella progettazione dei messaggi di sensibilizzazione e informazione; comunicazione integrata tra ospedale e territorio, affinché i genitori dei neonati ricevano informazioni chiare e coordinate da tutti i professionisti sanitari coinvolti (ostetriche, pediatri, neonatologi); utilizzo di canali multimediali e digitali, come i social media e strumenti di messaggistica, per la gestione delle prenotazioni e la chiamata attiva alla vaccinazione.

Coordinamento nazionale cercasi

Tra gli aspetti più critici emersi dal report, la mancanza di un coordinamento nazionale efficace che possa garantire l’uniformità delle politiche vaccinali tra le diverse regioni. Sebbene alcune abbiano adottato modelli organizzativi più strutturati, altre si sono trovate in difficoltà per l’assenza di risorse adeguate e per la frammentazione nelle politiche di acquisto e distribuzione dei vaccini e anticorpi monoclonali. L’introduzione di un calendario nazionale che includa la vaccinazione per tutte le categorie vulnerabili (neonati, donne in gravidanza, adulti fragili, anziani) è dunque fondamentale per evitare che le disuguaglianze continuino a caratterizzare l'accesso alla prevenzione, creando una frattura tra Nord e Sud del Paese.


 

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