Il recente annuncio sulla salute dell’ex presidente degli Stati Uniti ha riportato l’attenzione pubblica su una delle patologie più comuni tra gli uomini sopra i 50 anni

Tumore alla prostata: il caso Biden tra prevenzione, diagnosi e cure

Il tumore alla prostata che è stato diagnosticato all'ex presidente degli Stati Uniti Joe Biden si sviluppa lentamente e in molti casi rimane asintomatico nelle fasi iniziali. Proprio per questo motivo può passare inosservato per anni. Tuttavia, quando si manifesta, può provocare disturbi urinari (difficoltà nella minzione, bisogno frequente di urinare, soprattutto di notte) o, nei casi più avanzati, dolori ossei e perdita di peso. “La diagnosi precoce del tumore della prostata è molto importante. Un semplice esame del sangue può misurare il Psa (antigene prostatico specifico), un marcatore che aiuta a individuare la malattia in fase iniziale, quando è ancora possibile intervenire con trattamenti locali e potenzialmente risolutivi”, spiega a L’Espresso Giorgio Gandaglia, urologo presso l'Unità operativa di Urologia dell'Irccs Ospedale San Raffaele di Milano. Con questo esame, che richiede pochi minuti ed è praticamente indolore, si rileva la presenza di questa  proteina prodotta dalla prostata e se i suoi livelli sono elevati suona il campanello d’allarme per la possibile presenza di tumore alla prostata. Sarà quindi il medico a decidere per eventuali esami di approfondimento quali una risonanza magnetica multiparametrica e, se necessario, una biopsia prostatica per confermare la presenza di cellule tumorali.

Prevenzione: lo stile di vita conta

Anche se non esiste un metodo certo per prevenire il tumore alla prostata, uno stile di vita sano può ridurre significativamente i fattori di rischio. Una dieta ricca di frutta, verdura e povera di grassi animali, l’attività fisica regolare, il mantenimento del peso forma e l’astensione dal fumo sono raccomandati dagli oncologi. Inoltre, per gli uomini con una familiarità per il carcinoma prostatico (padre o fratelli affetti), è consigliato iniziare i controlli già a partire dai 45 anni.

Terapie: dalla sorveglianza attiva alla chirurgia

Il trattamento dipende dallo stadio e dalla gravità del tumore, dall’età del paziente e dalle sue condizioni generali. Conferma l’urologo: “Quando il tumore è scoperto precocemente, spesso può essere rimosso con successo. Se invece si è già diffuso, ad esempio alle ossa”, come nel caso di Biden, “è necessario ricorrere a terapie sistemiche come ormoni o chemioterapia. È importante sapere che oggi questi trattamenti sono molto efficaci e permettono di controllare la malattia mantenendo una buona qualità di vita”. In alcuni casi, poi,  soprattutto se il tumore è a crescita lenta, si può optare per la sorveglianza attiva, monitorando costantemente la situazione senza intervenire subito. Altri trattamenti includono la prostatectomia radicale (rimozione chirurgica della prostata), la radioterapia (utilizzo di radiazioni per distruggere le cellule ormonali), terapia ormonale (blocco della produzione di ormoni maschili che alimentano il tumore) e chemioterapia (usata nei casi avanzati o resistenti alle terapie ormonali).

 

Grazie al progresso medico, oggi la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è superiore al 90% se il tumore è diagnosticato precocemente. Ma, precisa Gandaglia: “L’età e la presenza di altre patologie influenzano molto la scelta della cura. In alcuni casi, soprattutto nei pazienti più anziani o con problemi di salute importanti, trattamenti aggressivi potrebbero non essere indicati, perché offrirebbero pochi benefici a fronte di un impatto significativo sulla qualità della vita. Per questo è fondamentale adottare un approccio globale al paziente, che tenga conto non solo del tumore ma anche delle sue condizioni generali e dei suoi bisogni.

Le complicanze di una diagnosi tardiva

Il vero pericolo del tumore alla prostata si manifesta quando non viene identificato in tempo. Se non trattato, può metastatizzare, cioè diffondersi ad altre parti del corpo, in particolare alle ossa e ai linfonodi. Le conseguenze possono essere gravi: dolori cronici, fratture patologiche, insufficienza renale, anemia e forte compromissione della qualità della vita.


 


 

 


 

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