Dopo le drammatiche morti in seguito a interventi non sicuri, le autorità stanno intensificando i controlli per fermare il far west dei centri non autorizzati. Ma serve anche un’educazione critica delle persone e arginare l’”effetto social”

Chirurgia estetica in Italia: troppi morti e poca informazione

Sono quattro, in pochi mesi, le donne che hanno perso la vita a causa di interventi di chirurgia estetica mal riusciti a Roma, ma i casi si moltiplicano in tutta Italia. L’ultima vittima è una donna ecuadoriana di 47 anni, deceduta a seguito di una liposuzione in uno studio privato romano. La clinica non possedeva alcuna autorizzazione per eseguire l’intervento. Ed è solo l’ennesimo capitolo di una lunga scia di decessi e deturpazioni causati da operazioni che dovevano migliorare l’aspetto fisico, ma che si sono trasformate in tragedie, fatali in alcuni casi. La chirurgia estetica è ormai un fenomeno in forte espansione, complice la crescente domanda e la popolarità delle procedure tra i più giovani. Ma dietro il fascino del “ritocchino” si cela un mercato in cui, troppo spesso, l’ambiguità e la mancanza di regole creano il terreno fertile per rischi gravissimi. 

 

“Troppo spesso i social network promuovono ideali di bellezza irrealizzabili”, spiega a L’Espresso Emanuele Bartoletti, presidente della Società italiana di medicina estetica (Sime), “o rendono l’idea che sia una semplice passeggiata, ciò che invece sono veri e propri interventi e atti medici”. Strutture senza licenza, medici non qualificati, strumenti non conformi e, in alcuni casi, farmaci scaduti o addirittura contraffatti sono realtà che vanno ben oltre i confini dell'immaginabile. Negli ultimi anni, sono numerosi i casi di persone che si sono affidate a centri improvvisati con prezzi concorrenziali, attratte dalla promessa di un corpo perfetto, ma hanno pagato il prezzo più alto: la vita. È un vero e proprio Far West della chirurgia estetica, con centri non autorizzati, operatori non qualificati. 

Occhio critico e cultura della chirurgia estetica 

“Le autorità devono fare i loro controlli, certamente. Ma i cittadini devono imparare a essere critici e a diffidare di ciò che non è più che trasparente. Bisogna diffondere una cultura della medicina e della chirurgia estetica. Che non devono essere confuse né tra loro, né con i semplici trattamenti estetici effettuabili nei negozi sotto casa. Gli interventi di medicina estetica e di chirurgia estetica possono e devono essere eseguiti intanto solo da persone che hanno conseguito il diploma di Laurea in Medicina e Chirurgia, regolarmente iscritti all’ordine, e soprattutto con specializzazione ad hoc o formazione post lauream come master e corsi di alta formazione. Dobbiamo iniziare a pensare che se voglio cambiare un aspetto estetico del mio corpo, a farlo non  potrà essere ad esempio un otorino o un neurologo, ma un medico appositamente formato in chirurgia estetica o medicina estetica”, evidenzia Bartoletti. Che fornisce un primo ottimo consiglio a coloro che stanno pensando di sottoporsi a un intervento estetico: “Andate sul sito della Fnomceo (Federazione nazionale dei Medici e degli Odontoiatri) e inserite nome e cognome della persona che dovrebbe operarvi. Se compare la sua scheda potete avere una prima conferma che sia effettivamente un medico laureato”. Ma ciò non è sufficiente: bisogna anche cercare o chiedere direttamente al medico il proprio curriculum per vedere quale specializzazione o formazione post lauream abbia conseguito”. Attualmente in Italia può essere definito  “chirurgo plastico”, “chirurgo estetico” e “specialista” o “specializzato” in questa disciplina solo chi ha conseguito la Specializzazione universitaria in Chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica. 

Le tragedie non fanno notizia solo sui social 

E mentre i social network proliferano di testimonianze di pazienti soddisfatti con il "prima e dopo", l’altra faccia della medaglia è fatta di storie tragiche come quella di Margaret Spada, una ragazza di 22 anni, morta dopo un intervento di rinoplastica in un centro privo di autorizzazioni e con medici senza specializzazioni riconosciute. La giovane, il 7 novembre scorso, è deceduta dopo tre giorni di agonia, lasciando la famiglia e la comunità in un profondo dolore. La clinica, nel quartiere Eur di Roma, non solo era priva di licenze per eseguire quel tipo di intervento, ma gli investigatori hanno trovato numerosi vuoti documentali, inclusi il consenso informato e la contabilità dell’attività. A Roma, la liposuzione ha causato anche la morte della 62enne Simonetta Kalfus lo scorso marzo. La donna è deceduta a causa di una grave infezione, a seguito di un intervento in uno studio di medicina estetica di Cinecittà. L'autopsia ha confermato la gravità delle complicazioni, e i tre medici coinvolti sono finiti sotto inchiesta, tra cui il chirurgo che ha eseguito la liposuzione.  Ma non si tratta di casi isolati. A Treviso, nel settembre 2024, una donna di 50 anni, Helen Comin, è morta dopo essersi sottoposta a un intervento al seno in una clinica privata non autorizzata. La Procura di Treviso ha aperto un’inchiesta e due medici sono finiti nel registro degli indagati. A Roma, infine, anche Alessia Neboso, una ragazza di 21 anni, è deceduta dopo un intervento di aumento del seno. La tragedia è avvenuta in seguito a complicazioni post-operatorie, portando al ricovero d’urgenza e al decesso in ospedale. 

L'allarme dei Nas: un settore fuori controllo 

In risposta a questa ondata di decessi, i Carabinieri dei Nas, insieme al Ministero della Salute, hanno intensificato i controlli sui centri di chirurgia estetica. Nel mese di maggio, sono stati sequestrati 14 centri estetici in tutta Italia, rivelando gravi irregolarità: dispositivi medici scaduti, farmaci senza autorizzazione, e operatori non qualificati che hanno messo in pericolo la vita dei pazienti. I Nas hanno eseguito un totale di 1160 ispezioni, accertando ben 32 illeciti penali e irrogando sanzioni amministrative per oltre 130.000 euro. Questi centri, purtroppo, non sono solo un pericolo fisico ma anche economico per i pazienti, che spesso si trovano a pagare cifre esorbitanti per interventi che non solo mettono a rischio la loro salute, ma possono anche lasciare danni permanenti. 

Il pericolo oltre le mura: il web promuove il falso 

Non è solo nella vita reale che si annidano i pericoli. I Nas hanno esteso il loro controllo anche al web, dove proliferano pubblicità di cliniche non autorizzate e la vendita di farmaci illegali. Medicinali soggetti a prescrizione medica obbligatoria, filler e dispositivi medici iniettabili vengono spesso venduti su siti esteri, raggiungibili facilmente anche in Italia, spesso senza che i consumatori ne siano consapevoli. In alcuni casi, i Nas hanno oscurato questi siti, rivelando il lato oscuro di un settore che, purtroppo, sta sfruttando il desiderio di bellezza per lucro. 

Un’industria fuori controllo 

Questi episodi tragici, che sembrano ripetersi con preoccupante frequenza, pongono un interrogativo inquietante: fino a quando i cittadini potranno continuare a fidarsi di centri non autorizzati e di medici senza preparazione? Il "sogno di bellezza" sta diventando sempre di più un incubo per troppe persone. Una maggiore regolamentazione, controlli stringenti e campagne di sensibilizzazione sono ormai imperative per fermare questa scia di tragedie che continua a mietere vittime, spesso giovani donne, che non hanno avuto la possibilità di tornare indietro. 

Affidarsi a mani sicure 

In attesa di risposte concrete, ecco alcuni consigli di Bartoletti per ridurre al minimo il rischio di incappare in frodi pericolose per la salute. 

1) Diffidare da chi propone sconti e prezzi troppo bassi: “Gli interventi di medicina estetica e chirurgia plastica ed estetica devono essere eseguiti in strutture in grado di mantenere gli adeguati standard di igiene e sterilità, e di avere a disposizione tutti i macchinari utili anche alla gestione di eventuali emergenze”. Tutto questo ha un costo, che non può essere proposto un tanto al chilo. 

2) Chiedere preventivi dettagliati per l’intervento: “Il preventivo deve essere il più particolareggiato possibile con voci distinte tra la parcella del chirurgo e dell'équipe medica, il costo della sala operatoria, il costo degli eventuali dispositivi medici da utilizzare come protesi mammarie, filler ecc.”. 

3) Farsi rilasciare i tagliandi dei dispositivi medici impiantati: “Dopo l’intervento il paziente ha diritto a chiedere e ottenere i tagliandi dei prodotti impiantati, a garanzia che siano stati utilizzati dei prodotti autorizzati e certificati dalle autorità competenti”. 

4) Valutare i luoghi dove avverrà l’intervento: “Chiedere di visitare la struttura sanitaria in cui l’intervento avrà luogo. Che non potrà certo essere un appartamento un po’ modificato all’interno di un qualsiasi condominio. In caso di dubbio, fare ulteriori verifiche o direttamente cambiare struttura”. 

In sintesi, quindi, rifiutare la tentazione di affidarsi a professionisti improvvisati e scegliere strutture e medici verificati, che possano garantire la sicurezza e la competenza necessarie per interventi di chirurgia estetica. Non c’è bellezza che valga la vita.

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