Non solo Monti e Passera: dalla politica alla Confindustria, dalla pubblica amministrazione ai think tank, gli ex dell'università milanese sono un po' dappertutto. E c'è anche una papi girl

E' lontano il tempo in cui Sergio Vastano impersonava in 'Drive in' lo studente calabrese fuoricorso dell'Università Luigi Bocconi, quello che agli esami prende 18 e vive nel mito di «LCDM», alias Luca Cordero di Montezemolo. E' lontano il tempo in cui Silvio Berlusconi poteva permettersi di prendere in giro l'università del potere con l'epopea e l'immaginario della nuova tv commerciale.

Oggi «l'amata Bocconi» di Mario Monti, quell'università che, scriveva Marco Ferrante anni fa su ' il Foglio', «è per Monti quello che è il Milan per Berlusconi, un intoccabile simbolo di status» è scesa in campo per salvare le sorti del Paese. Una squadra di accademici che da tempo critica dalle pagine dei principali quotidiani la politica economica di Silvio Berlusconi, svelando l'inesistenza della «rivoluzione liberale» e proponendo soluzioni per la crescita. Una squadra di manager, banchieri, imprenditori che spesso con il tycoon Caimano ha condiviso poltrone, partite, potere.  La doppia anima bocconiana: teoria e pratica, modelli di macroeconomia e poltrone nei consigli di amministrazione. Del resto il fondatore, Ferdinando Bocconi, non era solo un promotore di cultura, di esercizio della responsabilità e difesa del pluralismo, ma anche il pioniere della grande distribuzione, il padre de La Rinascente.

I bocconiani Mac
Sono i «McKinsey boys», i super consulenti che hanno lavorato nell' prestigioso 'ambulatorio' capace di risanare e trasformare le aziende. Capace di farti passare da consulente dell'imprenditore in crisi a super manager.

Corrado Passera. E' il neo super ministro per lo Sviluppo Economico, Infrastrutture e Trasporti con l'arduo compito di far ripartire l'Italia. Dopo cinque anni  da uomo Mac si è occupato di tutto. Dall'informatica alla finanza, dall'editoria alle banche e del metodo McKinsey ha mantenuto la Pilot gialla e la volontà di ristrutturare e trasformare. Lo descrivono come uno che si annoia presto, «un uomo d'emergenza», con l'idea fissa del Paese. A partire dalla sua  Intesa SanPaolo che vuol essere una «banca per il Paese». Passera il risanatore che dopo l'esperienza alle Poste Italiane, nominato da Prodi e Ciampi, ha ricevuto i complimenti del 'Financial Times' (« un'azienda che non e' più motivo di imbarazzo nazionale»). Passera legato al Pd, ma che dopo aver conosciuto Silvio Berlusconi si accorge che è «un genio» e si occupa del risanamento di Alitalia. Passera che è amico di 'LCDM', titolare di quella Ntv dove Intesa SanPaolo ha messo i soldi. Un uomo che è da sempre interlocutore di istituzioni e poteri e che non ha mai nascosto il suo interesse per la politica. Il suo nome per un incarico di governo era già circolato ai tempi del toto-nomine per sostituire Claudio Scajola allo Sviluppo economico. E voci di un suo possibile ingresso nel governo Berlusconi, al posto di Giulio Tremonti all'Economia, erano state fatte filtrare anche nei mesi scorsi. Solo pochi giorni fa in un'intervista disse: «Serve il massimo sforzo unitario al fianco di Napolitano e di Mario Monti: lo sforzo visto finora non basta. Ognuno, stando dov'è, deve fare la sua parte. Io ministro? Qualsiasi cosa dicessi creerebbe solo confusione».   Oggi non è più tempo per la confusione.

Alessandro Profumo. L'eterno 'rivale' del super ministro. Profumo laico e schietto, Passera cattolico e buon mediatore. «Profumo dicono si consideri il miglior banchiere d'Europa, Passera si accontenta di essere il migliore in generale» scrive sempre Ferrante. Entrambi banchieri, entrambi insigniti del titolo 'bocconiano dell'anno', proprio perché si sono distinti «per adesione ai valori bocconiani di professionalità, intraprendenza, integrità, responsabilità e apertura al pluralismo», entrambi con la voglia di scendere in politica. L'ex amministrazione delegato di Unicredit, con buonuscita da 40 milioni di euro e strenua difesa da Giulio Tremonti a Salvatore Ligresti, quest'estate alla festa dell'Api ha dichiarato: «Sono pronto a mettermi in gioco». Con chi non era chiaro. Forse a sinistra dove da sempre è accostato, forse con l'Udc di Pierferdinando Casini, forse con l'eterno indeciso Luca Cordero di Montezemolo. Pochi mesi fa, altri tempi. Per ora è chiaro che debba lasciar spazio al 'rivale'.

Paolo Scaroni. Lui in politica non è mai sceso, ma il numero uno dell'Eni con la politica ha sempre dialogato. Negli anni di Tangentopoli è stato arrestato con l'accusa di aver pagato tangenti al Partito Socialista Italiano. Dopo aver patteggiato e passato un periodo di purificazione in Gran Bretagna è tornato in Italia per ricoprire la carica di amministratore delegato di Enel prima ed Eni poi.  Intervistato sul 'Financial Times' si autoassolse dicendo: «In un paese in cui gli affari e il governo erano così strettamente intrecciati, dove le istituzioni erano controllate dai politici, era possibile comportarsi in modo diverso?». In un Paese così, Scaroni è rimasto amico di Luigi Bisignani. 

I bocconiani del 'Partito dei Padroni'

Filippo Astone nel suo libro inchiesta definisce Confindustria «un grande partito che non si presenta direttamente alle elezioni» e, forse anche per questo, a via dell'Astronomia i 'bocconiani' non possono mancare.

Emma Marcegaglia. La prima donna presidente di Confindustria e della Luiss si è laureata con lode in via Sarfatti nel 1989. Per lei oggi «Monti è l'ultima chance», dopo che oramai da mesi combatte contro l'«inadeguatezza» delle manovre di Silvio Berlusconi che ci ha portati nel«baratro» e si è fatta portavoce del 'Manifesto degli industriali' scatenando un' offensiva finale delle imprese per licenziare il governo degli "incapaci" e sostituirlo con uno staff di "esperti".

Marco Tronchetti Provera. Confindustria, Bocconi, Cai e consigli di amministrazione. Provera può vantare una lunga lista di cariche ricoperte e di relazioni. L'ex presidente di Telecom al tempo dei dossier e delle spie, oggi è presidente di Pirelli& C. Spa , Camfin e Marco Tronchetti Provera Sapa, vice presidente di Mediobanca, consigliere di amministrazione di RCS, Cai, Eurostazione e ovviamente della sua amata Inter.

I bocconiani a Palazzo

Tra loro il leader in cui gli italiani hanno più fiducia, i berlusconiani della prima ora, esponenti della sinistra e anche chi potere, politica e affari li ha spesso mescolati.

Emma Bonino. La senatrice radicale è stimata e amata sia dagli italiani sia dal neo presidente del Consiglio.  E' stata ministro per il Commercio internazionale e per le Politiche europee nel secondo governo Prodi, poi commissario europeo ed eurodeputata. Per lei «non c'è politica senza cultura, altrimenti è solo un consiglio d'amministrazione». E così da quasi trent'anni, la bocconiana forte e appassionata, contribuisce ad accrescere il nostro Paese sul piano dei diritti umani e civili.  E' una dei pochi parlamentari a cui Monti dà del «tu».

Carlo Scognamiglio. E' stato il presidente del Senato dopo la prima vittoria di Berlusconi. Sconfisse per un solo voto un mostro sacro della prima Repubblica come Giovanni Spadolini. E' stato poi ministro della Difesa con D'Alema, trasmigrato a sinistra convinto da Cossiga, oggi è professore di Economia Applicata all'Università Luiss. Ricordando la discesa di Silvio disse: «Nel 1993 Berlusconi ebbe la sensibilità di comprendere che la maggioranza degli italiani non accettava il progetto della classe dirigente del nostro Paese che consisteva nella formazione di una maggioranza di governo tra la Dc e il Pci. Ma non ebbe quella di comprendere che sarebbe stato impossibile svolgere contemporaneamente il ruolo di grande imprenditore e quello dello statista».

Lucio Stanca. Ex ministro per l'Innovazione e le tecnologie nel secondo e terzo governo Berlusconi, noto per il flop del portale del turismo 'Italia.it' con bug sparsi ovunque e ingenti quantitativi di denaro pubblico investiti, non si è dimostrato, nonostante gli studi in economia, particolarmente accorto nemmeno nella carica di amministratore delegato della Società di Gestione Expo Milano 2015, da cui si è recentemente dimesso.

Renato Soru. Il fu presidente della Regione Sardegna e fondatore di Tiscali, proprietario de 'l'Unità', studiava in Bocconi con il professor Alberto Alesina. Lo scorso ottobre la Guardia di Finanza gli ha sequestrato oltre tre milioni di euro nell'ambito di un' inchiesta per evasione fiscale, sancendo di fatto la fine del mito dell'imprenditore net-nuraghe.

Carlo Secchi. Ex rettore, ex parlamentare del Partito Popolare, oggi è docente di Politica economica europea e consigliere d'amministrazione di Mediaset, Pirelli e Italcementi. Solo quindici giorni fa, sulle pagine de 'Il Sole24ore' bollava le istituzioni europee come «del tutto inadeguate nel dare una soluzione alla crisi dei debiti sovrani ».

Roberto Mazzotta.
Deputato dello scudo crociato dal ' 72 all' 86, più volte sottosegretario e ministro è stato anche l'ex presidente di Cariplo e il predecessore di Ponzellini a  Banca Popolare di Milano. Nel 2007 intervistato dal 'Corriere'  profetico avvertiva: «La politica non è più in grado di influenzare. Il potere forte oggi è rappresentato dai banchieri».

Giancarlo Giorgetti. E' bocconiana anche la mente economica del Carroccio. Il segretario della Lega Lombarda Lega Nord, tra i pochissimi autorizzati a contraddire il Senatur, è l'uomo che decide quando si tratta di cadreghe lombarde. Dalla nomina di Ponzellini ai posti nella Fondazione Cariplo, uno dei principali azionisti di Banca Intesa.

Benedetto Della Vedova. Già radicale, poi riformatore liberale, ora in Futuro e Libertà. Liberialismo e liberismo, quelli della scuola austriaca e di Chicago, sono le sue chiavi di pensiero politico, tanto da aver chiamato la sua associazione 'Libertiamo'.  

I bocconiani istituzionali

Vantano una laurea alla prestigiosa università meneghina anche i due uomini nell'ombra fino alla lotta per la poltrona di Mario Draghi a Bankitalia.

Vittorio Grilli. Dal 2005 direttore generale del Tesoro, è diventato «il milanese» tanto amato da Tremonti e  Bossi. «Perché milanese». Mica di Varese.

Fabrizio Saccomanni. Il rivale che voleva Giorgio Napolitano non ha avuto la carica di Draghi, ma è stato premiato l'8 ottobre scorso come 'alunno dell'anno'. In quell'occasione Bruno Pavesi, consigliere delegato della Bocconi rivolgendosi al tavolo di Monti, non si è risparmiato una dichiarazione d'intenti, sostenendo che la Bocconi avrebbe potuto tranquillamente «esprimere tra i presenti in sala un nuovo premier e molti ministri».

I bocconiani "attovagliati" nei CdA

Banche, multinazionali, fondazioni, assicurazioni. E poi ancora fondi di investimento, società di produzione, televisioni. Consigli di amministrazione, collegi sindacali, presidenze e cariche accademiche dove spesso emergono conflitti di interesse.

Roberto Ruozi.
Biellese, laureato in Bocconi con 110 e lode nel 1961, è stato rettore tra il 1995 e il 2000. E' presidente dei consigli di amministrazione di Mediolanum, Palladio Finanziaria, Axa Assicurazioni , Retelit, Venice spa, Polis Fondi, Touring viaggi. E' inoltre a capo del collegio sindacale di Borsa Italiana e membro del CdA di svariate società da Avm Private Equity a Cerruti Tessile, passando per le fondazioni come Erga e Sant'Ambrogio per la cultura cristiana. «Un uomo che non ha mai nascosto da che parte stava. Ha sempre tifato per Gianpiero Fiorani e per la sua Popolare di Lodi» scriveva su 'l'Espresso' nel 2005 Peter Gomez. Il nome del professore spunta infatti a più riprese nella storia della velocissima ascesa della banca di Fiorani. Nel 2003 riorganizzò il gruppo bancario e quando il mondo finanziario rimase attonito di fronte alla somma che Fiorani era disposto a sborsare per comprare la piccola Popolare di Crema, Ruozi spiegò, scrive Gomez  che «l'integrazione della Crema nel gruppo Lodi, costruito secondo un progetto federale che sembra molto attraente ed economico, dovrebbe del resto dare a quest'ultimo (…) soddisfazioni economiche tali da giustificare la spesa».

Severino Salvemini. Anche lui biellese, docente di Management e Tecnologia, è un grande amante delle comunicazioni. Presidente di Ti Media, la società di Telecom Italia che detiene 'La7', è anche membro del consiglio scientifico del master di Publitalia'80 e membro del collegio dei probiviri dell'Associazione Generale dell'Industria dello Spettacolo.  Ex Presidente di Mikado Film, di Magnolia e Film Investimenti Piemonte è stato nel consiglio di amministrazione di Cinecittà Holding, dell'Istituto Luce e della Accademia del Teatro alla Scala e Biennale di Venezia.

I bocconiani intellettuali

Schemi e modelli, editoriali e libri per risanare un Paese in crisi. Per gli intellettuali bocconiani sono possibili «riforme a costo zero» e «l'Italia può ripartire». E mentre scrivono, sperano che il professor Monti «compia la svolta».

Tito Boeri.
L'editorialista di 'Repubblica' e 'l'Espresso', responsabile de Lavoce.info,  che alla Bocconi insegna Economia del lavoro, non è mai stato tenero con le politiche di Berlusconi. Per il professor Boeri la manovra è  stata « desolante» e « partorita da persone che in questo momento stanno pensando ad altro» determinando «una situazione molto grave». Nel suo libro, scritto con Pietro Garibaldi, 'Le riforme a costo zero. Dieci proposte per tornare a crescere' spiega che «quello dei soldi è un falso problema. Esistono importantissime riforme che in quasi tutti i campi cruciali dell'economia possono essere realizzate senza aumentare di un solo euro il debito pubblico».

Francesco Giavazzi.
Docente di Politica economica, già direttore del Tesoro, ex consigliere di Ina, Assitalia e Banco di Napoli. Membro del consiglio di amministrazione di Autogrill ed editorialista per il 'Corriere della Sera' ha scritto recentemente con Alberto Alesina 'Dieci proposte di riforma a costo zero per dare una scossa all'Italia'.

Alberto Alesina. Professore ad Harvard, è considerato un allievo di Monti, essendosi formato all'istituto di Economia Politica della Bocconi negli anni in cui il premier in pectore ne era il direttore. Con Giavazzi ha scritto pochi giorni fa che «una caratteristica distintiva del programma della grande coalizione che speriamo nasca in Parlamento dovrà essere l'equità delle riforme contemplate. Maggiore sarà l'equità, più accettabili saranno quelle riforme ai cittadini». Equità che deve andare oltre la "vecchia" concertazione con le parti sociali: «La concertazione ha creato l'esatto opposto dell'equità: i veri deboli non siedono a quei tavoli. Essere equi significa chiedersi quale sia l'effetto delle riforme sui giovani, sulle donne, sugli immigrati».  

Luigi Zingales. Insegna Imprenditoria e Finanza a Chicago, scrive per 'Sole 24Ore' e 'l'Espresso'. Con il suo intervento alla Leopolda contro la «peggiocrazia» ha lanciato la candidatura del sindaco di Firenze alle primarie per la leadership nazionale.  

Il bocconiano latente


Enzo Moavero Milanesi. Il neo ministro degli Affari europei dovrà occuparsi del delicato rapporto con le richieste dell'Europa. Fino a ieri giudice del Tribunale di primo grado della Corte di Giustizia Ue ed ex capo di gabinetto del neo premier ai tempi della Commissione europea, ha studiato legge alla Sapienza e si è specializzato a Yale e al College d'Europe a Bruges, ma in realtà si può dire 'bocconiano'. Lui, lodigiano, secondo fonti del territorio sarebbe infatti diretto discendente dei Bocconi che, partendo da Cavenago, finirono poi per fondare a Milano la Rinascente prima e l' Università Bocconi poi.  

La bocconiana atipica

Sara Tommasi. La bocconiana con la mission aziendale applicata a 'Playboy', che se è stata coinvolta nel caso Ruby di certo perché vittima di persecutori che le avrebbero «impiantato nel corpo un microchip e drogata per fini sessuali», oggi è tornata ad occuparsi di economia. A modo suo. «Il mio corpo contro le banche». Si è così presentata senza veli per battersi contro il sistema bancario. Da Bocconi a Boccaccio.

LEGGI ANCHE

L'E COMMUNITY

Entra nella nostra community Whatsapp

L'edicola

Il rebus della Chiesa - Cosa c'è nel nuovo numero dell'Espresso