"Parole che rovinano la vita", così vengono accolte le dichiarazioni della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, pronunciate durante un'intervista al settimanale Grazia in occasione della Festa della donna colpiscono la comunità Lgbt che reagisce con sdegno.
La Presidente del Consiglio attacca in una sola intervista l'identità di genere (“ Le donne sono le prime vittime dell'ideologia gender. La pensano così anche molte femministe”) e la comunità trans ("No al diritto unilaterale di proclamarsi donna"), il diritto all'aborto ( "direi di darsi una possibilità di essere madre, lo Stato l'aiuterà") e la genitorialità ("I bambini hanno il diritto di avere il massimo: una mamma e un papà. L'utero in affitto è la schiavitù del terzo millennio").
A rispondere duramente a queste parole è Porpora Marcasciano attivista storica del Movimento Lgbt italiano e presidente onoraria del Mit – Movimento Identità Trans di Bologna di cui è stata fondatrice: «Le sue parole fanno capire che viaggia su un binario diverso da quelli che sono le posizioni scientifiche e soprattutto la realtà di milioni di persone nel mondo. In opposizione alla scienza e alla vita delle persone. Loro sono culturalmente e politicamente contrari a queste esperienze di vite significative e non ci sorprende». E sul concetto di ideologia gender Marcasciano spiega a L'Espresso: «Invito la Presidente a declinare genere in italiano, forse le farà meno paura. Usarlo in inglese è una furberia che richiama l'ignoto, regala quell'effetto messa in latino e spaventa. Si chiama identità di genere, è un concetto scientifico. Il “gender”, “ideologia gender” o “la teoria del genere” sono categorie polemiche create dal Vaticano, uno spauracchio che minacciava la famiglia. Sappiamo che loro, come tutti coloro che erano presenti al Congresso di Verona nel 2019 sono contrari a tutto questo e sappiamo che stanno lavorando sottotraccia. Ci aspettiamo delle sorprese non piacevoli sulla nostra pelle. Ma poiché siamo abituate a conquistarcele le cose, resisteremo e risponderemo colpo su colpo».
Sulla stessa linea la presidente nazionale dell'Arcigay Natascia Maesi: «Quella che Meloni definisce sommariamente "proclamazione” non è un atto arbitrario, un'alzata d'ingegno, un vezzo o un capriccio. È l'affermazione della propria identità di genere. L'identità di genere è la percezione stabile che ogni persona ha di sé. Tutte le persone hanno una identità di genere che è indipendente dal sesso che ci è stato assegnato alla nascita. Gli studi di genere - che non sono un'ideologia ma un ambito di studi che tiene assieme punti di vista anche dissimili - non negano i corpi in cui nasciamo, né la differenza tra essi, ma mettono in discussione i ruoli di genere costruiti socialmente in base a questa differenza e i rapporti di potere che ne derivano».
«Rivendichiamo - aggiunge - il diritto all'autodeterminazione di ogni persona, il riconoscimento di tutti i percorsi di affermazione di genere sia quelli che prevedono il ricorso a terapie ormonali ed interventi chirurgici, sia quelli non medicalizzati, perché chi ha una l'identità di genere non conforme alle aspettative sociali non ha una patologia da curare e non è una minaccia per la società, tanto meno per le donne, che sanno benissimo cosa vuol dire pagare il prezzo della propria differenza».
«Parole che rovinano la vita delle persone Lgbt». Non usa mezzi termini Mario Colamarino, presidente del Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli. «Ancora una volta la Presidente Meloni parla senza sapere quello che dice. Già nel 2021 durante una conferenza stampa nella sede di Fratelli d’Italia, dichiarò di non aver mai capito bene cosa vuol dire il termine gender a cui lei stessa fa opposizione. Infatti è una grande fake news. Sulla pelle della comunità trans si continua a fare propaganda non curante degli effetti negativi di disumanizzazione e percezione. Grave che questa operazione di disinformazione venga dalla Presidente del Consiglio».
«Non capisco l’insistenza della Presidente Meloni nel paragonare le famiglie omogenitoriali alla sua condizione familiare. Suo padre l’ha abbandonata ed è una storia molto triste ma non è la nostra - commenta a L’Espresso Alessia Crocini, presidente di Famiglie Arcobaleno, l’associazione di genitori omosessuali - i nostri figli non sono abbandonati da nessuno. Parla di diritti dei minori eppure nega ai nostri figli i diritti di tutti gli altri bambini. I bambini hanno diritto al massimo, con noi hanno il massimo. Li abbiamo fortemente voluti, abbiamo girato il mondo per farli nascere, abbiamo lottato e continuiamo a lottare per farli riconoscere legalmente. Suo padre legalmente e biologicamente non l’ha tutelata e mi dispiace ma io tutelo mio figlio da quando è nato anche se lo Stato non mi ha riconosciuto come madre. Meloni dovrebbe adoperarsi per cancellare le discriminazioni dei cittadini, questo è il suo ruolo». Unica stecca nel coro Arcilesbica, associazione che negli ultimi anni si è sempre distinta per le sue posizioni trans-escludenti, che ha applaudito le parole di Meloni.