Bruna, la donna trans manganellata a Milano, sarà madrina del Bari Pride. «Non vogliamo popstar ignoranti»

Brutalizzata dagli agenti sui quali pende l’ipotesi di tortura, è stata scelta dal comitato pugliese perché «rappresenta tutte le battaglie del nostro manifesto politico»

Dopo le violenze l’effetto del contatto umano è enorme. La sensazione che ci si può ritrovare insieme contro la distruttività è lenitiva. Così una piazza può essere un abbraccio che arriva verso chi ha tanto subito. Questo è il segnale che lancia il Bari Pride, in programma il prossimo 17 giugno nel capoluogo pugliese. Qui non sarà una cantante, un’attrice, un’influencer a rappresentare le istanze della comunità arcobaleno ma Bruna, la donna transgender che il mese scorso è stata aggredita a Milano da quattro agenti della polizia locale.

 

Bruna, precisano gli organizzatori, sarà una madrina onoraria che «rappresenta tutte le battaglie del nostro manifesto politico».

Bruna, massacrata dai poliziotti, manganellata alla testa e poi alle costole. Presa a calci, rinchiusa in macchina e ricoperta di spray al peperoncino. Le immagini che abbiamo di lei sono quelle di una donna già arresa, a terra, con le mani in alto mentre la polizia brutalizza. «Bruna, senza cognome. Per privacy ma anche per infantilizzazione. Bruna raccontata dai giornali sempre coi pronomi sbagliati, con l'aggettivo trans usato come sostantivo, con l'ossessione per i suoi genitali. Bruna rappresenta tutte le discriminazioni contro cui ci battiamo. Una donna trans, razzializzata, vittima di soprusi istituzionali», spiegano gli organizzatori del Bari Pride: «Bruna per molti è il male, corrisponde a quella disumanizzazione agìta dalla politica di governo attraverso dichiarazioni, sempre più gravi, fino a sfociare nei gesti, a legittimare un sentimento di orrore che cerca giustificazione nella difesa dei bambini. Non vogliamo madrine patinate, che rivelano ignoranza e posizioni retrive sui nostri diritti. Non ci servono popstar per renderci conto del baratro a cui siamo prossimə. Serve una presa di coscienza urgente delle violenze che Bruna rappresenta, sulla sua pelle».

Il senso del Pride dentro un nome, quello che fa sentire la comunità insieme dentro l’avventura umana. Un bisogno pari a quello dell’ossigeno quando si è vittima di violenze.

«Nominarla madrina onoraria è l'abbraccio di una comunità alle stigmatizzazioni con l'odore della strada, lontano da ogni commerciabilità delle nostre istanze».
Bruna ha accolto con entusiasmo la proposta del Bari Pride. Intanto sugli agenti pende l’ipotesi di tortura aggravata dalla discriminazione razziale, lesioni aggravate dall'abuso di potere e minacce aggravate.

 

Il Bari Pride quest'anno celebra un anniversario importante: vent'anni fa, infatti, arrivò per le prime volte nelle strade del capoluogo pugliese e il 17 giugno riproporrà un percorso simile a quello del 2003, circolare, toccando il lungomare, il quartiere Libertà e partendo alle ore 16 da piazza Umberto. Un luogo, quest'ultimo, che ha un valore politico perché «ha accolto e accoglie le marginalità», precisano gli organizzatori. Il ventennale del Bari pride vedrà anche il ritorno del patrocinio della Regione Puglia dopo lo strappo del 2019 (quando, in seguito allo stallo sul ddl regionale contro l'omolesbobitransfobia, il pride rifiutò il patrocinio in segno di protesta). E ora, sottolineano i promotori del Bari pride, «questo patrocinio investe la Regione di responsabilità». «Sarà - proseguono gli organizzatori - una parata di gioia ma soprattutto di rabbia. Al ventesimo anno ci tocca fare dei bilanci e il quadro non è positivo. Soprattutto in questo ultimo periodo, con il governo più a destra della storia della Repubblica. Quando si accentuano le diseguaglianze, chi ne risente sono le soggettività più marginalizzate».

 

LEGGI ANCHE

L'E COMMUNITY

Entra nella nostra community Whatsapp

L'edicola

Il pugno di Francesco - Cosa c'è nel nuovo numero dell'Espresso