Arriva in Italia la pellicola sul geniale stilista francese. Nei panni del couturier, il giovane Pierre Niney. «Quando sono uscito dal trucco, Pierre Bergé aspettava seduto vicino al regista. Non dimenticherò mai il suo sguardo, gonfio di lacrime»

Qualche tempo dopo la morte del couturier francese Yves Saint Laurent, il 1° giugno 2008, l’entourage dello stilista si è messo al lavoro per raccontarne vita e genio.

Il primo tentativo è stato un documentario, subito rinnegato dal compagno di vita e di affari, Pierre Bergé. Il secondo è un film sponsorizzato da Bergé stesso, diretto da Jalil Lespert, presentato all’ultimo Festival di Berlino e in arrivo in Italia, distribuito da Lucky Red. L’influsso di monsieur Bergé sul nuovo “YSL” si vede. I costumi e i set, le case, le stanze, i giardini, dove Saint Laurent ha vissuto e creato, sono quelli originali. La villa della coppia in Marocco è la visione plastica della felicità, fino all’arrivo della malattia.
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Ma è il protagonista, il giovane Pierre Niney, 25 anni, la sorpresa di “YSL”. Il film lo consacra uno dei talenti più promettenti del cinema francese. La storia di un’icona raccontata con ruvidità, coraggio, sobrietà. Pierre Niney finora era noto in Francia per il suo lavoro con la Comédie Française.

Qui il merito dell’attore non sta solo nella capacità mimetica, ma nella tecnica usata nel restituire la complessa fragilità del modello. Confida Pierre: «Quando sono uscito dal trucco, il primo giorno di riprese, Pierre Bergé aspettava seduto vicino al regista. Non dimenticherò mai il suo sguardo, gonfio di lacrime. L’uomo che meglio di chiunque altro ha conosciuto lo stilista ha rivisto, per un attimo, il suo amico e compagno. In quel momento ho capito che avremmo fatto qualcosa che resterà nel tempo». Al pubblico il giudizio. 

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