Sostenibilità
14 novembre, 2025Il cambiamento climatico non colpisce soltanto l’ambiente: colpisce anche le persone e non tutte in egual misura. Donne e ragazze, in molti contesti, sono tra le più vulnerabili. Lo studio “On Our Lands, On Our Bodies” prodotto da WeWorld
Il cambiamento climatico non colpisce soltanto l’ambiente: colpisce anche le persone e non tutte in egual misura. Donne e ragazze, in molti contesti, sono tra le più vulnerabili. La scarsità d’acqua rende difficile mantenere una corretta salute mestruale, mentre migrazioni forzate dovute a siccità o alluvioni aumentano il rischio di violenza sessuale. Eppure, il legame tra crisi climatica e salute sessuale e riproduttiva è ancora poco riconosciuto. Di questo tema si occupa il recente studio “On Our Lands, On Our Bodies” prodotto da WeWorld, organizzazione umanitaria italiana attiva in oltre 20 Paesi, in collaborazione con il centro di ricerca ARCO, e presentato alla 30ª Conferenza sul Clima (COP30) di Belém, in Brasile. La ricerca analizza come il cambiamento climatico influisca sulla salute sessuale e riproduttiva delle donne, con un focus su comunità indigene e rurali di Brasile, Kenya e Tanzania. Lo studio adotta un approccio ecofemminista e decoloniale, valorizzando le esperienze, la conoscenza e la leadership delle comunità locali, e mira a proporre risposte più giuste ed efficaci alle crisi ambientali e sociali intrecciate.
Tre Paesi, tante voci: un’indagine partecipativa
La ricerca si basa su un approccio partecipativo: interviste biografiche, gruppi di discussione, questionari e incontri con informatrici chiave. Le comunità sono state coinvolte in ogni fase, dalla definizione delle domande alla lettura dei risultati. L’obiettivo è raccogliere dati concreti e situati, utili per sviluppare soluzioni sostenibili insieme a chi vive in prima linea gli effetti della crisi climatica. I tre Paesi scelti riflettono contesti climatici e sociali diversi: il Brasile, con le zone semi-aride del Ceará; il Kenya, nelle regioni aride e costiere; e la Tanzania, con gli ecosistemi insulari di Pemba. Malgrado le differenze geografiche e culturali, emergono sfide comuni: scarsità di risorse, fragilità delle infrastrutture, carico crescente sulle donne e aumento dei rischi per la salute sessuale e riproduttiva, specie per quella materna e mestruale.
Brasile: donne indigene e triplo carico di lavoro
Nel Ceará, lo studio ha rilevato che il cambiamento climatico influisce su relazioni di potere, accesso ai servizi sanitari e sicurezza economica. Le ragazze hanno il menarca sempre prima, già a nove o dieci anni, a causa di cambiamenti ambientali e alimentari. Il degrado ambientale provoca problemi respiratori, dermatologici e gastrointestinali, oltre a candidosi e infezioni urinarie. Le strade impraticabili durante le piogge o le siccità limitano l’accesso alle cure mediche. “La mia infanzia e adolescenza non sono esistite; le ho trascorse prendendomi cura dei miei fratelli più piccoli”, racconta una donna intervistata. Il lavoro domestico, agricolo e comunitario crea un “triplo carico” fisico e mentale che grava sulle donne, ma queste stesse comunità sviluppano strategie di resilienza e partecipazione politica.
Kenya: siccità e difficoltà nell’accesso ai servizi sanitari
In Kenya, nelle contee di Narok, Isiolo e Kwale, dove è stata condotta la ricerca, la siccità e le inondazioni rendono complesso l’accesso ad acqua, cibo e servizi sanitari. Dalla ricerca emerge che il 90% delle donne intervistate ha subito effetti negativi sul servizio sanitario, l’83% ha difficoltà nella gestione della salute mestruale, e metà delle donne ha incontrato ostacoli per visite prenatali o postnatali, principalmente a causa di trasporti insufficienti o infrastrutture danneggiate dai disastri ambientali. “Le donne svolgono lavori molto più pesanti, anche durante la gravidanza. Sono spesso costrette a lavorare nei campi di altre persone per guadagnare qualcosa”, spiega un’informatrice locale. Nonostante le difficoltà, le donne rafforzano reti di sostegno e cercano strategie per tutelare la propria salute e quella della comunità.
Tanzania: insularità e rischio per la salute materna
Sull’isola di Pemba, l’insicurezza alimentare e la scarsità d’acqua incidono sulla salute materna e riproduttiva. Il 58% delle donne intervistate ha difficoltà ad approvvigionarsi di acqua, e l’81% percorre lunghe distanze per procurarsela, aumentando rischi durante la gravidanza. Più della metà fatica ad accedere a cibo nutriente, con effetti sull’allattamento e sul benessere generale. Sebbene il 97% partorisca in strutture sanitarie, le ostetriche tradizionali continuano a svolgere un ruolo chiave. “Le difficoltà economiche e lo stress causati dai rischi climatici rendono donne e ragazze più vulnerabili alla violenza di genere, matrimoni forzati e conflitti domestici”, evidenziano le interviste locali.
Giustizia climatica, di genere e sociale
Lo studio mostra chiaramente che la crisi climatica amplifica le disuguaglianze, aumenta il carico di lavoro delle donne e rende più difficile l’accesso ai servizi sanitari, con conseguenze dirette sulla salute sessuale e riproduttiva. Per affrontare questi problemi servono politiche climatiche che mettano al centro le comunità locali, riconoscano le strutture di potere esistenti e valorizzino le conoscenze dei territori. La COP30 rappresenta un’occasione per ascoltare le voci delle comunità più colpiti e tradurle in azioni concrete. Secondo WeWorld e i partner della ricerca, solo un approccio integrato, che intrecci transizione ecologica, parità di genere e giustizia climatica e sociale, può garantire un futuro sicuro e dignitoso per donne e ragazze, oggi e nelle generazioni future.
*Martina Albini, coordinatrice del Centro studi di WeWorld
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