Sostenibilità
marzo, 2025

Cibi sintetici: sostenibili sì, ma non basta

Non conosciamo ancora quanto siano salutari le carni e il latte prodotti in laboratorio. Per questo la scienza deve condurre una sperimentazione graduale

Negli ultimi anni l’universo del cibo è stato interessato da innumerevoli sfide che hanno toccato frontalmente un settore cruciale per il nostro Paese e per gli obiettivi di sviluppo sostenibile del Pianeta. Pensiamo ad esempio ai cibi a base cellulare e da fermentazione di precisione prodotti in laboratorio. Ormai è chiaro che quando si parla di cibo si parla anche di salute dei cittadini. L’ampia letteratura scientifica disponibile ha ormai suggellato questo legame. E allora risulta cruciale provare a capire di più su questa delicata questione dei cibi di laboratorio. Sono ormai giunti alle porte dell’Europa con richieste di autorizzazione ricevute dall’Efsa, l’Autorità europea sulla sicurezza alimentare. La prima presentata dalla start-up francese Gourmey per la vendita di fois gras artificiale, la seconda dell’azienda olandese Mosa Meat che ha avanzato una richiesta per vendere nell'Ue il suo grasso di manzo prodotto in laboratorio. Ma non sottovalutiamo anche il fermento che accompagna la riproduzione della beta lattoglobulina artificiale, per la creazione in laboratorio di latte e formaggi. Efsa, nata con l’obiettivo di fornire pareri scientifici sui rischi associati alla filiera alimentare, dovrà esprimersi su queste richieste di autorizzazione. 

 

Ma di cosa si tratta? In estrema sintesi parliamo di carne realizzata in laboratorio a partire da tessuti cellulari fatti proliferare in terreni di coltura composti da fattori esogeni di crescita, tra cui ormoni, peraltro vietati negli allevamenti italiani ed europei da decenni. Dunque, piccolissimi tessuti prelevati da animali (pollo, bovini, ecc.) attraverso una biopsia e inseriti in “bioreattori” con un mix di fattori esogeni di crescita che hanno l’obiettivo di far diventare questi pezzettini di cellule tonnellate di carne. Ma non solo carne. La fermentazione di precisione riguarda anche la creazione di latte e relativi derivati artificiali. In particolare, si sta lavorando per la produzione di beta lattoglobulina artificiale. Altre sperimentazioni stanno toccando in modo sparso molti altri prodotti alimentari delle nostre tavole.

 

I sostenitori di questi prodotti ritengono che essi potranno sfamare il Pianeta e “curare” l’ambiente. A oggi non abbiamo informazioni e dati sufficienti per poterlo confermare mentre alcuni autorevoli stud– tra cui il Rapporto Fao-Oms “Food safety aspects of cell-based food” – suscitano preoccupazioni. Oltre alla proliferazione delle cellule, per dare consistenza a questi prodotti e garantirgli la parvenza della carne, sono necessari infatti una molteplicità di additivi che sicuramente non brillano per salubrità. Pensate che la carne artificiale che viene fuori dai bioreattori è senza colore e molto distante dall’immagine del prodotto che intende imitare.

 

 

Ma torniamo in Europa. Il quadro di riferimento con il quale Efsa è chiamata a valutare questi prodotti è la normativa sui Novel Food. Quest’ultima è stata oggetto di alcune modifiche nel mese di settembre 2024. Ma la composizione completamente inedita di questi nuovi prodotti di laboratorio richiede premure e attenzioni particolari per la tutela dei cittadini. L’Italia è il Paese che su questa tematica ha deciso di accendere i riflettori in modo rilevante. E per affrontare la delicata questione con una visione oggettiva e inopinabile si è affidata ad un team di esperti e scienziati chiamati a confrontarsi all’interno di un Tavolo Interministeriale convocato proprio dal ministero della Salute di concerto con il ministero dell’Agricoltura e della sovranità alimentare e delle foreste. Il tavolo è composto da ricercatori e scienziati di autorevole profilo del mondo della medicina e vede anche la presenza di istituzioni nazionali e ministeri competenti. Dopo mesi di approfondimenti e un confronto proficuo, il ministero della Salute ha pubblicato sul proprio sito l’esito della discussione del team di esperti proprio sull’adeguatezza del framework normativo di valutazione di Efsa di questi prodotti. Dall’analisi comparata tra le nuove linee guida Efsa e i risultati del tavolo tecnico emergono elementi critici che necessitano di attente valutazioni. In modo particolare viene fuori la necessità di integrare la valutazione sulla sicurezza alimentare anche con un’analisi della safety clinica attraverso studi pre-clinici e clinici che possano fornire un quadro completo sull’impatto di tali prodotti sulla salute umana. Dunque, prima che tali prodotti vengano autorizzati alla vendita anche in Europa, è necessario che sia scongiurato compiutamente il rischio di patologie sui cittadini. Ecco il ruolo cruciale della scienza. Per far questo è importate attuare tutti i livelli di sicurezza che oggi sono previsti anche nell’ambito delle valutazioni Efsa. Dal primo livello che riguarda l’analisi di pubblicazioni scientifiche e studi in vitro, all’ultimo livello (livello III) che approfondisce gli effetti clinici anche con prove sperimentali sull’uomo passando per il livello II che riguarda le sperimentazioni su animali. D’altronde, come emerge anche dalle risultanze del tavolo e dal citato Rapporto Fao-Oms, si tratta di prodotti completamente nuovi per l’organismo umano. La produzione di alimenti a base cellulare comporta la combinazione di una serie di tecnologie, tecniche e/o fasi di produzione inedite e richiama l’importanza di affrontare tutte le questioni rilevanti prima che tali prodotti siano disponibili sul mercato. Il rischio di incorrere in patologie correlate al consumo di tali prodotti su scala planetaria a oggi non è escluso dai dati a disposizione della scienza medica, pertanto, risulta cruciale un approfondimento dedicato che consenta di allontanare categoricamente tali dubbi a oggi esistenti.

 

Il concetto di sicurezza è diverso da quello di salubrità e quando si parla di cibo non possiamo sottovalutare né uno né l’altro aspetto, poiché entrambi hanno riflessi importanti sulla nostra salute. Pertanto, è quanto mai centrale il contributo di una scienza libera e autonoma che sappia dirci concretamente e compiutamente se questi prodotti sono davvero sicuri per la nostra salute e per l’ambiente anche nel medio e lungo termine. Qualora le prove scientifiche, i dati e i fatti ci dimostreranno che si tratta di prodotti sicuri, salubri e sostenibili, si tratterà di una scoperta rivoluzionaria. Ma ora siamo ancora molto ma molto lontani da queste certezze. C’è ancora tanto da studiare e tanto da approfondire dal punto di vista scientifico e medico.

 

*Riccardo Fargione, direttore Fondazione Aletheia, Claudio Franceschi, professore emerito Immunologia - Università di Bologna

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