Televisione
17 novembre, 2025Si sono spente insieme, a 89 anni. Da Studio Uno a Canzonissima, da Carosello a Playboy, le due ballerine e cantanti sono state protagoniste di quella tv in bianco e nero che regalava una leggerezza perduta
Avevano cominciato insieme e insieme sono finite. Alice ed Hellen Kessler morte a 89 anni nei pressi di Monaco di Baviera, non avevano paura di invecchiare, ma di sopravvivere l’una senza l’altra. Per questo avevano sottoscritto un patto per andare via nello stesso giorno e di essere sepolte in un'unica urna, indivisibili ancora una volta, perché come recitava il titolo del loro libro, “1+1=1”. In Italia quelle due donne altissime, bionde, portatrici sane di un accento tedesco che in loro sembrava persino dolce, arrivarono nel 1961, con la Rai di Bernabei, in cui la censura attentissima all’inutile impediva di mostrare la pelle nuda.
Di loro Ennio Flaiano scrisse: "Due paia di gambe con una testa sola". E per coprirle quelle gambe infinite servivano metri di calze pesanti, che nonostante il loro colore plumbeo non riuscivano ad oscurare una luminosità endemica, plateale, sfacciata. Il successo fu immediato e rumoroso, come uno di quei motivetti orecchiabili diretti da Gorni Kramer, sulle mosse semplici, accattivanti e facilissime da replicare che ideava per loro Don Lurio, testa spalla baby.
Abiti pieni di piume monocromatiche in una tv in bianco e nero, a cui riuscivano con pochi cenni a dare colore. Le gemelle Kessler hanno sempre giocato sul vezzo di essere indistinguibili, partecipando insieme a Studio Uno, Canzonissima, Senza Rete, cantando insieme Da-da-umpa, posando insieme per una castissima copertina di Playboy, diventando le sirene dell’Odissea, le testimonial di Carosello, le ospiti predilette del varietà senza tempo. Gli anni ’60 le scoprirono, i ’70 le incensarono e gli anni ’80 non riuscirono a contagiarle.
Poi quella televisione fatta di buoni sentimenti, giocosi balletti e allegria pudica si trasformò inesorabile, ma le gemelle Kessler ormai ne facevano talmente parte da rimanere presenti, anche da lontano, come parte di storia, come pezzo di memoria. Perché ancora oggi la notte è piccola per noi, tanto piccolina.
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