Televisione
1 dicembre, 2025Simona Ventura ce la mette tutta per condurre al meglio. Le manca solo il programma. Perché in un Paese di spiati questo GF è avvincente quasi quanto una riunione di condominio
Ce l’ha davvero messa tutta Simona Ventura, la Prescelta, chiamata da Mediaset per la titanica impresa di tenere le redini del Grande Fratello e dimostrare al pubblico come un quarto di secolo sia ben poca cosa per un format di livello. Così è arrivata nello studio di Canale 5 portando con sé la valigia della brava conduttrice, in cui piegati con cura c’erano il suo consueto entusiasmo, il braccio alla telecamera, la memoria di ferro e il vocabolario più frizzante accumulato negli anni. «Forte come un coguaro», «La puntata pregna», «Immobile come un gatto di marmo», «L’imperatore dei reality» e così via, tra i suoi «ecco» a ripetizione, intercalati da quegli «insomma» capaci di far sentire il pubblico a casa a sua volta.
Ma questo titanico sforzo, comprensivo di accento romano che fa sempre simpatia, e il professionismo e il polso sui tempi, i ritmi, la lacrima e il sorriso, insomma tutto quello che comporta il mestiere consolidato in anni di lavoro, ha purtroppo bisogno di essere accompagnato da un dettaglio difficilmente trascurabile, ovvero un programma da condurre.
Nel momento in cui si accende la lucina rossa dovrebbe andare in onda qualcosa, anche qualsiasi. Invece niente. E viene da essere un po’ solidali con la solida Ventura che prova a non perdere l’entusiasmo dovendo reggere sulle spalle, che persino per lei sono solo due, una trasmissione avvincente quanto una riunione di condominio: qualche blando bisticcio («Tu rosichi», «No, non è vero, io non rosico»), il rischio di vedere una mutanda, sprazzi di baci casti, una festa di compleanno con torta al cioccolato e trombette, uno scherzo ardito tipo nascondere lo spazzolino da denti e lo sfoggio estremo di cultura tradotto nella conoscenza profonda della storia del GF («Mi hai detto una frase uguale a quella che Giulia De Lellis rivolse ad Andrea Diamante nel 2016»).
Tutto qua, a dire il vero un po’ pochino rispetto alle aspettative trionfali quando con un ritorno alle origini della gente qualunque, il popolo che torna al popolo, si pensava di poter recuperare quel sapore di tv della rivoluzione di venticinque anni fa. Invece gli spettatori latitano e gli autori si preoccupano, escogitando strategie estreme da inserire, compresi opinionisti nuovi dal piglio vecchio, ex concorrenti motivati e fidanzate ingelosite.
Ma l’effetto piccolo cugino è rimasto identico, quasi quanto il piglio di Ventura che resiste, come un buon soldato, nell’attesa della sospirata fine. Quella in cui la Casa chiuderà i battenti e si potrà in santa pace smettere di pensare al programma e tornare a spiare impunemente tutto il resto del Paese.
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