Televisione
15 dicembre, 2025Le donne che sbagliano, i mariti che aggiustano, i bambini che scompaiono. Ma anche l'esatto contrario. Su Sky, otto episodi di un thriller avvincente interpretato come si deve
Una madre ricca e indaffarata stringe i guanti di pelle in una mano mentre con l’altra suona il campanello della casa in cui il suo bambino è andato a giocare. Peccato che il piccolo Milo non sia mai stato lì, che l’appartamento appartenga a un’anziana signora e non al compagno di giochi, peccato che nessuno abbia sue notizie. Poi partono i titoli di testa.
“All Her Fault” (Sky), adattamento del romanzo di Andrea Mara del 2021, fa una cosa che di solito riesce a pochi: tiene insieme molte delle ossessioni contemporanee della tv senza sfaldarle. C’è il benessere iper-lucido della middle class americana, osservato con distacco un po’ velenoso; c’è il fantasma di un bambino scomparso; c’è la maternità vista non come destino, ma come sistema di colpe; e ci sono le donne che sbagliano e anche quando non è vero si sentono sbagliate lo stesso.
Thriller familiare in otto episodi, la serie corre sui tornanti sbirciando il baratro del melodramma moralista senza caderci mai. Anche quando sembra dilungarsi sul niente, esplorando dettagli apparentemente poco funzionali alla trama, deviazioni superflue, anche quando viene viglia di mollare perché poteva dire tutto in metà tempo, ecco che arriva alla corsa finale. Per farti scoprire che in realtà aveva solo lasciato le molliche di pane lungo il sentiero e che di colpo di scena in colpo di scena, tutto era necessario, anche le parole che avevano un sapore.
Si comincia con un’assenza. Dov’è il piccolo Milo? Chi l’ha rapito? Chi poteva evitarlo? Chi non l’ha protetto? E partendo dall’incubo del figlio strappato da mani sconosciute, sbucano i personaggi attraverso le maglie di una rete fittissima di storie, paure, zone d’ombra. Dove sbagliano tutti, prendendo sulle spalle una parte di quella colpa.
C’è Marissa (una Sarah Snook dalla bravura feroce), che riesce nei suoi lussuosi maglioni neutri a mantenere una lacrima sulle ciglia lungo tutta la trama. C’è Peter (Jake Lacy di “The White Lotus”), il bravo marito squarciato da crepe profonde, il bravo fratello ostruito dai non detti, il bravo padre pronto a puntare il dito. E poi Jenny (Dakota Fanning), stanca, arrabbiata, divisa tra figli e lavoro e vestita anche lei di un elegante e avvolgente senso di colpa, il poliziotto infaticabile, la tata calpestata dalla vita, le allergie, i media, la povertà, le dipendenze.
Intanto tutti giudicano, scaricano addosso al vicino più prossimo un destino inamovibile per arrivare alla fioritura di tutti quei semi oscuri lasciati lungo la trama. Così, si comincia con il dolore, si arriva in fondo per il piacere.
LEGGI ANCHE
L'E COMMUNITY
Entra nella nostra community Whatsapp
L'edicola
Pedro Sánchez Persona dell'Anno - Cosa c'è nel nuovo numero de L'Espresso
Il settimanale, da venerdì 12 dicembre, è disponibile in edicola e in app



