Nella bozza Ranucci perde ben quattro puntate, Iacona due e altri sette programmi sono a rischio. Per il resto novità pochine, all'insegna della tradizione

Palinsesti Rai, l'informazione cade come le foglie: tagli su Report e Presa diretta

Sui palinsesti della prossima stagione “stiamo lavorando e saranno caratterizzati da un equilibrio tra quella che è la parte di tradizione e la parte di innovazione”. A dirlo è il direttore dell’intrattenimento Prime Time della Rai William Di Liberatore e a guardare quel che trapela in attesa della presentazione ufficiale a Napoli il 27 giugno qualche riflessione sorge spontanea. Perché la tradizione più rispettata è una sola: quella dei tagli sull’informazione. 

 

Dopo aver sbandierato che sarebbero stati ridimensionati "solo" i programmi sotto la soglia del 3 per cento, nella bozza letta giovedì sono stati nominati ben sei titoli su cui si abbatterà la scure in nome dell'operazione risparmio. Primo fra tutti “Report”, che perde ben quattro puntate nonostante gli spettatori fedeli di Sigfrido Ranucci siano bel oltre quel poco perfetto numero tre. E poi “Presa diretta” di Riccardo Iacona, due puntate in meno della scorsa stagione e se anche un milione di persone lo trova assai utile pazienza. Ma non finisce qui: tagli per il “Far West” di Salvo Sottile, a rischio chiusura “Agorà Weekend” di Sara Mariani, il “Rebus” di Giorgio Zanchini e il programma di inchiesta "Il fattore umano" di Raffaella Pusceddu e Luigi Montebello. Slittano invece all’anno prossimo "Petrolio" di Duilio Gianmaria, "XXI Secolo", e il nuovo Minoli, mentre restano più di là che di qua "Tango" e "Generazione Z" . Insomma, la terza rete svuotata con una faccia in continuo cambiamento e l’informazione che davvero a questa Rai sembra piacere poco. 

Intanto Usigrai dichiara la solita preoccupazione a cui si aggiunge, come ciliegina su cavallo, l’accordo firmato per lo spostamento di ben 120 giornalisti dalle redazioni dei programmi più solidi alle testate regionali creando una sorta di tempesta perfetta in nome del posto fisso.

 

Così passato il capitolo tradizione, arriviamo all’innovazione, ma anche qui soddisfazioni pochine, che cadono a terra come le foglie, giusto per rimanere in tema autunnale. A parte il ritorno di Roberto Benigni per uno o due speciali dedicati a San Pietro, titoli e nomi in grado di spettinare il pubblico non sembrano essercene granché: torna il "Processo del lunedì", il programma a cura di Rai Sport, che rese iconica la buon anima di Aldo Biscardi e che sarà condotto da Marco Mazzocchi e Paola Ferrari. Il sabato pomeriggio arriva invece Nunzia Di Girolamo con il suo “Ciao Maschio”, Mara Venier per ora ha solo uno dei due boys annunciati al fianco di “Domenica in”, ovvero Gabriele Corsi perché il nome di Nek si è perso per strada e per le grandi fiction il turco Can Yaman indosserà nientemeno che il turbante di Sandokan. Tutto il resto è conferma, che dire noia pare brutto, da “Ballando” a “Tale e Quale” e poi The Voice senior, i Music Awards con Carlo Conti per prime serata che di scossoni non ne vogliono neppure sentire parlare. Per i documentari in palinsesto si parte, guarda tu un po’, dalla cronaca nera con "Il Caso Mollicone", sull'omicidio di Serena Mollicone e poi si passa dalla Costituzione con “Articolo 1” al "Cuore Rock" di Little Tony. Per il cinema invece spiccano "C'è ancora domani" di Paola Cortellesi, "Comandante" di Edoardo De Angelis con Pierfrancesco Favino e 60 cortometraggi di Stanlio & Ollio restaurati con il contributo Rai Cinema. Sul fronte Rai Cultura, confermati "Sapiens", condotto da Mario Tozzi, Tosca dall'Arena di Verona, "Geo", "Quante storie", "Kilimangiaro" e il nuovo "Allegro ma non troppo" in arrivo la domenica.

 

Per alzare il sopracciglio dell’attenzione serviva un tormentone estivo in vista nella prossima stagione ed è stato quello intonato su Barbara D’Urso. Torna, no, non torna, arriva in Rai con una nuova versione di "Carramba che sorpresa" scrivevano da Davide Maggio a Foglio, no, non scherziamo, il patto di non belligeranza con Piersilvio non si infrange per nessun motivo. Quindi una traccia sulla bozza di palinsesto che scompare nel nulla e chissà che non riappaia come per magia per quelli invernali. Si scomodano i piatti della bilancia politica, che in questo momento avrebbe anche assai altro da fare, e dopo la pioggia di rumor scrosciata in questi giorni tra veti incrociati, è stata costretta a intervenire con una nota ufficiale persino la Lega che veniva data come la più pressante in favore dell’ex regina ormai reietta di Mediaset: «Il ministro Salvini non si occupa di programmi tv». O come potrebbe dire qualcuno, al momento non è il suo chiodo fisso.

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