Televisione
28 luglio, 2025Un rimescolamento di pedine che racconta molto più di una semplice rotazione: segna equilibri, conferme, nuove tensioni politiche
Aria di rivoluzione nei corridoi della Rai. Stavolta tocca alle redazioni che contano: le sedi estere, le scrivanie degli Approfondimenti e la plancia di comando del Gr Radio. Un rimescolamento di pedine che racconta molto più di una semplice rotazione: segna equilibri, conferme, nuove tensioni politiche.
Partiamo dal Bosforo. La casella turca, rimasta a lungo sospesa, ora ha un nome certo: Anna Mazzone, oggi vice caporedattrice del Tg2, è pronta a fare le valigie per Istanbul. Un profilo solido, maturato su cronache internazionali e politica estera, premiato in una partita delicata che ha visto sfilare altri candidati. Non solo cambio di latitudine, insomma, ma anche un segnale di fiducia da parte dei vertici.
Più complicata, e ancora in parte coperta, la partita americana. A New York la short list è blindata, ma i posti liberi saranno presto due: Claudio Pagliara va in pensione, Laura Pepe ha ferie arretrate da smaltire. Segno che si ragiona su un rinnovamento più ampio, mentre dagli Stati Uniti arriveranno mesi caldi a causa di tensioni geopolitiche internazionali sempre più forti. In pole position per la sede della Grande Mela c'è Marco Valerio Lo Prete, dal Tg1.
Intanto, sul fronte interno, si completa il mosaico degli Approfondimenti. Paolo Corsini, direttore con etichetta Fratelli d’Italia, ha scelto i suoi vice: Giuseppe Malara, in quota Lega, e Cecilia Primerano, che passa dagli spazi politici del Tg1 a una scrivania strategica. Due percorsi diversi che però raccontano plasticamente l’asse di governo.
E poi c’è il Gr Radio, dove il 30 luglio sarà ufficialmente svelato il nuovo piano editoriale. Tutti gli occhi sono puntati su Nicola Rao, chiamato a blindare una struttura che vale ascolti e reputazione. Confermatissimo Stefano Mensurati, condirettore vicino a FdI, affiancato dalla fidata Vania Cardone. La Lega tiene salda Simona Grossi, nome che raccoglie consensi trasversali, mentre per Forza Italia il favorito è Fabrizio Ratiglia, affiancato da Ivano Liberati.
In fondo alla lista, un rebus ancora aperto: il “settimo” dirigente, quota Movimento 5 Stelle, che potrebbe arrivare da un’altra testata nazionale. E il Pd? Al momento, per scelta precisa di Elly Schlein, resta fuori dai giochi, disertando tavoli e trattative, ma osservando attentamente qualsiasi cosa si muove.
Dietro le firme e le sigle, resta il dato politico: mai come stavolta, le nomine alle sedi estere e alle direzioni radio diventano una cartina di tornasole dei nuovi equilibri tra partiti, alleanze editoriali e vecchi rapporti di forza. Chi vince conquista voce e visibilità; chi perde rischia di sparire dai palinsesti che contano.
E in un’estate romana che scotta più del solito, la sensazione nei corridoi è chiara: si muove tutto, in fretta anche perché la vita del governo Meloni si va facendo sempre più complicata. E chi resta fermo rischia davvero di perdere l’ultima corsa.
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