Dal Nicaragua a viale Mazzini. La protesta degli operatori de "L'isola dei famosi" è arrivata oggi a Roma, davanti alla sede della Rai, con un sit in. La manifestazione indetta dal Clb, Coordinamento Lavoratori del Broadcast (con il pieno appoggio di CGIL-scl Roma-Lazio e CISL-Fistel) aveva lo scopo di "denunciare le condizioni, al limite della legalità, a cui sono costretti operatori e tecnici dell'Isola dei famosi", descritte nell'ultimo numero de 'L'espresso'. Al 'Coordinamento Lavoratori del Broadcast', che protestava di fronte al cavallo di viale Mazzini, non è piaciuto il modo in cui nella diretta dell' 'Isola' di mercoledì sera la conduttrice Simona Ventura ha affrontato e liquidato la questione delle condizioni in cui sono costretti a lavorare i tecnici del programma. Una "patetica pantomima di stampo fantozziano" la definiscono, una scenetta edulcorante, per smorzare i toni e le tinte di una trasferta di lavoro che lascia il segno. Nelle foto esposte dal picchetto dei lavoratori erano infatti elencati, ben visibili, tutti i disagi patiti dai colleghi che si trovano in Nicaragua, e le didascalie sembrano perfino superflue.
LE FOTO La protesta a Roma
Ma i problemi non sono solo in Nicaragua. La rabbia è tanta e mentre si scioglie in parole è sempre più chiaro che l'Isola è solo la punta dell'iceberg. "Abbiamo fatto questo esempio perché è uno dei programmi più visti - spiega Dario del Coordinamento - ormai chi fa questo lavoro è costretto a scegliere quotidianamente tra il rispetto della dignità personale e la possibilità di portare il pane a casa". "Gli stipendi sono sempre più bassi - aggiunge Alessia, montatrice - le aziende tendono tutte ad esternalizzare e a usare free lance sottopagati. E' un gioco al ribasso". Lei prende 9 euro l'ora, a partita iva, nessuna assicurazione: un contratto per il suo livello professionale è diventato una chimera.
Arturo invece è un fonico e ricorda quando ha preso parte, nel 2003, alla prima edizione di 'Music Farm': la paga era più alta, il set era in Umbria e i lavoratori erano alloggiati in un residence con tutti i comfort. In pochi anni le condizioni di lavoro della categoria sono precipitate. L'Isola è l'esempio più facile, ma anche in patria, a Roma, le condizioni di lavoro non sono rosee. "Non si riesce a vivere in maniera dignitosa" dice Arturo, che racconta di essere stato pagato 35 euro al giorno l'estate scorsa per una trasferta in Abruzzo. "Ma non vedete che ho i capelli bianchi?" ha chiesto basito ai responsabili del service che lo avevano reclutato.
Un lavoro senza certezze, che si costruisce strada facendo, qualche giorno qui qualche giorno là. E le società che potrebbero uscire dal coro alla fine non riescono a farlo. "Se il service litiga con la Rai non lavora più - spiega un altro manifestante - quindi anche i migliori sono costretti ad adeguarsi". Dario è un operatore e racconta di colleghi che partono da Napoli e vengono a Roma per una giornata di lavoro di 10 ore, pagata 40 euro, a volte anche 30. "L'operatore deve diventare multifunzionale, fare anche il fonico e il montatore, per far risparmiare la ditta e togliere il lavoro ad altri due tecnici".
Alessia racconta di essere in causa con il service per il quale ha lavorato due anni fa, che produceva in subappalto per Magnolia una trasmissione programmata da La7: sei mesi di lavoro, 13mila euro netti che non è ancora riuscita a vedere, mentre lo stesso service è regolarmente in attività e in ottimi rapporti con Magnolia. Come lei non sono stati pagati gli altri montatori, gli operatori e la struttura che ha noleggiato alla società uffici e stanze per il montaggio. Un Far West.
"Non è una questione di scontro tra il sindacato e Magnolia - dice Stefano Bacci, presidente del Coordinamento - a noi interessa denunciare dove siamo andati a parare, in che tipo di pantano sono sprofondati i nostri mestieri. Noi aspettiamo nei prossimi giorni una precisa presa di posizione da parte della Rai, sotto le cui insegne va in onda l'Isola dei Famosi, e in linea generale aspettiamo una presa di posizione da tutti i network, perché non possono più eludere gli obblighi che la legge impone loro di rispettare: obblighi sulla tutela dell'incolumità sul lavoro, sul divieto di subappalto, sul versamento dei contributi. Siamo lavoratori precari, fragili e ricattabili, ma siamo usciti allo scoperto e abbiamo fatto suonare la sveglia: l'era dell'impunità, dei tagli, degli arbitri e degli abusi è finita".
Un ultimo pensiero ai forzati dell'Isola, quelli dei 120 euro lordi al giorno, cibo scadente, sacchi a pelo, zanzare e 4 bagni per tutti. E se volessero andarsene da quel piccolo inferno tropicale? "Devono pagarsi il biglietto da soli - spiega Bacci - la produzione ne ha fatto uno di sola andata. Se intendono rinunciare devono comprarlo loro e sperare che un giorno gli venga rimborsato".
Politica
8 aprile, 2010Dopo la denuncia de L'espresso, il Clb ha indetto una protesta davanti alla sede di viale Mazzini. Solidarietà con i colleghi sul set dell' 'Isola' in Nicaragua, ma anche la denuncia di un intero settore in cui le condizioni di lavoro sono peggiorate. Con una richiesta: "La Rai prenda posizione"
Isola dei famosi, sit-in di protesta davanti alla Rai
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