Tipologie di uno sguardo: la mostra Typologien alla Fondazione Prada

Fino al 14 luglio, un'esposizione che esplora un secolo di fotografia tedesca attraverso oltre 600 opere. La mostra indaga il concetto di tipologia come chiave per leggere la realtà

Una parete di torri idriche, ritratti seriali, spazi, orecchie, mucche, fermate dell’autobus. A prima vista la mostra “Typologien” potrebbe sembrare un grande archivio visivo, un esercizio di catalogazione, quasi un inventario. Bisogna soffermarsi per comprendere che è tutt’altro. Curata da Susanne Pfeffer, storica dell’arte e direttrice del Museum MMK für Moderne Kunst di Francoforte, l'esposizione alla Fondazione Prada di Milano apre uno sguardo profondo e articolato proponendo un viaggio nella fotografia tedesca del Novecento, attraverso una chiave precisa: il principio di tipologia. Un approccio ereditato dalla scienza botanica, ma qui applicato all’immagine, alla realtà, allo sguardo. In mostra oltre 600 fotografie di 25 artiste e artisti: Sanders, Tillmans, Becher, Gursky, Bergemann, Hofer, Struth e tanti altri ci tuffano in un percorso non cronologico, costruito per accostamenti e ricorrenze. L’intento non è quello di creare una sorta di classificazione dell’immagine, quanto far emergere, attraverso la ripetizione, le differenze sottili, le variazioni, le anomalie. Ciò che sembra simile si scompone, ciò che pare isolato si collega ad altro. Un invito a rallentare. A osservare non solo cosa è stato fotografato, ma come lo è stato. A chiedersi cosa resta quando tutte le gerarchie: uomo, animale, oggetto, vengono sospese, e ogni cosa acquisisce lo stesso peso visivo. Nel nostro presente fatto di scroll, algoritmi e riconoscimenti automatici, il progetto espositivo della Fondazione Prada assume un’ulteriore risonanza: mostra come l’atto di classificare possa essere anche un atto creativo, critico, poetico. E come dietro ogni sistematizzazione ci sia sempre un autore, un’intenzione, una voce.

Un ritratto di donna seduta, elegante e pensosa, fotografata da August Sander negli anni Venti. Questa immagine è un esempio emblematico della sua capacità di ritrarre la società tedesca attraverso un approccio sistematico e umano. La scelta di Sander di ritrarre persone comuni con tale dignità e rispetto sfida le convenzioni fotografiche dell'epoca, in questo modo, la fotografia diventa non solo un documento visivo, ma anche un atto di valorizzazione della vita quotidiana e delle storie individuali. Foto di August Sander / Die Photographische Sammlung/SK Stiftung Kultur – August Sander Archive, Cologne courtesy Fondazione Prada

Sei ritratti di cani, presentati come fotografie d’identità, giocano con l’idea di tipologia. Con questa serie l'artista Rosemarie Trockel sovverte con ironia i codici della classificazione fotografica. Un lavoro affettuoso e concettuale, che mette in discussione il nostro modo di guardare. Dietro l’apparente leggerezza, una riflessione sulla serialità e sull’identità. Foto di Roberto Marossi / Courtesy Fondazione Prada

Un uomo elegante e pensieroso guarda in alto, in un ascensore anonimo. Una scena quotidiana che diventa riflessione sull’individuo nei luoghi del vivere moderno. Heinrich Riebesehl, noto per il suo approccio documentaristico e concettuale, utilizza l'ascensore come metafora della condizione umana: uno spazio ristretto, in movimento, che collega ma allo stesso tempo isola. La scelta di un ambiente così ordinario e quotidiano per esplorare temi universali conferisce alla fotografia una forza evocativa, invitando lo spettatore a riflettere sulla propria esistenza e sul proprio posto nel mondo. Foto di Heinrich Riebesehl, by SIAE 2025 courtesy Fondazione Prada

Parte della serie Museum Photographs, queste immagini di Thomas Struth indagano la relazione tra arte, spazio espositivo e pubblico. L'autore trasforma l’atto del guardare in soggetto, rivelando dinamiche silenziose tra osservatore e opera. La fotografia diventa così uno specchio dell’esperienza museale contemporanea. Foto di Roberto Marossi / Courtesy Fondazione Prada

La maestosità silenziosa di una sala di lettura storica, fotografata da Candida Höfer. Simmetria e luce mettono in scena la memoria collettiva custodita nei libri. In quest'opera, l'artista utilizza una luce naturale uniforme per illuminare l'ambiente, evitando l'inclusione di figure umane. Questa scelta accentua la maestosità e la solennità dello spazio, trasformando la biblioteca in un "tempio del sapere". Le linee architettoniche, le scaffalature ordinate e le luci morbide creano un'atmosfera di silenziosa contemplazione, invitando lo spettatore a riflettere sul valore e sull'importanza della conoscenza. Foto di  Candida Höfer, by SIAE 2025/VG BildKunst, Bonn 2025 Courtesy Fondazione Prada

Due artiste e due serialità a confronto: Ursula Böhmer e Isa Genzken. La Böhmer ci sfida con ritratti frontali di mucche, presentate come soggetti individuali e con una propria dignità.
Un approccio tipologico che eleva l’animale a icona silenziosa di dignità e presenza, mentre Isa Genzken con la sua serie ironica e sensuale, sfida le convenzioni della rappresentazione del corpo. Foto di Roberto Marossi / Courtesy Fondazione Prada

Un’immagine pubblicitaria anni Ottanta trasformata in arte concettuale. Isa Genzken esplora la forma e la funzione dell’oggetto, tra estetica industriale e cultura pop.

Wolfgang Tillmans in questa serie lavora sulla sospensione del tempo e sull’estetica del quotidiano, trasformando il gesto casuale dello sguardo verso l’alto in un atto contemplativo. Il volo diventa tipologia visiva, ma anche metafora di libertà, distanza e desiderio. Foto di Roberto Marossi / Courtesy Fondazione Prada

Una griglia di fotografie mostra diversi serbatoi industriali che pur nella loro apparente uniformità, emergono come sculture anonime, frutto di un'architettura funzionale e razionale. Le immagini di Bernd e Hilla Becher, evidenziano la bellezza intrinseca di queste strutture industriali, trasformando l'ordinario in straordinario e invitando lo spettatore a riflettere sulla loro funzione e sull'evoluzione del paesaggio industriale Foto di Estate Bernd & Hilla Becher, represented by Max Becher, courtesy Die Photographische Sammlung/SK Stiftung Kultur – Bernd and Hilla Becher Archive, Cologne, 2025 Courtesy Fondazione Prada

Un’inquadratura frontale e monumentale di uno scaffale da discount: ripetizione, colore e sovrabbondanza diventano struttura visiva. Andreas Gursky trasforma il supermercato in un paesaggio astratto, dove il consumo diventa forma, ritmo e ideologia. Uno sguardo analitico e distante che rivela l’estetica (e la vertigine) della globalizzazione. Foto di Roberto Marossi / Courtesy Fondazione Prada

Un volto neutro, fotografato con precisione quasi clinica. Thomas Ruff analizza l’identità attraverso l’oggettività dello sguardo fotografico. Il ritratto frontale di Thomas Ruff, rappresenta una delle serie più iconiche della fotografia contemporanea. In questa serie, Ruff ha ritratto amici, colleghi e conoscenti con un approccio metodico e impersonale: espressione neutra, sfondo monocromo e luce uniforme, simile a un passaporto o a una foto segnaletica. Il ritratto frontale si trasforma in un'analisi profonda della fotografia che si interroga sul confine tra realtà e rappresentazione, e sul ruolo dell'osservatore nell'interpretazione dell'immagine. Foto di Thomas Ruff, by SIAE 2025 Courtesy Fondazione Prada 

Un archivio fotografico di posture maschili e femminili, raccolte da giornali e spazi pubblici, svela le convenzioni invisibili del corpo nello spazio.Con rigore quasi scientifico, Marianne Wex decostruisce il linguaggio del genere e del potere, trasformando la tipologia in strumento politico.Un lavoro pionieristico che fonde fotografia, femminismo e analisi culturale Foto di Roberto Marossi / Courtesy Fondazione Prada

Una figura solitaria attende tra due pensiline, in un paesaggio spoglio. L’immagine cattura la tensione tra presenza umana e spazio sospeso. è un'opera che esplora temi di solitudine, attesa e connessione tra individuo e ambiente, utilizzando la fotografia come mezzo per raccontare storie silenziose e universali. Lo scatto fa parte di una serie realizzata nel 1996. Ursula Schulz-Dornburg viaggiando attraverso l'Armenia alla ricerca di monasteri e eremi antichi, si imbatte con delle fermate dell’autobus abbandonate, spesso situate in luoghi remoti e inospitali, che hanno suscitato in lei una riflessione sulla condizione umana e sull'isolamento. Foto di Ursula Schulz-Dornburg / Courtesy Fondazione Prada

 

 

 

 

 

 

 



 

 

 

 

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