Visioni
20 ottobre, 2025Formiche, cicale, farfalle come specchio del cambiamento climatico. Il pericolo di una guerra globale, le minacce al free speech. L’illustratore americano: “Chi nega il climate change ha gli occhi coperti da banconote da un dollaro”
Il fumettista Peter Kuper: "In America libertà a rischio"
Tempi duri in America per comici, giornalisti, professori. Ma neanche i fumettisti cresciuti a pane e satira se la passano tanto bene. Dopo il caso Jimmy Kimmel, l’anchorman sospeso da Abc per le sue battute contro i Maga e tornato in onda dopo qualche giorno, sull’altra sponda dell’Atlantico la libertà di parola è in crisi profonda. C’è puzza di maccartismo, tra la censura da parte di Donald Trump e quella preventiva di emittenti tv e broadcaster. Si muove in un campo minato Peter Kuper, uno degli illustratori statunitensi più accreditati. Ha pubblicato i suoi lavori su Time, New York Times e riviste di culto come Mad Magazine, insegna a Harvard e ha insegnato per un quarto di secolo alla School of Visual Arts, nella Grande Mela.
Da sempre il fumettista rivolge lo sguardo all’attualità. A fine anni Settanta, infatti, fondò World War III Illustrated, rivista di fumetti politici. Ora torna con un nuovo libro: “Insectopolis – Una storia naturale” (edito in Italia da Tunué, pp. 256; € 34,90) parla di insetti per parlare di ambiente e cambiamento climatico, che alcuni si ostinano a negare, a partire dal presidente americano. «La più grande truffa», lo ha definito nel suo recente discorso all’Onu. Kuper sarà tra gli ospiti di spicco, con un doppio appuntamento, a Lucca Comics and Games 2025 (29 ottobre – 2 novembre), che quest’anno rende omaggio alla Francia e al “French kiss”, il bacio alla francese. L’illustratore americano sarà in tour anche a Genova (28 ottobre), Bologna (3 novembre) e Latina (4 novembre).
Peter Kuper, non accade spesso che un fumettista racconti il mondo degli insetti. Il suo “Insectopolis” arriva dopo altri due graphic novel: “La metamorfosi”, in cui ha adattato il capolavoro di Franz Kafka, il cui protagonista si sveglia trasformato in un enorme insetto; “Rovine”, pluripremiato, il viaggio di una farfalla monarca dal Canada al Messico. Cosa ha acceso il suo interesse?
«Tutto è iniziato quando avevo quattro anni. Osservavo alberi interamente coperti di cicale. Ogni 13 o 17 anni vengono fuori a milioni, come se si mettessero d’accordo, in maniera misteriosa. Si accoppiano, muoiono e tutto ricomincia da capo. Fu molto emozionante, anche se ero piccolo ricordo bene quell’immagine e il rumore, fortissimo. Volevo fare l’entomologo, studiare gli insetti, poi ho scoperto i fumetti. Sono passato dai ragni a Spider-Man».
Il mondo degli insetti sembra così distante da quello degli esseri umani.
«Non è vero. Come racconto in “Insectopolis”, le loro vite sono connesse alle nostre più di quanto si pensi. Gli insetti sono fondamentali per la nostra sopravvivenza, in pochi lo sanno: per l'impollinazione del caffè e del cacao, per esempio, per la produzione di seta e coloranti. Anche le mosche sono essenziali, così come gli scarabei stercorari: riciclano i nutrienti dal letame, li seppelliscono e li trasformano in materia organica fertile. La tintura rossa che si trova in alcuni alimenti e nei tappeti, inoltre, deriva dalla cocciniglia in Messico. E ancora, un intero impero, quello spagnolo, fu costruito sulla vendita di questo colorante rosso. Così come le falene fornirono la seta con cui è nato l'Impero cinese».
Molti insetti rischiano l’estinzione. A partire dalle api.
«È uno dei motivi per cui ho pensato di scrivere il mio libro. Anni fa lessi “Primavera silenziosa” di Rachel Carson (il libro dell’antesignana del movimento ambientalista uscì nel 1962, ndr), che riguarda l'impatto dei pesticidi sulla biodiversità, come il dannosissimo ddt. Per me fu una lettura illuminante. Se si elimina un insetto, tutte le specie che dipendono da lui inizieranno a morire: uccelli, anfibi, rane, pesci».
Tra i responsabili c’è anche il cambiamento climatico. Eppure sono in tanti a negarlo, incluso Trump. Cosa ne pensa?
«Chi nega il climate change ha gli occhi coperti da banconote da un dollaro. Impossibile non vedere ciò che accade: in tutto il mondo ogni anno fa più caldo. E fin dagli anni Cinquanta le compagnie petrolifere sanno che le loro azioni producono danni colossali. Eppure hanno nascosto queste ricerche, da loro finanziate con milioni di dollari, se non miliardi. Le prove scientifiche sono innegabili».
Nei suoi fumetti lei parla anche di politica. Negli anni Novanta, in un suo cartoon, aveva previsto l'elezione di Trump.
«È vero. Nel 1987 visitai Berlino, il muro era ancora in piedi. Mi venne in mente un'idea per un fumetto, “The Wall”. Decisi di disegnare un muro, tra il lato est e il lato ovest di Manhattan. All’epoca Donald Trump era un ricco imprenditore immobiliare, immaginai di farlo competere contro un altro businessman nella corsa alla Casa Bianca. Quando si candidò davvero alle presidenziali, nel 2000, sembrava uno scherzo. Disegnai diverse vignette sull’argomento. Nel 2015, mentre si avvicinava la sua prima vittoria alle presidenziali, smisi di ridere. Ora assisto preoccupato alla deriva distruttiva di questo personaggio, per gli Stati Uniti e il mondo intero».
Nel 1979 insieme con Seth Tobocman fondò World War III Illustrated, tra le prime riviste americane a fumetti di critica politica militante. È appena uscito il numero 54. Si tratta di una nuova profezia? La terza guerra mondiale non è mai stata così vicina…
«In questo numero parliamo della situazione in Medio Oriente, Gaza ovviamente. Abbiamo coinvolto diversi artisti palestinesi, ospitiamo articoli di Joe Sacco, che ha scritto libri sulla Palestina, di Art Spiegelman e Ben Katchor. La rivista parla anche di America dalla nostra prospettiva, che ci abitiamo. E include un articolo su Naji Ali (il più grande vignettista della storia palestinese, ndr): prima di essere assassinato creò un personaggio chiamato “Revolutionary”. Stiamo esplorando la possibilità di offrire una piattaforma agli artisti per discutere di questi temi e trasformarli in fumetti».
Se con un disegno dovesse sintetizzare l'America d’oggi?
«Di solito nei miei fumetti Trump abbraccia la bandiera a stelle e strisce come se fosse un palo, perché lui va in giro abbracciando e baciando bandiere. Ma non è solo Trump: oggi assistiamo all’ascesa del fascismo in tutto il mondo. Preferisco concentrarmi sulle questioni ambientali, le considero prioritarie».
Dopo l'assassinio di Charlie Kirk negli Stati Uniti è caccia alle streghe. Tra epurazioni e censura siamo alla fine del free speech?
«Assistiamo a un attacco alla libertà di espressione senza precedenti. Noi americani ci consideriamo liberi da tanto tempo, pensiamo sempre che qui non possa accadere. E invece sta accadendo con forza e velocità. È molto difficile reagire. Quando Donald Trump dice ad alta voce cosa farà, lo trasmette in diretta e poi lo fa, la gente di destra dice: “Beh vedi, è molto trasparente”. Come se qualcuno dicesse: “Ti sparerò” e poi ti spara davvero. Sarà trasparente ma è anche criminale. Ma il punto non è solo questo».
Prego.
«Negli Stati Uniti i cittadini hanno la sensazione di urlare e non essere ascoltati. È questo il vero pericolo serio, è non riguarda solo l’America ma tutto il mondo. Internet ha offuscato tutto».
Personalmente ha mai subito censure?
«Mai a questo livello. Dopo l’11 settembre era molto difficile pubblicare qualcosa che non fosse a favore della guerra. Tutto si complicò. All’epoca, quando non ti pubblicavano un disegno, ti dicevano che non era quello che si aspettavano o qualcosa del genere. Ebbe problemi perfino Art Spiegelman, Premio Pulitzer (nel 1992 con il libro “Maus”, ndr). Ora, se faccio una vignetta per il New Yorker, sono sicuro di ottenere centinaia di migliaia di visualizzazioni e migliaia di commenti. Molti saranno negativi. Ci saranno sempre troll e gente che ti urla contro».
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