Visioni
28 ottobre, 2025Con il suo bianco e nero ha dato voce al silenzio di Napoli. Nelle sue immagini il tempo si ferma, la luce diventa memoria e la fotografia un gesto di amore e di coscienza
Se ne va Mimmo Jodice, tra i più grandi maestri della fotografia italiana, ma ci resta la sua visione: Napoli sospesa, silenziosa, apparentemente immobile. Nelle sue fotografie il tempo non scorre, si ferma, si interroga. Jodice non ha mai cercato la bellezza nel pittoresco o nel grottesco. Lontano dagli stereotipi, ha sempre cercato l’anima intorno a sé: quella dei volti dei vicoli, delle statue che diventano presenze, dei porti, dei mari che respirano come esseri umani. La sua Napoli non è un luogo geografico, ma il punto in cui la luce incontra la memoria.
Come un archeologo, scavava nel visibile per far emergere ciò che il tempo aveva sepolto: la dignità, il mistero, la malinconia. E’ stato un maestro, ma senza volerlo. Schivo, lontano da ogni clamore, ha vissuto la fotografia non solo come estetica o mestiere, ma come disciplina interiore. Di fronte al mondo con rispetto, verità e rigore. Per lui l’immagine non era l'arrivo ma l’inizio di una lunga strada da percorrere. In un’epoca di caos visivo, le sue immagini restano esempi di silenzio e di concentrazione. Ogni inquadratura è un atto di rispetto, fedele al bianco e nero come lingua interiore. Le serie sui musei, sul mare, sulla città invisibile sono il ritratto di un uomo che ha saputo guardare la sua terra senza idealizzare né giudicare, solo ascoltando. Mimmo Jodice lascia un vuoto grande e discreto, ha insegnato che la fotografia può essere filosofia, che lo sguardo è una forma di amore, e che Napoli, la sua Napoli, continuerà a parlarci attraverso la luce.
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