È l’aprile del 1988, esattamente due anni dopo il disastro di Černobyl’ che però non arrestò la corsa al nucleare e all’“atomo buono”, che prometteva all’umanità intera tutta l’energia di cui aveva bisogno e senza pericoli. I referendum sulla questione nucleare del 1987, infatti, avevano indicato come il popolo italiano volesse sì questa nuova forma di energia, purché fosse garantita la sicurezza. Il governo italiano, allora presieduto dal democristiano Giovanni Goria, ritenne quindi che il mantenimento di un limitato presidio nucleare consentisse al Paese di non escludersi in toto dalle tecnologie nucleari. Ma - si chiedeva il giornalista Maurizio Valentini - cosa vuol dire nucleare sicuro? E soprattutto quali sono i costi da affrontare per garantirlo? Da allora sono passati quasi 40 anni e il futuro energetico del nostro pianeta è ancora misterioso, come dimostra la copertina de L’Espresso di un paio di settimane fa, che pone tutt’oggi al centro del dibattito la questione nucleare.