Spopolano le carte da gioco ispirate ai celebri personaggi antropomorfi che, muovendosi tra l’arte surreale e un’estetica trash, sfidano ogni logica narrativa e visiva

Il fenomeno Brainrot riporta in edicola i giovanissimi: un'allucinazione collettiva no-sense

A riportare i giovanissimi in fila davanti alle poche edicole superstiti non sono stati supereroi, calciatori o cartoni animati, ma dei meme grotteschi e senza senso. È un altro di quei fenomeni che nasce sui social, in modo più o meno casuale, e arriva a incidere su realtà antecedenti alla nascita di internet, come i chioschi dei giornali. Skifidol ha dato una forma fisica agli “Italian Brainrot” - uno dei trend digitali più discussi degli ultimi anni - trasformandoli in figurine, album, scatole, portachiavi e statuette. L’azienda di Modena, oggi - 21 giugno 2025 -, ha lanciato la Serie Beta intitolata “Allucinazione Cosmica”, a solo un mese di distanza dalla Alpha, promettendo “nuovi personaggi sempre più fuori di testa” per sfidare gli amici in “epiche battaglie no-sense”.

 

Tutto è cominciato con un video virale su TikTok - in seguito rimosso dalla piattaforma - che mostrava uno squalo antropomorfo in scarpe da ginnastica blu mentre cantava “trallalero trallalà” e imprecava con voce artificiale. Un contenuto talmente assurdo da risultare ipnotico e superare i 3 miliardi di visualizzazioni in poche settimane. Da quel momento, il format è esploso dando il via a un’ondata di imitazioni da parte di creator di ogni latitudine, che ha influenzato gli algoritmi e invaso i social.

 

Le carte da gioco “Italian Brainrot” si ispirano a questi meme che, muovendosi tra l’arte surreale e un’estetica trash, sfidano ogni logica narrativa e visiva trasmettendo però messaggi che colpiscono i più piccoli in modo diretto e senza controllo. Ogni carta-personaggio racchiude una micro-narrazione che è stata edulcorata e adattata per il pubblico più giovane. Così, mentre in rete queste creature innaturali bestemmiano e bombardano bambini e città a basso reddito, sulle figurine viene scritto che “Tralalero Tralalà” è soltanto un ginnico pescecane e “Bombardiro Crocodillo” un dannato alligatore rombante che vola trepidante. Filastrocche e canzoncine difficili da pronunciare, ma facili da ricordare, pensate per far ridere ragazzini e ragazzi.

 

Rimangono invece disorientati quei genitori che erano bambini negli anni Novanta e che hanno accolto i “Brainrot” come accolsero gli “Sgorbions” ma che, sentendo parlare i propri figli la lingua ignota del “marciume cerebrale”, hanno scoperto come solo i più giovani riescano a cogliere bellezza e ironia nella distorsione e nell’eccesso. Inoltre, educatori e ricercatori avvertono che le conseguenze per la Gen Alpha non sono solo in termini di gusto estetico e culturale, ma anche cognitive: l’attenzione si frammenta, la gratificazione istantanea sovraccarica il sistema dopaminico, l’apprendimento critico e relazionale ne esce compromesso.

 

I Brainrot non sembrano essere una moda passeggera, ma un culto contemporaneo che si alimenta esponenzialmente con immagini e video privi di senso apparente. È proprio la loro natura illogica e caotica a renderli adatti ad ogni interpretazione, spesso disturbante e politicamente scorretta. Come in un rito collettivo senza precetti, questi contenuti vengono condivisi, remixati e replicati in modo compulsivo. E l'intelligenza artificiale che li genera, ormai, non può essere più considerata un semplice strumento, ma la voce impersonale e deformata che interpreta una cultura digitale sempre più assuefatta dal degrado. E i Brainrot sono l’occhio che osserva una società che ha perso i propri riferimenti, ma continua a produrre - e a collezionare - immagini vuote.

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