Si chiama Bitcoin, l'ultimo affare di casa Berlusconi. A scommettere sulle magnifiche sorti della moneta virtuale è Davide Luigi Berlusconi, Billy per gli amici. Suo padre Paolo è il fratello minore dell'ex presidente del Consiglio. L'iniziativa porta il marchio di Xlab, una società nata un mese fa per promuovere l'uso della valuta nata in Rete come mezzo di pagamento alternativo. L'azienda è amministrata da Enrico Mario Barbieri, 42 anni, che è anche socio del giovane Berlusconi. I due partner si spartiscono in parti uguali il capitale di Xlab.
Barbieri è un uomo d'affari in passato attivo nel mondo della pubblicità. Di recente però, come confermano alcuni post pubblicati sul suo profilo Facebook, il socio del giovane Billy ha sposato la causa del Bitcoin.
Le cronache non hanno invece registrato altre iniziative da imprenditore lanciate dal nipote di Silvio Berlusconi, che ha 32 anni.
Fatto sta che i due soci hanno unito le forze per cavalcare il business di quella che alcuni definiscono la “criptovaluta”. Un business piuttosto controverso, a dir la verità. Proprio ieri la Banca d'Italia attraverso il suo braccio operativo nell'antiriciclaggio (Unità di informazione finanziaria, Uif) ha lanciato un allarme sulla moneta virtuale. Secondo l'Uif, la forte volatilità della quotazione del Bitcoin, che viene espressa in dollari, amplifica i rischi di manovre speculative ai danni dei risparmiatori. Peggio, la Banca d'Italia, nel suo rapporto pubblicato ieri, scrive che “non risulta che vi siano garanzia o forme di controllo che tutelino i clienti e le società dal rischio di appropriazioni indebite”. In definitiva, sostiene l'Uif, la moneta che viaggia sulla Rete facilita il riciclaggio di denaro sporco.
Queste accuse, condivise anche da altre autorità di controllo come la Banca Centrale Europea, vengono ovviamente respinte dai fan del Bitcoin, tra i quali a questo punto bisogna annoverare anche Billy Berlusconi e il suo socio Barbieri.
Sul sito internet di Xlab compare ogni sorta di informazione sulla moneta virtuale, descritta come l'unica forma di pagamento che taglia fuori le banche o qualunque altro tipo di intermediario. Proprio da questo aspetto nascono molte delle perplessità espresse dalle autorità finanziarie. Infatti, se è vero che gli istituti di credito sono escluse dal circuito, il completo anonimato che circonda le transazioni le rende di per sé sospette.
Il fenomeno Bitcoin, nato nel 2008 negli Stati Uniti, si è progressivamente diffuso anche in Europa e le ultime stime, da prendere con molta cautela, parlano di scambi per un controvalore di circa 50 miliardi al giorno. Poca cosa, per il momento, se si pensa alle transazioni per migliaia di miliardi che quotidianamente vengono concluse nel mondo.
Secondo il sito coinmap.org, in tutta Italia sono circa 200 i negozi e le società che accettano pagamenti in Bitcoin. Tra questi compare anche il Giornale, controllato dalla famiglia Berlusconi.
A inizio luglio il quotidiano milanese ha lanciato una novità: l'abbonamento pagato in moneta virtuale. Giusto due settimane prima, Billy Berlusconi e il suo socio avevano registrato la loro Xlab. Affari di famiglia.