Diritto allo studio

«Meloni e Bernini stanno sprecando una quantità immensa di denaro», gli studenti riscrivono alla Ue per salvare i fondi Pnrr

di Chiara Sgreccia   29 marzo 2024

  • linkedintwitterfacebook
Anna Maria Bernini

L'Udu aveva denunciato gli sprechi nella realizzazione degli studentati e, dopo i rilievi della Commissione europea, la presidente del Consiglio li ha accusati di remare contro la nazione. Ora parte una nuova denuncia su come si sta spendendo il denaro pubblico

L'Unione degli universitari scrive di nuovo alla Commissione europea, preoccupata che il governo stia sprecando i soldi del Pnrr che dovrebbero servire per garantire il diritto allo studio. Era già successo a maggio scorso, quando aveva evidenziato, attraverso uno studio dettagliato, come il governo per raggiungere gli obiettivi promessi all'Ue, stesse rendicontando, posti letto già esistenti come se fossero stati creati ex novo. Con il rischio di rendere inefficace una misura invece pensata per garantire l'accesso all'università anche a chi ha redditi bassi. 

 

Una settimana fa, la presidente del consiglio Giorgia Meloni aveva deciso di ritirare fuori la questione, non per spiegare o prospettare una soluzione al problema, riconosciuto anche dalla Commissione europea, ma per accusare gli studenti di remare contro gli interessi del Paese

 

L'Unione degli universitari non si è lasciata fermare dall'ennesimo tentativo del governo di criminalizzare il dissenso. E venerdì 29 marzo ha scritto di nuovo alla Presidente della Commissione Ursula von Der Leyen e depositato una denuncia alla Corte dei conti, preoccupata per la qualità delle misure finanziate con i soldi del Pnrr. Che dovrebbe servire a garantire la ripresa economica di tutto il Paese.

 

«Il governo l’anno scorso ha dovuto mettere quasi 300 milioni di euro per gli alloggi universitari che la Commissione Europea aveva rifiutato di finanziare, in quanto l’Italia chiedeva soldi per posti letto già esistenti da anni», spiega Simone Agutoli, referente dell’Udu per la questione abitativa: «Chiediamo alla Procura contabile di fare chiarezza sulle responsabilità di questa spesa inutile, accertando la possibile esistenza di un danno erariale. Queste risorse dovevano essere utilizzate per realizzare migliaia di nuovi posti letto, ma il Governo ha preferito sprecarle dandole a soggetti privati in cambio di un vincolo parziale e limitato. Infatti, per alcuni anni dovranno affittare a prezzo calmierato il 20 per cento dei posti letto, direttamente agli enti regionali per il diritto allo studio».

 

Così dagli accessi civici che gli studenti dell'Udu sono riusciti a fare in quindici diversi realtà regionali risulta che gli enti arrivano a pagare, in alcuni casi, fino a 380€ al mese per un posto letto: «Non solo lo Stato ha versato fino a 40mila euro per posto letto, ma poi anche le Regioni si ritrovano a versare ogni mese soldi per l'affitto. Questo meccanismo perverso non ha senso. Crediamo che la Commissione abbia delle precise responsabilità nell’accertarsi che le risorse del Pnrr siano spese nel modo migliore, specialmente nel caso in cui venga concessa una rimodulazione, aumentando lo stanziamento per gli studentati a 1,2 miliardi di euro».

 

Nella lettera alla Commissione Ue gli studenti chiedono anche che il Governo rispetti gli obblighi di coinvolgimento delle parti sociali. Mentre la ministra dell'Università Bernini «ha escluso e sbeffeggiato le associazioni studentesche. Sugli alloggi il Governo si è limitato a prevedere uno sconto ridicolo del 15 per cento sul canone di mercato, vincolando allo stesso tempo il 30 per cento dei posti letto alle graduatorie del diritto allo studio, per soltanto 12 anni. Ma dal terzo al dodicesimo anno le Regioni dovranno pagare il 75 per cento del prezzo di mercato, con un esborso annuo pari almeno a 100 milioni di euro. Peccato che queste risorse non ci siano», conclude Agutoli: «Il piano sugli alloggi universitari fa acqua da tutte le parti. Meloni e Bernini sono responsabili di uno spreco immenso di denaro che crea dannose dinamiche speculative, mentre il diritto allo studio viene messo in secondo piano».