L'inchiesta

Il governo Meloni porta il Giubileo fuori Roma per dare soldi alla Destra in Regione

di Carlo Tecce   5 aprile 2024

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Stanziati oltre 2,2 miliardi di euro per l'evento della Chiesa che si apre a dicembre: molta manutenzione, tanti favori al Vaticano (che riceve anche un regalo da 12,5 milioni). E una scelta politica: per premiare il governatore Rocca, Palazzo Chigi ha autorizzato decine di spese nella Regione Lazio

Che il Giubileo universale della Chiesa cattolica si tenesse a Roma nel 2025 con l’apertura della Porta Santa alla vigilia di Natale, o comunque nel concitato mese di dicembre, era noto dal 19 aprile 1470. Quando il pontefice Paolo II ne ridusse la periodicità da mezzo secolo a ogni quarto di secolo con la bolla papale “Ineffabilis Providentia”. Purtroppo per Paolo II la provvidenza fu nefasta e non fece in tempo a presiedere il Giubileo indetto per il 1475 che ha lasciato in dote al mondo la Cappella Sistina. Nonostante il considerevole preavviso, sono in grave ritardo un terzo dei cantieri per il Giubileo 2025 che proprio dal 24 dicembre 2024 chiamerà alla remissione dei peccati circa 1,4 miliardi di cattolici. È altrettanto noto più o meno dal 1470 che gli istinti famelici della politica sono irrefrenabili dinanzi a un grande evento pubblico organizzato con grandi capitali pubblici. Il governo di Giorgia Meloni non fa eccezione. Anzi fornisce una prova di come un grande evento pubblico organizzato con grandi capitali pubblici venga sfruttato per mere esigenze di campagna elettorale e di propaganda a buon prezzo. Soprattutto per la Regione Lazio di Francesco Rocca. Non una azione complessa poiché il Giubileo, tra fondi diretti, molteplici integrazioni, contribuiti privati, in tre anni muove circa 3,870 miliardi di euro.

 

L’origine. Il governo giallorosso di Giuseppe Conte era assai interessato al Giubileo e in particolare alle costanti frequentazioni con le gerarchie vaticane che ne derivano, ma ha patito la stessa sorte di Paolo II. È toccata a Mario Draghi la fase di asettica impostazione, peraltro durante il passaggio di consegne al Campidoglio con l’arrivo di Roberto Gualtieri al posto di Virginia Raggi. Draghi ha smontato subito i tavoli di concertazione e blablabla impilati uno dietro l’altro per fabbricare comunicati stampa e ha tentato di rendere impermeabile il Giubileo alle tentazioni della politica. In un modo abbastanza semplice: ha assegnato le risorse, e di conseguenza le funzioni di stazione appaltante e soggetto pagatore e vigilante, a una società di scopo interamente controllata dal ministero dell’Economia chiamata “Giubileo 2025 Spa”. Lo stesso Draghi ha indicato per “Giubileo 2025 spa” vertici di esperienza manageriale con profili apartitici: amministratore delegato Marco Sangiorgio (ex di Redo sgr e di Cassa Depositi e Prestiti), presidente di garanzia Matteo Del Fante (ad di Poste Italiane). Con la sua prima e ultima legge di Bilancio, alla fine del 2021, il governo Draghi ha affidato a “Giubileo 2025 spa” 1,335 miliardi di euro da ripartire con un successivo decreto del presidente del Consiglio dei ministri (Dpcm) ispirato al programma dettagliato del sindaco di Roma nonché commissario straordinario Gualtieri.

 

Le ambizioni erano in stile Draghi: nessuna opera biblica, tanta manutenzione per la Capitale, decine di appalti mirati, molte piazze, strade, rotaie per la metropolitana, centraline per il segnale telefonico, autobus a metano o elettrici. Ancora una volta, per restare in tema, la provvidenza non è stata clemente: caduto il governo Draghi a metà luglio 2022, ha vacillato presto l’asettica impostazione. Il governo Meloni, soltanto per adempire una scadenza, ma senza convinzione e con parecchi rimandi, il 15 dicembre 2022 ha emanato il dpcm e però non ha ripartito l’intero stanziamento di Draghi di 1,335 miliardi di euro. Ha “trattenuto” 334 milioni. Li ha tenuti in sospeso per affrontare con maggiore libertà di manovra la campagna elettorale per le Regionali nel Lazio di febbraio 2023. Soltanto l’8 giugno 2023, a un anno e mezzo dalla legge di Bilancio di Draghi, il governo Meloni ha approvato il programma dettagliato per il Giubileo e soltanto da luglio 2023 la società “Giubileo 2025 spa” ha potuto iniziare il suo mandato.

 

Dalle scelte di Meloni sono emersi interventi più politici che giubilari. Alcuni esempi: il palazzetto dello sport a Palombara Sabina (1,3 milioni); una riqualificazione degli impianti sportivi a Guidonia Montecelio (2,2 milioni); il recupero del Castello Vecchio a Colleferro (1,1 milioni); la rigenerazione della viabilità urbana di Ariccia (2,5 milioni). Il conflitto politico fra la Regione Lazio di centrodestra e il Comune di Roma di centrosinistra si è acuito col passare dei mesi e la palese predilezione di Palazzo Chigi per la Regione di Rocca che, per dire, è soggetto attuatore di lavori da decine di milioni di euro per il fiume Tevere.

 

Le aggiunte. Il governo Meloni non ha smesso di erogare denaro per il Giubileo: è formalmente corretto affermarlo. In realtà quel denaro è stato girato alla Regione Lazio. Come i 212 milioni di euro provenienti da un decreto legge convertito lo scorso agosto che la Regione Lazio può utilizzare per sistemare ospedali e pronti soccorsi di Roma, ma anche di Frosinone, Latina, Viterbo, Rieti, Cassino, Tivoli, Fondi, Formia, capoluoghi e grossi centri di provincia. È sempre un’ottima notizia quando il denaro pubblico finisce alla sanità, ma che c’entra col Giubileo? Nulla, è denaro pubblico facile da spendere attraverso procedure veloci.

 

Allora il Giubileo è diventato una scorciatoia contro la burocrazia, e la si percorre volentieri. Con la legge di Bilancio di quest’anno sono stati inseriti nel sistema giubilare ulteriori 220 milioni: 26,3 sono già nella disponibilità della Regione Lazio, il resto va ancora distribuito. E per coinvolgere tutti senza escludere nessuno, sempre con la legge di Bilancio di quest’anno, il governo ha bloccato 478 milioni per la “gestione” del Giubileo.

 

Per ricapitolare: il governo Draghi più il governo Meloni hanno indirizzato verso il Giubileo 2,245 miliardi di euro, di questi circa un miliardo è per opere inerenti al Giubileo; alcune decine di milioni sono omaggi elargiti nelle province laziali; almeno 237 milioni sono per la Regione Lazio alla voce sanità; 673 milioni sono di destinazione ancora ignota. Nel computo vanno segnati 1,623 miliardi di origine privata/pubblica che riguardano progetti esterni al Giubileo. Il più grosso è il porto turistico di Fiumicino (439 milioni) per l’attracco di navi da crociera, finanziato con 400 milioni dalla compagnia americana Royal Caribbean Group.

 

Il beneficiario effettivo. A questo punto del racconto, però, manca il protagonista. Il Vaticano. La Santa Sede si fa rappresentare da monsignor Rino Fisichella e, nonostante il fastidio per le schermaglie politiche italiane, sorveglia con premura i propri cantieri. Il Vaticano ha esplicitamente richiesto, e automaticamente ottenuto dal sindaco Gualtieri, l’interramento di un tratto di strada fra via della Conciliazione e Castel Sant’Angelo. Il costo stimato, appena ritoccato all’insù, è di 80 milioni di euro. I romani conoscono benissimo questo cantiere. Perché da settembre, sequestrati dal traffico, hanno il privilegio di ammirarlo a un tiro di mano, per decine di minuti, fermi in macchina. In piazza del Risorgimento, costo di 13 milioni, non si è ancora cominciato a ridisegnare lo spazio per le auto e la gente.

 

Gualtieri e Rocca

 

Con queste opere, incluse quelle di via della Conciliazione, la superficie pedonale attorno al Vaticano avrà un rilevante incremento. Sarà più comodo per pellegrini (e turisti) raggiungere il Vaticano oppure spostarsi nel territorio italiano attiguo al colonnato di San Pietro, di fatto zone annesse al Vaticano. Insomma: in caso di un grande evento pubblico organizzato con grandi capitali pubblici è opportuno farsi guidare dal Vaticano. E poi c’è una curiosità o una bizzarria, fate voi. Non soltanto la Santa Sede ha ricevuto col Giubileo piazze e strade più belle e più ampie, ma ha pure incassato un obolo statale, italiano si intende, per l’accoglienza dei suoi pellegrini: 12,3 milioni di euro.

 

Oltre al traffico del Giubileo che si confonde con quello per i cantieri del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), di visibile, per romani (e turisti), ci saranno la piazza di San Giovanni in Laterano, la piazza dei Cinquecento (stazione Termini) e otto ponti sul Tevere. La serie di manutenzioni necessarie per la mobilità cittadina, voluta da Draghi, ha resistito al governo Meloni: fornitura di treni per la metropolitana (60 milioni), di autobus di vario tipo (111 milioni), di cavi e reti per la tramvia (54 milioni).

 

Il Giubileo dimostra che organizzare un grande evento pubblico con grandi capitali pubblici richiede uno sforzo di visione e coerenza non compatibile con la caducità dei governi italiani e con la penuria di spirito di collaborazione fra le amministrazioni locali. Inoltre dimostra ancora che il Vaticano ha una capacità, sperimentata nei secoli dei secoli, di tutelare i propri obiettivi. Questo Giubileo di papa Francesco non sarà un fallimento, perché le ipotesi sui pellegrini a Roma oscillano già fra i 30 e i 35 milioni e perché il governo Draghi e la società di Sangiorgio hanno attutito i colpi che la politica, come sua natura e forse anche come suo dovere, ha scagliato contro l’asettica impostazione draghiana. Non ci sono dubbi, non occorrono dogmi.

 

Invece consumare in fretta centinaia di milioni di euro, perché un appuntamento fissato dal 1470 lo impone, è davvero fuori dalla storia. Anche quella di Paolo II.