Linguaggio brutale. Immagini senza racconto. Fenomenologia di YouPorn.com

Sino a qualche anno fa, la pornografia rappresentava un universo riservato a fan dai profili socioculturali omogenei e identificabili: una tribù che richiedeva a quanti volessero farne parte di superare una serie di prove tanto banali quanto in grado di filtrarne il numero e l'identità. Solo i soggetti mossi da una pulsione erotica più forte delle barriere del pudore compievano il trasgressivo passo verso l'abisso del piacere. Accedere a uno spettacolo cinematografico a luci rosse, acquistare una videocassetta e varcare le soglie delle dark room costituivano dei riti iniziatici ineluttabili al fine di assetare l'istinto pornografico. L'avvento del web 2.0, comporta invece una mutazione del fenomeno: emancipato ormai dal ruolo marginale nell'ambito della cultura contemporanea. Una cartina di tornasole del rapporto tra reti e sessualità è rappresentata da YouPorn.com, un sito emblematico della socialità elettronica. Dominio registrato da un'azienda californiana nel dicembre del 2005, YouPorn è divenuto il sito web pornografico più popolare del globo, sino a piazzarsi al cinquantunesimo posto tra i siti più visitati del mondo e al sedicesimo nella classifica delle pagine web più frequentate in Italia. La sua ricetta si basa sulla traduzione pornografica della logica di YouTube, delegando agli utenti il compito di fornire, produrre e valutare i contenuti della piattaforma comunicativa. Il finanziamento dell'operazione proviene dalle pubblicità che attorniano le pagine web, ovvero dalla pletora di siti pornografici, chat line erotiche o stanze che offrono la possibilità di incontrarsi a quanti condividano determinate voluttà. Ogni giorno il magazzino si arricchisce di migliaia di video, che dopo neanche cinque ore dal loro inserimento possono contare su trecentomila visite. Siamo al cospetto di una popolazione che tende ad equivalere alla massa degli utenti della rete, un ambiente comunicativo dove le luci rosse rivestono un ruolo di primo piano, come mostrano i dati secondo cui la parola 'sex' è quella più digitata nei motori di ricerca, il 35 per cento dei file scaricati corrisponde a contenuti bollenti e il 12 per cento dei siti è di natura pornografica.

Web 2.0 insomma suggella l'avvento della pornocultura, una sensibilità che attraversa la rete e contamina ogni aspetto della vita sociale. A ben vedere, un filo rosso collega i video di Youporn alle immagini provocanti tramite cui la pubblicità seduce il passante delle strade o lo spettatore della tv, alle curve sinuose del design contemporaneo, così come alle derive sessuali e alle leggende erotiche che pullulano attorno ai leader politici, dal tormentone su Silvio Berlusconi a Nicolas Sarkozy nel suo ménage con Carla Bruni sino ai presunti rapporti tra Hugo Chávez e Naomi Campbell. Massimo Canevacci, antropologo che ha dedicato la sua carriera allo studio dei feticismi visuali, suggerisce che "il digitale e il web attestano il transito dalla tradizionale pornografia al porno nella sua versione più cruda: cade la scrittura e il porno diventa tutto visuale". I filmati di Youporn sono composti spesso di sequenze contestualizzate o provenienti dalla vita quotidiana e non dalle sale di registrazione cinematografica.

Da una parte gli amatori creano scenari dotati di una qualità professionale, dall'altra i professionisti si fingono amatori per attirare il pubblico alla ricerca di scene autentiche. E anche l'atto di visione di Youporn è situato nella maggior parte dei casi, nelle cornici del vissuto personale e non più in zone nascoste o nel tempo libero. Ne è conferma il dato secondo cui il 70 per cento del consumo e dello scambio di video e comunicazioni porno avviene durante il tempo di lavoro. La pratica si concretizza in una delle tante finestre aperte sullo schermo del computer. Ciò comporta alcune conseguenze per l'elaborazione del contenuto porno. Esso deve essere calibrato con la natura accelerata delle comunicazioni elettroniche, abbreviando la propria durata e fornendo immediatamente all'utente ciò di cui ha bisogno. I video di Youporn sono più brevi di un lungometraggio e non prevedono gli intervalli e le scene morte che caratterizzano il linguaggio pornografico classico.

La natura multitasking della cultura digitale, secondo cui contemporaneamente redigiamo un rapporto di lavoro, chiacchieriamo con un amico e scarichiamo un file musicale, fa sì che a ognuna delle attività svolte venga dedicata un'attenzione parziale e che esse siano tutte tra loro legate. Un sito ti rimbalza a un altro, un'informazione proietta l'utente verso una nuova fonte, l'immagine di un banner sollecita a digitare la formula 'Youporn'. Secondo Alberto Abruzzese, direttore dell'Istituto di Comunicazione dell'Università Iulm di Milano "come il voyeur ottocentesco vagava per le strade della metropoli passando tra prostitute e vetrine, anche il corpo del passante virtuale cede all'appeal delle lucciole digitali. In tal modo Youporn si rivela essere l'inferno di Internet".

Le immagini che in esso divampano mostrano, in effetti, contenuti eccessivi, corpi che ostentano una forma di orgasmo dove la ricerca del piacere coincide con l'espressione più brutale dell'uomo, per mezzo di uno shock estetico e di linguaggi che i canoni del buon gusto hanno sempre archiviato nei registri del ripugnante. Si tratta di una provocazione estetica che, a differenza dei dispositivi tipici delle avanguardie, fa appello ai sensi rinunciando a ogni leva concettuale e astratta. Nell'ambito dello scenario pornoculturale, d'altra parte, la concorrenza per youporn, xporn, pornotube e simili è abbondante, e vince chi genera l'eccesso e riesce a carpire la merce più rara e preziosa dell'economia di oggi: l'attenzione sensibile degli utenti.

In un siffatto quadro si consuma uno dei paradossi più curiosi della nostra epoca: all'interno del sistema comunicativo che potrebbe garantire il trionfo della scienza e della coscienza occidentali, si fa spazio ciò che Georges Bataille nominava la "parte maledetta" dell'umanità. Il cyberspazio porta così in superficie in modo esacerbato e barbarico il carico di voluttà che gran parte della cultura moderna ha stigmatizzato e tentato di addomesticare. La socialità elettronica dispiega attualizzando e dilatando forme sperimentate già nel Medioevo, una dimensione carnevalesca della vita collettiva con tanto di rituali orgiastici e di dissolutezze. Una volta spalmata negli interstizi spaziali e temporali più ordinari del quotidiano - dal lavoro allo studio, dal loisir alla vita domestica - la pornocultura viene lentamente metabolizzata e si banalizza, smarrendo progressivamente la propria originaria carica trasgressiva. L'indirizzo di Youporn, a differenza degli scaffali segreti dove si nascondevano le riviste pornografiche, è affisso sulla lista dei 'preferiti' dei siti Internet, mentre le performance dei nuovi attori divengono un argomento di conversazione socievole in televisione e nei bar, suscitando persino la pubblica ilarità. Trionfo e contemporaneamente fine della pornocultura.