Mentre Galeazzi e Costanzo commentano i mondiali senza mai sollevarsi dal trash dialettale, Sky sta svolgendo il vero servizio pubblico. Con ospiti competenti e trasmissioni educate

I Mondiali di calcio stanno ai palinsesti quadriennali come la messa di Natale sta all'Anno Liturgico. La scelta è tra tv a pagamento e non, ammesso che esista davvero, in Italia, una tv che non si paga.
Sul satellite si è celebrato il ritorno di Ilaria D'Amico ai salotti di commento calcistico (Sky Mondiale Show): studio essenziale, ospiti e complici inappuntabili, nessuna inflessione dialettale esibita. I giri d'opinioni sono puntuali, le analisi tecniche chiare e sintetiche e quando Paolo Rossi deve dissentire da Gianluca Vialli o dal giornalista Mario Sconcerti prima chiede quasi scusa.

In un mondo perfetto il servizio pubblico sarebbe questo. Sottilizzare è inutile. Paragonare, poi, sarebbe impietoso e forse anche inopportuno. Il confronto andrà fatto, piuttosto, con trasmissioni come il "Game, Set, Mats" che ha accompagnato, su Eurosport, la vittoria di Francesca Schiavone al Roland Garros: ex tennisti divenuti giornalisti (Annabel Croft) e commentatori (Barbara Schett e l'eponimo Mats Wilander) davano vita a un vivacissimo teatrino, a elevati tassi di commento tecnico, humour e anche pietas verso i perdenti. Nel confronto con questi (o per fare un altro esempio con le telecronache sempre tennistiche di Gianni Clerici e Rino Tommasi) e nel volersi distanziare il più possibile dall'abominio del trash, il salotto di Ilaria D'Amico pare correre invece un rischio di seriosità. Sullo sport (come sulla politica, la cultura e tutto il resto) la competenza e l'onestà verso i telespettatori faticano ancora un poco a essere, e ad apparire, leggere e disinvolte.

Anagrammi: Ilaria D'Amico: ama i cordiali, / odia clima Rai.

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