«Noi Responsabili siamo stati un centro di prima accoglienza nella maggioranza. Poi molti hanno avuto delle cose e Berlusconi è andato avanti con le offerte, senza più fare politica. E così dopo un po' è crollato tutto». Parla Francesco Pionati, regista dell'operazione che  salvò il governo un anno fa

Pionati, a un anno dal 14 dicembre, come valuta l'esperienza dei 'Responsabili'?
«Innanzitutto precisiamo: io non faccio parte del gruppo di coloro che sono passati da una parte all'altra nell'ultimo periodo. Il 14 dicembre abbiamo avuto una grande responsabilità, ma anche un grande merito: non far precipitare il Paese in una crisi durante le vacanze di Natale. E adesso lo vediamo cosa vuol dire la crisi. Noi abbiamo avuto una grande importanza numerica però non abbiamo assunto una rilevanza politica perché non siamo riusciti ad amalgamarci. Non abbiamo creato nulla di nuovo. Eravamo una sorta di centro di prima accoglienza della maggioranza nella quale sono confluiti tante sigle di cui alcune, come la mia, hanno una reale forza sul territorio, confermata dal 7 per cento delle regionali in Molise, e altre solo fittizie create per ottenere qualcosa».

Ottenere qualcosa. Tipo poltrone, mutui, bonifici?
«Sul momento era una battaglia di vita o di morte, non si pensava a che si fa dopo, a chi lo fa. Certo ora basta vedere chi da quel momento ad oggi ha avuto le cose. Ma io sono sempre stato responsabile, ho sempre ceduto il passo ad altri. E' un problema di chi ha accettato. Io sono una persona al di sopra di ogni sospetto, che ha semplicemente fatto una scelta politica che in questi giorni è assolutamente confermata. Ho sempre pensato che contano più gli elettori che i seggi in Parlamento , che sono stati dati per ottenere qualcosa. Sono cresciuto nel Paese e soprattutto sono rimasto fuori dalle nomine dei sottosegretari».

Quindi lei non hai mai chiesto nulla?
«Ma no, io pensavo che all'inizio ci fosse un riconoscimento politico delle componenti di questo gruppo e quindi che si dovesse dare rappresentanza a tutte queste componenti. Invece ho visto che sostanzialmente sono stati dati incarichi molto precari semplicemente a uomini del Pdl che erano stati messi da noi in parcheggio. Quindi c'è stata una logica di non riconoscere il ruolo degli altri. Questo ancora di più ha esasperato quelli del Pdl».

Cioè?
«Perché hanno visto che non venivano premiati e riconosciuti quelli come me. Io sono quello che ha messo la faccia all'operazione, che si è speso. Uno conosciuto a livello pubblico. Il fatto di non aver visto premiato me e di aver visto premiati altri ha esasperato gli animi nel Pdl». 

Del resto lei è stato capace di teorizzare  in un'intervista a 'Repubblica' la fenomenologia del tacchino. Disse: «Spiego ai miei tacchini che sono dei pazzi a inneggiare al Natale, domando: "Vuoi mori"?. Io faccio il tacchino e rispondo: certamente no. Guarda tacchino che se la crisi si incarta, si va alle elezioni. Tu che sei un tacchino stai nella lista degli ultimi, i meno visibili. Ti intervista mai qualcuno? No. Quindi morte certa, non c'è scampo". Parecchi tacchini in Parlamento?
«E' un discorso che ha funzionato. La paura di una crisi senza sbocchi ha aiutato qualcuno a sostenere Berlusconi. Ma io l'ho fatto per una motivazione, non per calcoli personali. Non ho nulla a che fare con loro. Non ho partecipato a nessun incontro di offerte e controfferte. Non ho chiesto e non ho insistito perché ho capito dall'inizio che la piega che prendevano gli eventi era negativa, che si trattava di una cosa che non si sarebbe tenuta in piedi più di qualche mese. Capivo che era un edificio pericolante».

Perché un edificio pericolante?
«Dopo i primi mesi il fatto dell'inseguire i deputati, che ha fatto anche il centrosinistra (perché pure loro se ne sono riportati indietro), non ha portato a nulla. Berlusconi si è fatto convincere ad inseguire giorno per giorno i parlamentari per mantenere un numero per andare avanti, ma non si capiva per fare cosa. In nome di che cosa».

Convincere da chi? Da Denis Verdini?
«Sì, si è fatto consigliare male. Non ha capito che la politica genera i numeri e non il contrario. Tu puoi anche avere la maggioranza in parlamento, ma se quella maggioranza non produce, non serve a niente. Sembrava la lotta che si faceva nella guerra fredda tra Kgb e Cia, una maionese impazzita e quindi mi sono fatto da parte. Ho votato fino alla fine perché sono una persona seria, leale e corretta».

Mi spiega meglio perché per lei il "centro di accoglienza" responsabile non ha assunto una rilevanza politica?
«E' stato un centro di accoglienza della maggioranza dove venivano scaricati quelli che si avvicinavano. Poteva avere un'opportunità politica che è stata invece sacrificata alle ambizioni personali, di persone che si sono avvicinate solo per interesse. Ognuno ha pensato a qualcosa per sé, io ho preso atto e sono andato avanti per la mia strada convinto da cattolico che le cose individuali valgano più delle cose collettive. Siamo stati messi in un gruppo per fare massa, la prima operazione è andata bene, ma la fase due non ha funzionato.  Questa cosa però io da analista politico, l'ho capita subito e sono andato avanti per la mia strada. Tanto è vero che nei miei sondaggi, se vuoi la Ghisleri te lo può confermare, l'Alleanza di Centro insieme a Grande sud è l'unica formazione nuova che viene intercettata a livello nazionale. Sul piano politico sono convinto che quell'esperienza è stata fondamentale e oggi lo si capisce perché noi, almeno io e le persone più responsabili come Moffa non abbiamo fatto quel gruppo per dire a Berlusconi "tira a campare", ma per dare a Berlusconi la possibilità di decollare e di avviare una nuova stagione all'insegna delle grandi riforme di cui il Paese ha bisogno».

Ma di fatto non crede sia stato un tirare a campare?
«Sì, lui non ha fatto le riforme ed è caduto. Ma oggi, a due mesi dalla caduta, si capisce che quello che dicevamo era vero, che tutto quell'accanimento contro Berlusconi era una bufala. Serviva solo per buttarlo giù, perché non sarebbe cambiato assolutamente nulla. I problemi sono giganteschi, l'Europa di noi se ne frega e mi fa ridere il senso di responsabilità a cui oggi si richiamano per esempio  Pierferdinando Casini e il Terzo Polo. Vorrei sapere dov'era questo senso di responsabilità quando al governo c'era Berlusconi.  Se la responsabilità è nei confronti del Paese vale sempre. Quello che succederà nelle prossime settimane confermerà questa analisi».

Cosa intende dire?
«Gli italiani stanno vedendo che le mazzate che non ha dato Berlusconi le sta dando Mario Monti. All'italiano medio che le tasse le metta Berlusconi o Monti non cambia niente. L'esperienza di Monti è pericolosa perché  dietro di Monti stanno tentando di restaurare una Repubblica che è senza governo, senza bipolarismo, dove  riemergono le cariatidi. Dov'è la novità rappresentata da Casini o Fini che sono in Parlamento da 35 anni? Questa è la grave anomalia del nostro sistema politico. E' evidente che la crisi è crisi a prescindere da chi governa, ma stiamo cercando di peggiorare le nostre condizioni, scardinando quel minimo di garanzia che è il bipolarismo che dà certezza all'elettore delle scelte prima del voto. Addirittura Casini ha teorizzato che la scelta può essere fatta dopo il voto. Un atteggiamento proprio da irresponsabili».

Berlusconi  è caduto, pensa che i 'Responsabili' possano essere ancora fedeli?
«E' fallita la somma di voti, di persone che non si trovano nello stesso programma, ma io ho una grande fiducia e un rapporto straordinario con Alfano. Dobbiamo creare una nuova alleanza di centrodestra unita. Chi ha lavorato solo al teatrino della politica, aggancia un deputato, prendi un deputato, caccia un deputato, alla fine quella storia lì non paga».

E in questo centrodestra c'è posto anche per Maurizio Grassano dopo le dichiarazioni alla trasmissione 'Gli Intoccabili'?
«Grassano con me non c'entra nulla. Non so nemmeno a che forza appartenga. Ognuno ha preso la sua strada, ognuno risponde per sé , viviamo in una situazione di assoluto rompete le righe, siamo in una frana politico ed economica senza fine. Non si capisce niente.  Il Pd appoggia lo sciopero della Cigl e poi appoggia Monti. Mi spieghi dov'è la coerenza? Allora quelli del Pd sono dei pagliacci? In parte sembra di sì. Berlusconi ha ceduto alla politica dei numeri e l'opposizione  ha fatto un attacco feroce e continuo a Berlusconi passando improvvisamente nel giro di 24 h al grande senso di responsabilità sugli stessi provvedimenti che avrebbe preso Berlusconi. E' tutta una pagliacciata. Sta per avvenire  un'esplosione vulcanica del sistema Italia. Sono una serie di contraddizioni che non si possono più tenere in piedi. La politica non sta affrontando i problemi né con Berlusconi né adesso. Stiamo facendo saltare in aria un Paese per rientrare nei parametri di Maastricht, ma chi se ne frega dei parametri di Maastricht».