Passata la bufera, l'imprenditore-deputato ha cambiato idea: non lascerà più, come aveva promesso, lo scranno di Montecitorio. Lo ha 'convinto' Silvano Moffa, ex An, che temeva lo scioglimento del gruppo Popolo e territorio
Massimo Calearo ce l'ha fatta anche stavolta. L'imprenditore vicentino non lascerà lo scranno come aveva annunciato. Ormai manca solo l'ufficialità, che dovrebbe arrivare nei prossimi giorni con una conferenza stampa. Il segnale in ogni caso è stato lanciato, anche se non lo ha notato quasi nessuno: giovedì scorso l'ex deputato Pd, poi Api, poi Misto e infine Responsabile ha fatto la sua rentrée a Montecitorio dopo settimane di assenza. Giusto in tempo per prendere posto (e farsi vedere) accanto al capogruppo Silvano Moffa, intervenuto in Aula durante il dibatto sul dl fiscale a nome di Popolo e Territorio. Come a dire: sono di nuovo qui, scordatevi pure le dimissioni.
Calearo era finito al centro delle proteste per le parole pronunciate nel corso della trasmissione "La Zanzara" su Radio 24: «Dall'inizio dell'anno alla Camera sono andato solo tre volte», «Rimango a casa a fare l'imprenditore invece di andare a premere un pulsante, che non serve a niente», «Credo che da questo momento a fine legislatura non ci andrò più», «Con lo stipendio da parlamentare pago il mutuo della casa che ho comprato, da 12 mila euro al mese», «Ho la Porsche con targa slovacca perché come amministratore si possono scaricare tutte le spese, mentre in Italia solo il 50 per cento». Una serie di affermazioni tra il guascone e lo smargiasso costate all'onorevole la furia del web (dov'è sorto perfino il
sito Boicotta Calearo), l'attenzione della stampa e una riprovazione pressoché unanime.
Per Calearo si era scomodato perfino Walter Veltroni, che pure lo aveva voluto nel 2008 capolista in Veneto e per l'intera campagna elettorale aveva evitato di pronunciare il nome di Silvio Berlusconi come dimostrazione di superiorità: «Una persona orrenda». Travolto da tanta indignazione, l'imprenditore aveva annunciato l'intenzione di passare la mano: «La settimana prossima vado a Roma dal mio capogruppo e poi me ne torno a casa a fare l'imprenditore» aveva annunciato. Poi però i giorni sono passati, lo scandalo della Lega ha calamitato l'attenzione e Calearo si è sapientemente defilato. Fino all'altro giorno.
Un ruolo decisivo in questa retromarcia lo ha svolto proprio Moffa, approdato fra i Responsabili dopo aver seguito e abbandonato la pattuglia di ex camerati di An passati a Fli. Alla sua terza legislatura, l'ex presidente della Provincia di Roma ha convinto Calearo che non c'era motivo alcuno per dimettersi. Sarebbe stato sufficiente lasciar chiedere pubblicamente scusa, attendere qualche giorno per lasciar passare la bufera, magari aspettare un nuovo "caso" e nessuno avrebbe più chiesto la sua testa. E così è stato.
«Calearo è una persona molto seria e sa da solo come comportarsi. Ci siamo sentiti per telefono e gli ho solo detto di riflettere, invitandolo a continuare a svolgere la sua funzione di parlamentare. Niente di particolare» si schermisce il capogruppo Moffa. Parole tutt'altro che disinteressate, le sue, visto che con la defezione dell'imprenditore il gruppo di Popolo e Territorio sarebbe sceso a quota 22 deputati, a rischio scioglimento.
Se fino a fine legislatura Calearo potrà dunque pagare senza patemi il mutuo della sua grande casa, l'imprenditore in questi giorni ha anche un altro motivo di soddisfazione. A quanto risulta a' l'Espresso', infatti, nelle scorse settimane il suo gruppo ha acquistato l'80 per cento della Telefunken: da semplice distributore per l'Italia dei navigatori e sistemi gps della società, Calearo ha prima esteso il suo ruolo a tutti i Paesi del sud Europa fino a puntare al cuore dell'azienda stessa. L'annuncio ufficiale è atteso a giorni. Raggiante, pare che l'imprenditore vada ripetendo in questi giorni a chiunque gli capiti a tiro: «Ci sono imprese tedesche che comprano quelle italiane, ma anche qualche impresa italiana che compra quelle tedesche».
Adesso, con l'accresciuta mole di lavoro dove troverà il tempo per volare a Roma a 'schiacciare pulsanti'?