Il sindaco di Verona fa pagare ai contribuenti 170 mila euro l'anno per lo stipendio del suo nuovo uomo immagine. Una cifra che supera quella di tutti i dirigenti comunali. E se qualcuno lo fa notare, partono le querele

Più del direttore generale (130 mila euro), più del segretario generale (110 mila euro): per il suo portavoce, il sindaco leghista di Verona Flavio Tosi non ha lesinato i quattrini pubblici e ha stabilito uno stipendio di oltre 170 mila euro l'anno. Così Roberto Bolis, 65 anni, ex cronista enogastromomico, ex militante del Pci ed ex firma dell'Unità, è diventato l'uomo più pagato fra i dipendenti del Comune veneto.

Certo, ci sarebbe la crisi dei conti pubblici e ci sarebbero i tagli effettuati agli enti locali, ma per «l'alta professionalità commisurata alla specifica preparazione e alle particolari condizioni di mercato dei giornalisti» non si poteva chiedere neppure un minimo contributo di solidarietà a Bolis.

Il 'Richelieu nostrano', come lo hanno soprannominato alcuni colleghi (invidiosi?), ha sostituito Franco Miracco, già alter ego dell'attuale ministro Giancarlo Galan. Miracco riceveva meno della metà dello stipendio di Bolis, nonostante sia stato assunto quando le «condizioni di mercato dei giornalisti» erano molto migliori di adesso.

Come Bolis, anche Miracco aveva un passato di 'penna rossa', così come Giampiero Beltotto, portavoce dell'altro capo leghista famoso in Veneto, il governatore Luca Zaia.

Bolis è da tempo l'uomo ombra di Tosi: i due si sono conosciuti nel 2005, quando l'attuale sindaco era assessore alla sanità, mentre Bolis stava all'ufficio stampa della Regione, dove appunto ha conosciuto Tosi: «Non sono più riuscito a staccarmi, perché Tosi, come la Lega, è l'identità più giovane della passione politica più antica», ha spiegato l'ex giornalista dell'Unità.

Chi osa far notare che in tempo di tagli lo stipendio di Bolis è un po' fuori luogo, si becca però una querela: com'è accaduto al consigliere regionale Stefano Valdegamberi dell'Udc. L'esponente casiniano è rimasto di sasso: «A Verona», ha reagito, «ormai esprimere un'opinione politica è considerato un reato. L'ufficio legale del Comune sforna 2-3 querele alla settimana, persino contro i consiglieri dell'opposizione. Tanto il sindaco fa pagare al contribuente le spese legali, mentre il consigliere deve difendersi di tasca propria».

Tuttavia, come noto, Tosi non ha un eccellente rapporto con la giustizia: è stato condannato a due mesi in via definitiva per "propaganda di idee razziste” dalla Cassazione per la vicenda dei Rom a Verona. Mentre la moglie, Stefania Villanova, ha perso la causa contro il consigliere regionale del Pd Franco Bonfante che aveva scritto della sua promozione da semplice impiegata a dirigente della sanità veneta, senza averne i titoli, per uno scambio di favori politici fra Tosi e altri leghisti.