Un dispositivo della guardia di Finanza è in funzione sull'isola dal 2008: lo stesso tipo di apparecchiatura è stata rimossa altrove perché ritenuta nociva per la salute. E non è l'unica: Marina Militare e Aeronautica si preparano ad installarne altre tre. Così i lampedusani hanno deciso di rivolgersi alla procura di Agrigento
Lampedusa, l'isola al largo della Sicilia diventata famosa in tutta Europa per gli sbarchi di profughi e migranti provenienti dall'Africa, ora ha paura dei radar. La popolazione ha presentato un esposto alla procura della Repubblica di Agrigento per una delle tante parabole installate nell’isola, quella in dotazione della Guardia di Finanza in funzione dal 2008. Molte le associazioni e i cittadini, i quali denunciano di non aver avuto risposte da parte dell’amministrazione comunale “che continua a tacere”. Loro sono i firmatari dell’esposto, per richiedere la rimozione immediata dell’antenna.
ll radar, posizionato in zona Grecale in un terreno attualmente dato in uso dal comune alla Telecom, è già stato riconosciuto dannoso per la salute umana. Ci sono due sentenze del TAR della Sardegna che attestano la pericolosità di radar analoghi, oltre alle relazioni di esperti, come il dottor Massimo Coraddu (Dipartimento di Energia del Politecnico di Torino – DENERG) e l’ ARPA Sardegna.
Radar di questo genere sono stati rimossi dal comune di Tresnuraghes, da Capo Sperone (Sant’Antioco), Capo Pecora (Fluminimaggiore), all’Argentiera, nel comune di Sassari e a Melilli in Sicilia.
Preciso Che La replica della Marina Militare Per il radar di Lampedusa, stando alle parole del lampedusano Giacomo Sferlazzo dell’associazione Askavusa, “non esistono al comune di Lampedusa e Linosa né richieste per l’installazione, né studi sull’impatto delle emissioni elettromagnetiche, né tantomeno permessi”.
A quanto risulta dalle precedenti analisi, l’esposizione diretta al fascio principale emesso da questo radar (ELM2226 di produzione ELTA System) può superare il limite previsto dalla legislazione italiana (Legge 36 del 22 Febbraio 2001) per distanze inferiori a circa 100 metri dall’antenna. Il superamento del limite, anche per un periodo breve, espone il rischio di subire danni fisici negli organi più esposti, come gli occhi e le ghiandole.
“Il radar a Lampedusa è installato in una zona aperta e pianeggiante, priva di ostacoli naturali e le persone possono, senza difficoltà, avvicinarsi sino a poche decine di metri dall’antenna”. Continua Sferlazzo.
La questione del radar è solo uno dei tanti problemi che riguarda la salute della popolazione lampedusana. Intanto il 22 novembre Legambiente (ente gestore della riserva naturale dell’Isola), attraverso una relazione, ha espresso un parere negativo in merito agli altri tre radar di prossima installazione a capo Ponente. Due sono della Marina Militare Italiana e uno dell’Aeronautica.
“Vogliamo approfondire la questione coinvolgendo anche il politecnico di Torino” dice il presidente di Legambiente Sicilia, Mimmo Fontanta ai microfoni dell’Espresso. “La nostra negazione ovviamente non è ideologica ma si basa sui fatti”.
Ma di quali “fatti” sta parlando il presidente Fontana? Ce lo spiega il direttore della riserva di Lampedusa e coordinatore regionale delle riserve in Sicilia, Angelo Dimarca. “Non ci sono elementi minimi di legge per fornire un parere sull’impatto ambientale. Non esiste nessun dato rilevante per farlo”.
Dichiarazioni che vanno in contrasto con alcune affermazioni del sindaco Giusi Nicolini e dell’ammiraglio dello Stato Maggiore della Marina Militare Stefano Dotti, capo ufficio generale UCOPREVA (Ufficio Generale di Coordinamento della Prevenzione e Vigilanza), che il 30 ottobre hanno partecipato alla riunione sull’isola, propedeutica all’arrivo dei dispositivi satellitari. “I radar non sono nocivi per la salute dell’uomo” affermavano quel giorno le autorità.
Ma la popolazione non si accontenta delle parole e chiede rilevazioni che garantiscano l’assenza di rischi sanitari dei campi elettromagnetici. Nel frattempo dagli uffici di Angelino Alfano, al momento, nessun dato relativo alle emissioni elettromagnetiche, ma una sola affermazione: “Il programma è sottoposto a secretazione”.
Tramontata Mare Nostrum, sostituita con l’operazione più “light” Triton, con le assicurazioni verbali del sindaco e della Marina, Lampedusa si avvia dunque a diventare sempre di più l’orecchio militare del Mediterraneo.
AGGIORNAMENTO La replica della Marina Militare