L'isola verrà attraversata da una doppia razione di onde elettromagnetiche per esigenze militari. Ma i suoi abitanti, già sotto pressione per l'arrivo dei migranti e il rischio sanitario, sono pronti a fare le barricate
Non c’è pace per Lampedusa. La piccola isola spesso al centro della cronaca per gli arrivi dei migranti rischia di essere colpita da nuove e invisibili onde: quelle della
tecnologia militare.
Così, dal Muos in costruzione nelle vallata di Niscemi nel centro della Sicilia, la
battaglia contro i radar militari si sposta a Lampedusa. Gli abitanti della piccola isola delle Pelagie, sotto pressione per il flusso migratorio e per il rischio sanitario, sono pronti a fare le barricate contro i sistemi di ricezione da affidare all’
aviazione e alla marina militare.
Le nuove installazioni militari hanno ricevuto il primo via libera con la celebrazione della conferenza di servizio del 15 luglio. Ora, la paura concreta è quella di dover affrontare l’
ennesima emergenza: questa volta è invisibile, ed è il rischio è connesso alle emissioni di onde elettromagnetiche. Il programma risale al 2008 ed è contrassegnato dalla cifra 9537. Leggendo quelle carte del ministero della Difesa, si scopre che Lampedusa verrà sottoposta a una
doppia razione di onde radar, con l’attivazione di ben due sistemi. Il primo sarà realizzato a Cala Ponente e verrà messo a disposizione dell’aviazione militare italiana e delle task force della Nato che operano nel Mediterraneo.
Il radar di Lampedusa sarà un sistema avanzato di “WiMAX”- Fadr, una nuova tecnologia in grado di realizzare connessioni Internet senza fili ad alta velocità. Il radar fa parte di un contratto dal valore di oltre
260 milioni di euro che la seconda divisione di Teledife, la direzione generale delle Telecomunicazioni, dell’Informatica e delle Tecnologie Avanzate del ministero della Difesa ha siglato con le aziende del gruppo
Finmeccanica.
Il progetto del radar prevede anche la realizzazione di una
torre di alloggiamento. I lavori del radar di Lampedusa sono stati affidati a
Selex e Vitrociset. E se tutto è abbastanza trasparente sul piano degli affidamenti, per quel che riguarda le procedure autorizzative, l’impatto ambientale e i dati relativi alle emissioni di onde elettromagnetiche, gli uffici della Difesa hanno comunicato che “il programma è sottoposto a secretazione”. Sembra il replay di quanto accaduto con il
Muos di Niscemi, il sistema radar della marina statunitense, finito al centro di uno scontro diplomatico internazionale. Anche perché, a Lampedusa, come già accadde per le antenne di Niscemi, il nuovo radar viene giustificato con la necessità di sostituire
vecchi impianti obsoleti con tecnologie di ultima generazione.
Il secondo programma militare che accerchierà magneticamente l’isola di Lampedusa e i suoi abitanti è quello relativo al nuovo sistema radar che verrà messo a disposizione della
rete costiera di difesa per la marina militare. Questo progetto fa parte di un pacchetto di interventi da realizzare in Sicilia, dalla base di Augusta a Sigonella, dove è previsto, tra l’altro, di fare entrare in funzione nuovi sistemi di monitoraggio per la difesa aerea e navale.