Prima i politici si affannano a inventare nuovi reati di strada per compiacere gli elettori. Poi a varare provvedimenti “svuotacarceri”. Risultato: delinquenti veri a spasso e cittadini meno sicuri

Ricordate l’“emergenza sicurezza” e i conseguenti “pacchetti sicurezza”? Per vent’anni destra e sinistra hanno fatto a gara a minimizzare la criminalità politico-economica (quella che ci ha portati alla bancarotta) e a drammatizzare quella di strada (che pure fa danni e vittime). La prima fu sostanzialmente depenalizzata, la seconda sempre più “carcerizzata”. Per arraffare qualche voto in più, si spacciò la rassicurazione per sicurezza, aumentando le pene per i recidivi e inventando improbabili e inutili reati: immigrazione clandestina, possesso di droghe, femminicidio (come se uccidere una donna fosse diverso dall’uccidere un uomo), maltrattamenti animali (punibili molto più efficacemente per via amministrativa). L’ex ministro Amato propose di perseguire i graffitari punendo chi girava con una bomboletta di vernice spray. E Renzi, appena entrato a Palazzo Chigi, promise il reato di omicidio stradale (come se non fosse già sanzionato come omicidio colposo e, talvolta, volontario con dolo eventuale). Risultato finale: celle strapiene, multe europee e decarcerazione: nell’ultimo triennio si è passati dall’emergenza sicurezza all’emergenza carceri. Che, come tutti sanno anche se pochi osano dirlo, dipende dalla penuria di carceri in rapporto al numero di delinquenti che dovrebbero starci. Invece si preferisce raccontare che sono troppi i detenuti.

Così i ministri della Giustizia degli ultimi quattro governi (Alfano, Severino, Cancellieri e Orlando) hanno firmato altrettante norme svuota-carceri. E, non contento, Napolitano invocava - per fortuna inascoltato - l’amnistia e l’indulto (insieme, a tenaglia). Ora, a furia di insistere, qualche migliaio di delinquenti han cominciato a uscire dalle patrie galere: non abbastanza per risolvere il sovraffollamento (i detenuti sono ancora 58 mila su 45 mila posti-cella teorici), ma abbastanza per riattizzare l’emergenza sicurezza. Lo spettacolo dei rapinatori, ladri, spacciatori, stupratori, molestatori, stalker che tornano felicemente in libertà o non entrano più in cella allarma i cittadini e i magistrati, che al solito pagheranno pegno al posto dei politici. Il decreto Orlando del 26 giugno è esemplare: «Non può applicarsi la misura della custodia cautelare in carcere se il giudice ritiene che, all’esito del giudizio, la pena detentiva da eseguire non sarà superiore a 3 anni». Se poi il giudice,sempre con la sfera di cristallo, pronostica che al terzo grado di giudizio la pena sarà inferiore a 2 anni e dunque coperta dalla condizionale, non può spedire l’imputato neppure ai domiciliari. Neanche se è recidivo o colto in flagrante. Il che equivale a immunizzare dalla galera tutti i gentiluomini sorpresi a tentare stupri, rapinare, rubare, borseggiare, spacciare, molestare o stalkerare ragazze, pestare moglie e figli: tutti reati con prognosi di pena sotto i 3 anni. Al massimo costoro finiranno ai domiciliari (e senza controlli: i braccialetti elettronici sono finiti e quelli nuovi arriveranno tra un anno). Sempreché ce l’abbiano, un domicilio: se no resteranno a piede libero, perché il carcere è vietato.E se il giudice, per tener dentro i più pericolosi, osa prevedere più anni di quelli che beccheranno, sarà lui a finire nei guai con la legge annunciata da Renzi per una responsabilità civile più punitiva.

Uno degli ultimi scarcerati per decreto a Milano è un tizio che stava per essere condannato dal gup a 2 anni e 8 mesi per “violenze fisiche e psicologiche continuative e abituali su moglie e figlia”. Il giudice, anziché in carcere, ha dovuto mandarlo ai domiciliari, ma l’ha pregato di star lontano dalla famiglia. Quello ha risposto di avere una sola casa, dove vivono la moglie e la figlia. Cioè: lui non sarà più prigioniero, ma lo saranno le sue vittime. Ultima delizia: nelle 12 “linee guida” annunciare da Renzi per la sua rivoluzionaria “riforma della Giustizia”, non c’è una parola sulla costruzione di nuove carceri. Intanto, a Londra, Andy Coulson, l’ex braccio destro di Cameron condannato a 1 anno e 6 mesi in primo grado per il “Tabloigate”, è stato subito tradotto in prigione a scontare la pena. Di lì, se vorrà, farà appello. Sono barbari questi inglesi.