Parla l'imprenditrice calabrese, residente a Malta, che con il suo 'My Phonix' ha già tratto in salvo dalle acque del Mediterraneo oltre duemila persone. Sull'ipotesi di intervento valutata dal governo Renzi dice: "Serve un'altra operazione come 'Mare Nostrum', e bisogna agire sulla politica dei paesi africani"

“Se la soluzione per il governo italiano alle stragi dei migranti, si limita alla distruzione dei barconi nelle coste libiche, sarà poco utile. Spero che l’Italia insieme con l’Europa vorrà anche occuparsi della crisi politica nei paesi del nord Africa”. Queste sono le parole di Regina Catambrone, imprenditrice calabrese che da anni vive e lavora nel campo assicurativo a Malta. Una donna molto elegante, sposata con un business man italo-americano. I due a maggio partiranno con la loro imbarcazione di 40 metri (My Phoenix) ristrutturata per operazioni di salvataggio per migranti nel Mar Mediterraneo. 

Con un equipaggio di venti unità tra medici e soccorritori, fra agosto e ottobre del 2014, hanno salvato 2.729 persone. E’ la prima nave privata per la ricerca e il soccorso dei migranti. Due droni fanno parte dell’equipaggiamento. Oltre ai droni, la My Phoenix è equipaggiata anche di due gommoni a scafo rigido per approcciare i natanti in difficoltà. Nella prima missione, la collaborazione con Mare Nostrum è avvenuta sulla base di un accordo informale, “quest’anno con Triton non sappiamo se e come potremmo cooperare. Vedremo una volta in mare”. Racconta la Catrambrone. A maggio nel loro gruppo di lavoro saranno presenti anche 4 medici di Msf (Medici senza frontiere). Viene da chiedersi chi sovvenziona questa operazione? Presto detto, grazie alle donazioni private, metà delle quali pare che arrivino da cittadini tedeschi oltre che da investimenti personali della famiglia Catambrone. 
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Così gli scafisti comprano e vendono i migranti Milioni di dollari verso le casse dell'Is
21/4/2015

In questi giorni il premier Matteo Renzi e il ministro degli Interni Angelino Alfano, a seguito dell’ennesima strage in mare che ha causato la morte di centinaia di persone hanno usato dei toni molto aspri sulle modalità di intervento per contrastare la tratta. “L’obiettivo è affondare i barconi degli scafisti, impedire che partano. Noi da soli non possiamo farlo ed è in corso un negoziato con Onu e Ue per avere, in un quadro di legalità internazionale, l'autorizzazione a questo intervento”, ha dichiarato il ministro Alfano. Anche il commissario europeo dell’immigrazione Dimitris Avramopoulos segue la scia del ministro. “Cattureremo e distruggeremo ogni imbarcazione che i nuovi contrabbandieri d’anime usano per attraversare i confini esterni dell’Unione”. Intanto oggi dal Consiglio Europeo straordinario si dovranno trovare delle soluzioni pratiche al di là delle dichiarazioni politiche.

L’ipotesi di colpire le imbarcazioni usate per i viaggi verso le coste italiane lascia però numerose perplessità. La stessa presidente della Camera Laura Boldrini davanti alle telecamere dei giornalisti, giorni fa ha dichiarato: “Che vuol dire affondare i barconi degli scafisti? Per farlo bisogna avere l'autorizzazione del Paese in cui sono presenti e a chi si chiede in Libia questa autorizzazione?”.


“La nostra organizzazione, Moas (Migrant Offshore Aid Station) non ha mai preso posizioni politiche e continuerà a farlo. Salvare vite mane non ha colori ne appartenenze. Anche il recupero soltanto di una persona vale la pena del viaggio” racconta all’Espresso Regina Catambrone “D’altronde anche io e mio marito siamo dei migranti molto più fortunati. Lui ha lasciato New Orleans, io la Calabria". 

Per l’imprenditrice calabrese “non esiste una bacchetta magica al problema dei morti in mare. Ma ciò che vediamo in mare non è altro che il risultato dei conflitti politici nei territori africani. E’ lì che l’Europa dovrebbe agire. Non dimenticando che un’altra operazione come quella di Mare Nostrum è indispensabile per salvare più vite umane. E’ un errore chiamare chi scappa dalle guerre migranti. Si chiamano rifugiati politici. Ad oggi quanti ottengono asilo?”.