Si apre la ventottesima edizione della fiera del libro di Torino. Una festa per i lettori. Tra l'incertezza sul futuro della nostra editoria e i primi segnali positivi dal mercato
Concentrazioni editoriali in vista. Indici di lettura in caduta libera. Problemi strutturali per l'intera filiera libraria. E mercato dell'ebook, ancora incerto sul da farsi: se erodere copie al libro di carta, o trattarlo da alleato.
Eppure, si apre la ventottesima edizione del Salone del Libro, a Torino fino al 18 maggio, e l'entusiasmo torna alto.
Sarà il Salone delle meraviglie, prima ancora che quelle dell'Italia al quale è dedicato -i tesori artistici e architettonici da gestire-, per lo stupore delle tante, tantissime presenze che si rinnova ogni anno.
E a sostegno dell'ottimismo, ci si aggrappa ai dati, il tradizionale connubio Nielsen-Associazione italiana editori- che saranno ufficializzati venerdì 15 maggio. Ma che già fanno tirare un sospiro di sollievo. Non siamo ancora a valori positivi, ma passata è la tempesta: il segno “meno” del mercato del libro, iniziato nel 2011, rallenta la sua corsa, fino a dimezzarsi, nei primi quattro mesi dell'anno, rispetto all'anno scorso. Tradotto in cifre, e considerando i soli canali trade, vale a dire librerie, librerie online, grande distribuzione (e non Amazon), da gennaio ad aprile di quest'anno la perdita è stata del
2,6 per cento a valore e del
4,0 per cento a copie: praticamente la metà rispetto allo stesso periodo del 2014, quando il segno meno pesava per il 4,9 per cento a valore e il 7,4 per cento a copie.
L'attesa, ora, è per la riflessione che i dati metteranno in moto, a partire dalle “
Sette parole per raccontare il 2015”, che Salone e Aie hanno intenzione di promuovere: lettura, e-book, tascabili/mass-market, grande distribuzione, e-commerce, best-seller, efficienza. Punti da cui ricominciare, a partire da uno scenario che la crisi ha radicalmente cambiato.
Se ne parlerà negli Incontri professionali: come ripensare gli spazi, rilanciare la comunicazione, salvaguardare i minacciati mestieri del libro, proteggere uno stile. Si guarderà all'esempio della Germania, Paese ospite d'onore, e alle realtà internazionali, dagli Stati Uniti alla Cina, venuti ad aggiornare sui trend e sugli scenari di mercato dove il libro italiano può ancora crescere. Se ne discuterà nell'Incubatore, il luogo per eccellenza dove passione e rischio sono più di casa. E nell'Officina, dove editori indipendenti e traduttori si alternano senza sosta.
E con le sette armi in mano, ricomincerà la festa del popolo del libro: che è happening, aperitivi letterari, file per un autografo, presentazioni affollate, lancio di nuove case editrici, una città invasa da eventi off e pellegrinaggi di bibliofili venuti da lontano.
Siamo un popolo di non lettori. Ma a guardarli da qui, gli italiani col libro in mano, 300 mila presenze nell'ultima edizione, praticamente un record, in Europa non li batte nessuno.