Sono saliti a 74 i guerriglieri dello Stato Islamico legati all’Italia. Tra loro un giovanissimo campione di boxe e un altro ragazzo che ora guida la propaganda web

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Il califfato nero minaccia anche le più normali famiglie italiane. Papà e mamme che hanno visto i loro figli trasformarsi da giovani istruiti, educati alla religione cattolica, appassionati di sport e computer, in fanatici convertiti a una visione ultra-integralista dell’Islam. Genitori disperati, costretti a scoprire che i loro ragazzi sono partiti segretamente, come centinaia di coetanei occidentali, per andare a combattere una guerra infernale in Siria e Iraq.

Secondo gli ultimi dati del ministero dell’Interno, sono saliti a 74 gli integralisti collegati all’Italia che hanno seguito il richiamo jihadista fino a trasferirsi nei territori dell’autoproclamato “Stato islamico”. In questo flusso inarrestabile continua a crescere anche il numero di italiani convertiti all’Islam. Nostri concittadini a tutti gli effetti, con famiglie e passaporti italiani. A preoccupare gli esperti dell’Antiterrorismo sono la rapidità e l’imprevedibilità dello loro conversioni. Il simbolo del Califfato, il nuovo Stato integralista sunnita creato tra la Siria e l’Iraq, sembra funzionare come una calamita capace di attrarre giovani e giovanissimi nati e cresciuti in tutta Europa, Italia compresa. Ragazzi e ragazze che fino a pochi mesi fa conoscevano solo la società e la cultura dell’Occidente.

Stefano è un cittadino italiano che ha compiuto 18 anni pochi mesi fa. Ha un cognome italianissimo e decine di parenti nel Sud Italia. I suoi genitori erano emigrati per motivi di lavoro in un ricco paese europeo, dove Stefano è nato e cresciuto, mantenendo la nostra cittadinanza e fortissimi legami con la cittadina del Mezzogiorno dove continua a vivere il resto della famiglia. La sua grande passione era lo sport. Il pugilato, in particolare. Ancora minorenne, era diventato campione nazionale della sua categoria. Perfettamente bilingue, pubblicava su Facebook i video degli incontri più importanti, con il suo fisico possente in primo piano e, nella colonna accanto, i diplomi e le medaglie d’oro. Si definiva “atleta”, in italiano, e sognava di diventare campione del mondo. La sua conversione all’Islam matura nel giro di pochi mesi. E all’inizio sembra una scelta spirituale: su Internet la giovane promessa della boxe non parla mai di armi, violenza o guerre sante. Probabilmente la sua nuova fede è all’origine della conversione, ancora più rapida, della sua ragazza, anche lei giovanissima, cittadina dello Stato europeo dove entrambi sono cresciuti. Stefano e la sua fidanzatina scompaiono insieme, all’improvviso. Partono per la Siria di nascosto, senza proclami. Poche settimane fa le autorità europee segnalano alla centrale antiterrorismo italiana che Stefano è stato localizzato in una roccaforte dello Stato islamico. All’esercito nero dei tagliagole può fare comodo un pugile addestrato, capace di insegnare ai miliziani il combattimento corpo a corpo.

Mario Sciannimanica


Anche Mario Sciannimanica è un giovane cittadino italiano che ha vissuto per anni, senza problemi economici, in un ricco paese europeo. La sua famiglia era emigrata dal Sud Italia per cercare fortuna in Germania. Oggi Mario ha 25 anni. Su Internet si esprime senza problemi in tedesco e in italiano. Su Faceboook si presenta con una felpa nera con una grande scritta dorata: Italia. Appassionato di computer e musica rap, qualche anno fa ha messo in Rete alcuni video tuttora visibili. Nel primo scandisce in tedesco un rap accattivante, con una base orecchiabile da rythm and blues. Nel video successivo la musica è più dura: Mario è a torso nudo, con un vistoso tatuaggio che sembra alludere a una scimitarra, dove si legge il suo cognome. Sullo sfondo campeggia una bandiera italiana. Un aggancio rimanda a un terzo video, nello stile dei rapper più violenti, dove Mario armeggia con una pistola, un passamontagna nero e una tuta mimetica.

La conversione all’Islam ultra-radicale risale a circa tre anni fa. I suoi collegamenti su Internet, ancora accessibili, offrono indicazioni anche sul tema centrale dei possibili “cattivi maestri”. In quel periodo Mario pubblica, in particolare, un video con due protagonisti: un predicatore integralista molto controverso, Abdul Adhim Kamouss, imam di scuola salafita in una moschea di Berlino, che viene accostato a un giovane rapper tedesco che, secondo le indagini avviate in Germania, è stato tra i primi occidentali a raggiungere la Siria.

Mario Sciannimanica è scomparso dalla sua abitazione tedesca due estati fa. Ha attraversato la Turchia nel luglio 2013, utilizzando il suo passaporto italiano. Da lì, grazie a qualche fiancheggiatore locale, si è unito alle milizie jihadiste del Califfato. Secondo le indagini internazionali, Mario sarebbe stato arruolato nel gruppo di tecnici informatici che gestiscono una delle prime reti di propaganda dell’esercito islamista, studiata per colpire soprattutto i giovani cresciuti in Occidente. Per motivi sconosciuti, gli strateghi del Califfato hanno affidato questo settore cruciale a un nucleo di giovani convertiti tedeschi, abilissimi nel diffondere messaggi su Internet senza lasciare tracce. Mario, con la sua inventiva da rapper e la sua padronanza di varie lingue tra cui il tedesco e l’italiano, sarebbe così diventato uno dei più efficaci propagandisti dello Stato Islamico.

Nell’agosto 2013, un mese dopo la sua scomparsa, sul principale sito dei salafiti in Germania è apparso un messaggio disperato, scritto in un tedesco approssimativo, firmato dalla sua mamma italiana: «Da giorni non ho più notizie di mio figlio e sono molto preoccupata. Si chiama Mario Sciannimanica, ma il suo nome da musulmano è “Islam Mohammed”. Per favore, per favore, prego chiunque gli sia vicino di farci sapere come sta e se possiamo fare qualcosa per lui. In nome di Allah, grazie. Sua madre». Per il momento, nessuna risposta.

Altri casi di cittadini italiani partiti per la guerra in Siria sono già conosciuti, almeno in parte. La lista nera si apre con il nome di Giuliano Delnevo, un ragazzo ligure che si era convertito nel 2008 mentre viveva nelle Marche. Atterrato all’aeroporto di Istanbul il 27 novembre 2012, ha varcato la frontiera siriana e si è unito ai combattenti di Al Nusra, il fronte islamista collegato ad Al Qaeda, contrapposto al Califfato. Delnevo è stato ucciso in battaglia all’inizio del 2013.

Tuttora in Siria si trova Maria Giulia Sergio, 27 anni, originaria di Torre del Greco, convertita da tempo all’Islam radicale, che ha lasciato l’Italia pochi mesi fa per seguire il suo nuovo compagno, un integralista albanese arruolato tra i guerrieri del Califfato. Altri due cittadini italiani, partiti l’estate scorsa per la guerra santa, sono rientrati segretamente in Italia negli ultimi mesi. Non sono neppure riusciti ad arrivare al fronte, ma hanno visto troppi orrori e sono tornati a casa sconvolti, con gravi problemi di equilibrio mentale. L’antiterrorismo li tiene sotto controllo, ma a occuparsi di loro adesso sono soprattutto gli psichiatri.