Stanzieranno 900 milioni di dollari ?per portare alla Casa Bianca un repubblicano. ?E i (molti) candidati già pensano al bottino
Se i fratelli Charles e David Koch dicono qualcosa che riguarda la politica, è assolutamente certo che dal mondo del partito repubblicano, e in particolar modo dai più conservatori, arrivi un’immediata reazione positiva. Se poi parlano di finanziamenti per la campagna presidenziale del 2016, il tasso di attenzione aumenta. Se, infine, i fratelli Koch, uomini d’affari molto ma molto conservatori e alla guida di un impero industriale multi miliardario, fanno sapere che nei prossimi due anni metteranno sul tavolo 900 milioni di dollari per riuscire a portare alla Casa Bianca il più conservatore che c’è sulla piazza, è assicurata la fibrillazione al massimo livello tra gli sfidanti per le primarie.
Mancano dieci mesi al primo voto per la nomination repubblicana (si comincia il 18 gennaio 2016 in Iowa) e il parterre conservatore è già affollato. Hanno annunciato di voler correre per la Casa Bianca i senatori Marco Rubio (Florida), Ted Cruz (Texas), Rand Paul (Kentucky). Ma fuori dalla porta spingono con energia in molti. Sono coloro che hanno formato un comitato per verificare le possibilità di candidarsi: in testa a tutti Jeb Bush, padre e fratello ex presidenti e lui ex governatore della Florida, e insieme a lui i governatori Scott Walker (Wisconsin), Chris Christie (New Jersey) e Bob Jindall (Louisiana), l’ex governatore dell’Arkansas Mike Huckabee, l’ex Ceo della Hewlett-Packard Carly Fiorina, il senatore Lindsey Graham (South Carolina). L’assalto alla nomination comprende ancora altri possibili sfidanti compreso l’immobiliarista Donald Trump.
Un così alto numero di pretendenti alla nomination del Partito Repubblicano indica che la sfida delle primarie non sarà un ballo di gala e che l’invito al fair play di Jeb Bush («far piangere qualcuno non serve a nessuno») è una cortina di fumo che svanirà subito e nei prossimi mesi bisognerà cercare con il lanternino il volto moderato e tollerante del Partito Repubblicano. Le campagne presidenziali del 2008 e del 2012 hanno visto soccombere i candidati - il senatore eroe di guerra John McCain e l’uomo d’affari Mitt Romney - che si presentavano come moderati. Oggi la natura del Partito Repubblicano è molto cambiata tanto che il vecchio establishment centrista e portato al compromesso politico fatica a trovare spazio in Congresso.
L’arrivo sulla scena dei tea party, movimento composito che però si unifica sotto le parole d’ordine “meno governo” e “meno tasse”, ha rotto i vecchi equilibri e la prova più evidente sta nel cospicuo numero di deputati e senatori che sono arrivati in congresso con il voto dei tea party. Vedremo allora i candidati alla nomination per le presidenziali cavalcare il populismo ribelle del conservatorismo del Terzo Millennio: chi vorrà dimostrarsi più aperto al dialogo dovrà fare i conti con un elettorato sempre meno tollerante guidato da organizzazioni ancora meno tolleranti: gli evangelisti cristiani, uno dei gruppi che condiziona fortemente le primarie tra i conservatori, hanno annunciato che non solo passeranno al setaccio le vite dei candidati, ma faranno le pulci anche ai loro collaboratori perché siano in linea con il loro credo politico.
Gli elettori americani saranno testimoni, soprattuto nella fase iniziale delle primarie, di una battaglia politica dove si annuncerà l’abolizione dell’irs, l’agenzia federale che si occupa di raccogliere le tasse, oppure la cancellazione del common core standard, le regole utilizzate per portare gli studenti di elementari e medie a un livello minimo e verificabile in inglese, matematica e arte. Farà la parte del leone la retorica della piccola città autosufficiente in tutto, dei blue collar tutti lavoro e famiglia, della chiesa come luogo deputato alla politica della famiglia. Ovviamente, il problema immigrazione si risolve solo chiudendo la porta e tutto quello che ha fatto Obama in otto anni alla Casa Bianca deve essere cancellato a partire dalla riforma delle assicurazioni sulla salute.
Nessuno si annoierà nel corso delle primarie e le voci più moderate saranno sommerse dalle grida degli ultrà del Partito Repubblicano. La campagna per la nomination del 2016 rischia così di essere la replica politica di quel film premio Oscar del 2007 sull’epopea del petrolio in California tra la fine del 19esimo e l’inizio del 20esimo secolo che ha per titolo “There Will Be Blood”, scorrerà il sangue. Le primarie dei repubblicani sono destinate ad essere una corsa all’oro dove ancor prima della Casa Bianca ci sono in palio i tanti milioni di dollari dei fratelli Koch.