In carcere i genitori e la sorella di Maria Giulia Sergio, la jihadista italiana partita per la Siria dal 2014, ora ricercata. Ordine d'arresto anche per cinque reclutatori albanesi e una trentenne nata a Bologna. Intercettate le comunicazioni sui computer. "Abbiamo bruciato le chiese", diceva la giovane convertita di Torre del Greco

«Noi dobbiamo odiare i miscredenti, a questa gente deve essere tagliata la testa». «Non vedo l'ora di morire da martire». «Il nostro capo di stato è Abu Bakr al Bagdadi». «Noi non siamo musulmani d'Italia, noi siamo qui nel Califfato per fare il jihad: noi uccidiamo per questo». «Prima abbiamo fatto la guerra, poi abbiamo bruciato le chiese. E ora abbiamo tutta la Siria». «Papà, tu sei chiamato dall'Islam, tu comandi in casa: prendi la mamma per i capelli e portala qui in Siria. Tu sei il marito, lei è obbligata a obbedire».

Sono alcune delle spaventose intercettazioni che hanno convinto i magistrati di Milano a far scattare la prima retata di italiani inquisiti come reclutatori e complici del cosiddetto “Stato islamico” (Is, detto anche Isis o Isil). La polizia ha eseguito questa notte un'ordinanza d'arresto a carico di dieci accusati di terrorismo internazionale e del nuovo reato che incrimina le partenze di jihadisti dall'Italia verso le zone di guerra controllate da organizzazioni armate di stampo terroristico.

ESCLUSIVO /1 Le intercettazioni di Giulia l'italiana che giustifica la strage di Parigi e l'uccisione di "miscredenti"

ESCLUSIVO/2 "I mujaheddin faranno guerra a Roma"

ESCLUSIVO /3 "Giusto bruciare vivo il pilota giordano"

In carcere sono finiti tre cittadini italiani convertiti a una visione ultra-radicale dell'Islam. Sono i genitori e la sorella di Maria Giulia Sergio, 28 anni, nata a Torre del Greco, cresciuta in provincia di Milano, scomparsa dall'Italia nell'autunno 2014 e ricomparsa nel gennaio scorso in Siria, in una cittadina controllata dalle feroci milizie dello “Stato islamico”. Dove la ragazza italiana continua vivere con il suo secondo marito, da lei stessa descritto come un sanguinario combattente jihadista. Anche Giulia ora è ufficialmente ricercata per associazione terroristica.

Gli arresti sono stati decisi d'urgenza quando l'inchiesta, in corso già dal novembre scorso, ha rivelato che anche la sorella Marianna, 31 anni, il padre Sergio, 61, e la madre Assunta, 60, erano pronti a partire per unirsi al Califfato islamico, dopo aver ritirato, pochi giorni fa, l'unico passaporto da rinnovare e messo in vendita i mobili di casa. I genitori sono accusati solo di aver organizzato il viaggio di famiglia verso la Siria, secondo i giudici con la piena consapevolezza dei metodi terroristici dell'Is, mentre le figlie Giulia e Marianna, sempre stando alle indagini, vanno considerate complici a pieno titolo «dell'organizzazione terroristica denominata Stato islamico», condannata come tale anche dal consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Giulia dalla Siria e Marianna dall'Italia, in particolare, sono accusate di aver indottrinato e reclutato altri convertiti all'Islam: uomini e donne che sono partiti dall'Italia in questi mesi e hanno raggiunto il Califfato con altri familiari e figli anche piccoli.
Esclusivo
Chi sono i terroristi della porta accanto
7/8/2014

I destinatari degli altri ordini d'arresto sono cinque integralisti albanesi che fino all'anno scorso vivevano regolarmente a Scansano, in Maremma, e una trentenne con cittadinanza canadese che è nata a Bologna ma vive in Arabia Saudita. Sono tutti presunti reclutatori di terroristi jihadisti e organizzatori di altri viaggi verso il Califfato siriano-iracheno. Tra i ricercati ci sono anche il marito e la suocera di Maria Giulia, che sono partiti insieme a lei in aereo da Roma per raggiungere prima la Turchia e quindi la cittadina siriana di Sed Forouk, controllata dai tagliagole del Califfo.

La svolta nell'indagine è arrivata quando la squadra anti-terrorrismo della Digos di Milano è riuscita a intercettare le comunicazioni via computer tra Giulia e i suoi familiari, che non usavano mai telefonini né email, obbedendo alle istruzioni di un manuale dell'Is diffuso anche in lingua italiana. Le due sorelle e la loro presunta reclutatrice arabo-canadese sono state registrate dalla polizia anche in giorni cruciali, mentre giustificavano la strage di Parigi contro il giornale satirico Charlie Hebdo, l'uccisione di un pilota giordano bruciato vivo in una gabbia, gli incendi di chiese cristiane, gli attentati con decine di morti nelle moschee dei musulmani sciiti.
[[ge:espresso:inchieste:1.219478:article:https://espresso.repubblica.it/inchieste/2015/07/01/news/maria-giulia-sergio-la-jihadista-che-reclutava-in-italia-ecco-cosa-diceva-ai-genitori-e-alla-sorella-in-partenza-1.219478]]
Giulia spiega alla sorella, tra l'altro, che suo marito, in Siria, ha partecipato alle esecuzioni con il taglio della gola di «miscredenti» (sciiti o cristiani) e di predicatori sunniti non allineati al Califfo. E Marianna approva, dandosi da fare per raggiungere il Califfato con i genitori sessantenni. L'unica dubbiosa, fino a un mese fa, era la madre napoletana, che chiedeva se nello Stato islamico avrebbero avuto la lavatrice e potuto coltivare un orto. «L'orto? Qui ti daranno da coltivare tutta la Siria», le risponde Giulia la jihadista.

L'inchiesta della Digos, coordinata dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli, ha aperto un nuovo capitolo anche nelle indagini internazionali contro il terrorismo jihadista. La polizia di Milano è infatti riuscita a intercettare il telefonino di un “emiro” dello Stato islamico che in Turchia svolge il ruolo cruciale di “facilitatore”: riceve i volontari e li manda nei campi di addestramento militare in Siria o in Iraq. Le intercettazioni provano che, oltre agli italiani, l'emiro ha arruolato decine di jihadisti in arrivo da tutta Europa, oltre che da Libia e Tunisia.