La mozione, promossa dall'ex sindaco di Marzabotto Andrea De Maria, chiede che l'Italia si impegni affinché criminali nazisti ancora in vita e riconosciuti colpevoli siano effettivamente perseguiti. E affinché si sblocchino i risarcimenti 

Andrea De Maria è stato sindaco di Marzabotto per quasi dieci anni. E come sindaco di quel Comune, dove i nazifascisti, nel settembre del 1944, uccisero più di 800 persone, è stato protagonista di un evento storico. Nel 2002, a Marzabotto, si incontrarono il presidente della Repubblica italiana Carlo Azeglio Ciampi e il presidente della Repubblica federale tedesca Johannes Rau. Rau si “inchinò davanti ai morti” e affermò solennemente che “la conciliazione non può essere oblio”.
Il documento
Armadio della Vergogna, la mozione de Maria
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Oggi De Maria è deputato del Partito democratico e ha fatto diventare quella giornata storica e quelle parole il punto di partenza di una mozione che, se approvata, impegnerà il governo in iniziative di grande rilievo. Insieme a lui, primo firmatario, l’hanno sottoscritta altri ottanta deputati. Del Pd, ma anche della Sinistra italiana, del gruppo Misto, dei Conservatori e riformisti (ex Forza Italia).
Misteri svelati
Stragi nazifasciste, lo Stato ha protetto i responsabili per fare affari con la Germania  
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La premessa è lunga e articolata perché ripercorre quello che è successo intorno a una delle più grandi tragedie di cui è stato vittima il popolo italiano. Le stragi compiute tra il 1943 e il 1945 dai nazifascisti: 22.000 morti (soprattutto donne, bambini, anziani) in 5.000 diversi episodi. Il tentativo di processare i responsabili subito dopo la guerra. L’”archiviazione provvisoria”, l’affossamento di tutti i fascicoli che vennero chiusi nel cosiddetto Armadio della vergogna, come lo definì sull’Espresso Franco Giustolisi. Poi la scoperta di questo armadio nel 1994 con i suoi 695 fascicoli. I processi avviati, dopo il 2000, dalle procure di La Spezia e Verona e, dal 2010, da quella di Roma. Le condanne all’ergastolo di decine di criminali nazisti mai eseguite. La commissione parlamentare d’inchiesta che concluse i lavori con due diverse relazioni, una di maggioranza e una di minoranza. L’accordo tra Italia e Germania per costruire un completo Atlante delle stragi nazifasciste. Infine la decisione della Corte dell’Aja che ha detto no ai risarcimenti, da parte della Germania, alle vittime delle stragi.
memoria
Stragi nazifasciste, altre vittime escono dall'“Armadio della vergogna”
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La mozione chiede al governo soprattutto due cose: impegnarsi sull’esecuzione delle sentenze e sui risarcimenti. In particolare gli si chiede di fare tutto il possibile perché “sia assicurata l'esecuzione anche in Germania sotto il profilo civile e penale delle sentenze di condanna dei criminali tedeschi, emesse dai tribunali italiani in relazione alle stragi del 1943-45”. E di fare tutto il possibile perché la Germania prenda “iniziative concrete e consistenti volte alla ricostruzione di una memoria storica condivisa e alla riparazione morale per le vittime”.

“Spero che la mozione si discuta il prima possibile e che venga approvata”, dice De Maria. “Se così fosse sarebbe una svolta storica. Mai l’Italia, in tutti questi anni, ha assunto una posizione davvero decisa sui due punti su cui chiediamo al governo di impegnarsi. Noi vogliamo un impegno sostanziale, non di facciata, qualcosa che porti a risultati concreti. Parallelamente il governo dovrebbe anche fare qualcosa di più per stimolare studi e ricerche su queste pagine buie della nostra storia. E per coltivarne la memoria, soprattutto a beneficio delle nuove generazioni. So che da parte del governo c’è attenzione e disponibilità e spero che in aula ci sia la maggiore convergenza possibile: questo darebbe maggior forza alla mozione”.