Il mercato nero delle armi nella parte Est del continente sta alimentando il terrorismo in occidente, mentre bande criminali utilizzano scappatoie legali e frontiere aperte per contrabbandarle

Il passaggio di armi, residui dell'era comunista, collega un sito web slovacco all’attacco terroristico dell’Is dello scorso anno a Parigi. Le nuove normative Ue, come documentiamo in un altro articolo, non sono riuscite a fermare la vendita di armi letali ai criminali.

Il 7 gennaio 2015, Chérif Kouachi e suo fratello Said lasciano la redazione di Charlie Hebdo in un bagno di sangue. Il 9 gennaio, un complice di Chérif, Amed Coulibaly, assalta il supermercato kosher Hyper Cacher a Parigi. Quando Coulibaly cattura gli ostaggi, i fratelli Kouachi sono già trincerati in una tipografia a nord di Parigi. Sono riusciti a fuggire, ma verranno poi uccisi dalla polizia.

Nel supermercato Hyper Cacher, un uomo cerca di scappare, ma Coulibaly gli spara alle spalle, poi colpisce un secondo cliente. Tiene gli altri in ostaggio per più di quattro ore sotto la minaccia dei kalashnikov.

I due mitra che imbraccia, del tipo Ceska VZ 58, provengono dalla Cecoslovacchia comunista. Uno è stato fabbricato nel 1961, l'altro è un modello extracorto del 1964. Secondo gli investigatori francesi, si tratta di armi rottamate dall’esercito, in cattivo stato, ma ancora capaci di esplodere colpi mortali.

I due fucili d’assalto hanno il marchio KolArms, una fabbrica di armi slovacca. Uno era stato disattivato e trasformato in un'arma a salve nel 2013 da KolArms; l'altro modificato un anno dopo, reca inciso il numero di serie 63622.

Entrambi i modelli venivano venduti regolarmente come armi a salve nel 2014 a chiunque avesse più di 18 anni. Molte di queste armi erano poi riattivate da armaioli al servizio delle organizzazioni criminali.

Secondo un esperto di balistica della polizia di Parigi, il processo di riattivazione di queste armi è facile, perché si tratta semplicemente di rimodificare la canna.

Sono armi che si possono acquistare online o per posta. Il modello extracorto costa circa 500 euro, la versione più lunga tra i 230 e i 280 euro.

Le pistole Tokarev TT 33, le stesse che Coulibaly portava con sé, sono più costose. Risalgono al 1951 e al 1952 ed erano state trasformate da KolArms nel 2014, prima di essere riattivate da terzi.

Queste armi erano state intercettate nella regione di Marsiglia nel mese di ottobre del 2012 e a Parigi nel luglio del 2014. Coulibaly possedeva altre quattro pistole di questo tipo nel suo covo a Gentilly. Per scoprire l’origine di questo arsenale è necessario risalire a un negozio in Slovacchia.

La prima tappa: un sito web slovacco
Il negozio AFG Security si trova nella città slovacca di Partizanske, due ore ad est di Vienna. E' un seminterrato di un condominio a due piani, nei pressi di una ferrovia. Un giornalista di “Der Spiegel” lo ha visitato, ma i proprietari si sono rifiutati di rispondere a qualsiasi domanda.

Da questo semininterrato partivano le forniture di armi a salve per i criminali di tutta Europa, fra cui bande di gangster in Gran Bretagna, un neo-nazista in Germania e terroristi islamici in Francia.

Le armi vengono vendute "per gioco", sostiene l’AFG sul suo sito web, come ad esempio per inscenare battaglie della seconda guerra mondiale. Inoltre è specificato che si tratta di "armi originali, con modifiche insignificanti".

Queste armi “di scarto” provengono dai magazzini statali slovacchi della polizia e dell'esercito. Dopo la disgregazione del blocco comunista, ne sono state vendute migliaia a società come KolArms, che ha trasformato strumenti di morte in armi giocattolo: innocue, da un punto di vista legale, ma per i criminali un'opportunità da trasformare in strumenti di morte.
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Circa 14.000 pezzi sono stati venduti da AFG all'estero, per lo più online, secondo quanto riferito dalla la polizia federale tedesca, che ha svolto 33 indagini in Germania. Grazie a un semplice procedimento si possono convertire di nuovo in armi letali, come raffigurato nell'animazione inetrattiva.

Gli investigatori francesi ritengono che per riattivare un'arma di questo tipo ci vogliono un paio d’ore per un esperto del mestiere.

I clienti
La pista che portava al negozio slovacco è stata tenuta sotto osservazione e la conversione delle armi acquistate è stata oggetto di condanne, prima che venisse collegata a una catena di venditori che ha portato agli attentati terroristici di Parigi.

Nel 2014, il negozio AFG cominciò a richiamare l’interesse delle autorità in Germania e in Gran Bretagna. Punto di partenza, un pacco proveniente dalla Germania e destinato a un gangster inglese, Alexander M., alias Smokey, ladro di Londra che ora sconta una condanna a vita. Il pacco conteneva fucili mitragliatori del tipo VZ61 noti anche come Skorpion. Smokey li aveva ordinati dal carcere, attraverso il suo smartphone.

Le autorità conoscevano solo uno pseudonimo – Max Mustermann - dell'intermediario tedesco che controllava il traffico di armi su un sito commerciale sulla “dark net”, chiamato Agorà. Fra i commenti si poteva leggere: “E’ la mia prima scelta” e “Max è il migliore”.

Le polizie inglese e tedesca hanno inviato cyber-investigatori per comprare queste armi. I numeri di identificazione delle email conducevano alla città bavarese di Schweinfurt e a uno studente di 20 anni, Christoph K. Nel gennaio 2015 gli agenti della polizia fecero irruzione nell’appartamento del suo campus e altri arresti vennero effettuati in Europa.

Christoph K. stava riattivando armi acquistate dall’AFG nella sua cantina per poi venderle con un profitto dieci volte superiore al prezzo a cui le aveva comprate. Fu condannato a quattro anni e tre mesi di carcere.

Non era l'unico cliente devoto del negozio slovacco. Negli archivi della compagnia AFG, acquisiti dalla BKA (la polizia federale tedesca), figurava anche Alexander R., 39 anni, che aveva acquistato due kalashnikov e diversi Skorpion.
La mappa
La rotta delle armi dalla Slovacchia a Parigi
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A Ferlach, il "cuore dell'industria austriaca delle armi", si era procurato tubi d’acciaio per realizzare nuove canne allo scopo di riattivarli. Alexander R. era noto per i suoi traffici di armi con una rete neonazista collegata con il Wehrsportgruppe Hoffmann, un gruppo di estrema destra fuorilegge che praticava sport armati.

La polizia lo aveva arrestato e aveva scoperto il suo arsenale di armi. Venne condannato a quattro anni di prigione. Dal carcere scrisse ai suoi camerati che il suo obiettivo era quello di distruggere la Repubblica federale tedesca e uccidere gli informatori che avevano fatto la spia sul suo conto.

Dopo il suo rilascio, Alexander R. ha comprato molte armi da AFG. Le ordinava direttamente in negozio e pagava in contanti, perché pensava che la polizia avrebbe tenuto sotto sorveglianza il negozio online e le sue transazioni. Ma è stato arrestato e condannato di nuovo. Decine di mitra da lui acquistati non sono ancora stati trovati.

Una volta che questa fonte di approvvigionamento delle armi venne scoperta dalla criminalità politica e comune, cominciò ad essere sfruttata in seguito anche dai terroristi islamici.

Dai neo-nazisti all’Is
Nel 2014, il negozio AFG ha fornito armi via internet a un cliente del nord della Francia, un certo Claude Hermant, ex membro del Front National con trascorsi sovversivi, che era finito in carcere in Congo dopo aver preso parte a un colpo di Stato fallito.

L'ex paramilitare gestiva un survival-shop vicino a Lille. Tramite questo esercizio commerciale, acquistò da AFG un assortimento di pistole, fucili mitragliatori e kalashnikov VZ58, tutti disattivati da KolArms.

Dopo gli attacchi terroristici di Parigi nel gennaio 2015, la polizia ha fatto irruzione nel suo laboratorio trovando armi, tutte riattivate mediante trapani o sostituendo la canna. Questo arsenale comprendeva 15 Ceska VZ 58, una Tokarev TT 33 e munizioni. Furono trovati anche un altro VZ 58 e almeno altre 33 TT che Herman aveva ordinato da AFG.



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Il VZ58 è stato il mitra utilizzato al supermercato Hyper Cacher per uccidere lo studente ventenne Yohan Cohen. Due pistole Tokarev sono state inoltre ritrovate sulla scena del crimine e altre quattro nel covo di Colibaly a Gentilly.

Hermant aveva una scusa. Agli investigatori aveva raccontato che, fin dal 2014, stava acquistando fucili e pistole, con il beneplacito della gendarmeria francese, per documentare l’esistenza di una rete di trafficanti d’armi.

Hermant aveva venduto armi a Samir L., un personaggio della malavita di Roubaix, e aveva chiesto ai suoi referenti nella polizia se gli avrebbero permesso di venderne di più al malfamato bandito, ottenendone il consenso.

La polizia ha riconosciuto che Hermant aveva uno status ufficiale di "informatore" dal 2013. Quando l'ufficiale incaricato di sorvegliarlo si era reso conto che non era riuscito a stabilire dove andavano a finire le armi, dichiarò: "Io gestisco 30 informatori, è un affare complicato".

Un altro dei clienti di Hermant era un belga, Patrick Halluent. Figurava anche sulla lista di clienti del negozio AFG, dove aveva comprato il secondo Ceska VZ 58, poi finito nelle mani del terrorista Coulibaly.

Manca tuttavia un pezzo della storia: in che modo le armi provenienti da Hermant sono passate da questi intermediari a Coulibaly.

Il bazar dei Balcani
Il 23 Luglio del 2015 una Mercedes bianca si inoltra nella città danese di Rodby lasciandosi alle spalle il traghetto da cui era sbarcata 45 minuti dopo aver lasciato l'isola tedesca di Fehmarn. Il guidatore è il bosniaco Sanel H. Dopo un controllo di routine gli investigatori scoprono dieci bombe a mano e 13 armi. La sua auto è un piccolo arsenale.

Sanel H. si prende tutte le responsabilità. Non dà informazioni, non fa il nome di complici né dichiara cosa ha in mente di fare con tutte quelle armi.

Gli viene trovato addosso un foglietto in cui si menziona la città danese di Aalborg e sono annotati un numero di telefono e un nome, ma lui dice che non ne sa nulla. Grazie ad ulteriori informazioni, la polizia danese lo interroga su un ex agente di polizia della Bosnia e Sanel ammette di conoscerlo, definendolo "un uomo onesto" che non ha nulla a che fare con il traffico di armi.

Tre mesi dopo, al confine con il Belgio ad Aachen, un commando di polizia arresta l’"onestuomo". La polizia tedesca aveva ricevuto una soffiata dalla Bosnia. Nell’auto guidata dall’ex poliziotto c’erano 25 bombe a mano e quattro fucili d'assalto con il marchio Zastava M 70, il Kalashnikov serbo.

Lo stesso tipo di Zastava M70 venne usato dai fratelli Kouachi durante il loro attacco contro Charlie Hebdo nel mese di gennaio. Un altro M70 è stato trovato all’interno del Bataclan dopo il massacro di novembre. Altri tre esemplari della stessa arma sono stati rinvenuti in una Seat Leon, l’auto usata dagli aggressori in fuga del Bataclan.

Tutte queste armi non sono arrivate attraverso la pista slovacca sopra descritta. Erano armi attive provenienti dai Balcani, dove la Zastava ha prodotto storicamente quattro milioni di AKM M70 - una numero superiore alla popolazione della Bosnia-Erzegovina.

L'M70 ritrovato all’interno del Bataclan era stato spedito il 26 maggio 1981 a Sarajevo, per essere assegnato alle forze di difesa territoriali locali jugoslave, una sorta di guardia nazionale che più tardi, dopo la caduta della Jugoslavia, è diventata il nucleo delle forze armate bosniache locali durante la guerra civile degli anni ‘90.

Anche il secondo Kalashnikov usato al Bataclan proveniva con ogni probabilità dai Balcani. Si trattava di una versione cinese Norinco di un Kalashnikov, con una data di fabbricazione sconosciuta. Queste armi cinesi erano in dotazione alla forze armate albanesi. Il terzo Kalashnikov, fabbricato nel 1985, proveniva invece dalla Bulgaria.


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Il comitato europeo per la sicurezza interna (COSI) ha emesso l’anno scorso un comunicato relativo al Kalashnikov utilizzato nell’attacco contro Charlie Hebdo osservando che l'arma può provenire da una riserva nell’ex Germania Est.

I rapporti balistici analizzati dall’EIC non confermano quest’ipotesi e gli investigatori non hanno fornito alcuna prova a suo sostegno, ma questo non sarebbe sorprendente.

Un’arma simile a quella della Germania Est, del tipo MPKIS, proveniente dalla guerra nei Balcani, fece la sua comparsa qualche anno fa in Belgio, secondo i servizi d’informazione di questo paese.

Il Kalashnikov bulgaro utilizzato durante l’attacco al Bataclan poteva provenire direttamente dalla Bulgaria: come avviene in molti Paesi dell'ex blocco orientale, la Bulgaria ha enormi stock di armi da fuoco inattive.

Nel 2008, la Bulgaria aveva annunciato che possedeva 46.000 piccole armi in eccedenza. La sua strategia per disfarsene è consistita dapprima nel cercare di venderle e quelle che non potevano essere vendute dovevano essere fuse come rottami di ferro.

La Romania ha annunciato di possederne 1,25 milioni in sovrappiù, l’Albania 259.000, la Serbia 90.000 e la Bosnia-Erzegovina 53.000.

Queste sono solo le armi dagli arsenali statali, che sono mal custoditi. E’ probabile che una riserva più grande si trovi nelle mani dei privati, sepolta nelle cantine: quando gli albanesi rovesciarono il loro governo nel 1997, durante i disordini venne fatta man bassa di almeno 500.000 armi e furono trafugate più di 1,5 miliardi di munizioni.

Oggi c'è una fiorente attività di compravendita, anche nei mercatini delle pulci, di queste armi che vengono inviate in Europa occidentale attraverso bus e auto private senza alcun controllo su quel che contengono. I doganieri non fanno molta attenzione, mentre altri prendono tangenti, come ha dimostrato una recente inchiesta televisiva dell'emittente francese Canal Plus.

Con questi sistemi si sono riforniti i bosniaci arrestati in Danimarca l'anno scorso. La polizia federale tedesca sostiene di aver confiscato, nel 2014, 264 armi di questo tipo provenienti dai Balcani.

Il complice dei terroristi
Nel mese di agosto del 2015, tre mesi prima degli attacchi al Bataclan di Parigi, Reda H., un informatore e complice di Abdelhamid Abaaoud, la mente organizzativa dei terroristi, dichiarò alla DGSI dei servizi d’informazione francesi: "[Abaaoud] mi ha detto di cercare un facile bersaglio, come un concerto (...) lui non aveva alcun problema ad ottenere armi, dovevo solo dirgli quel che mi serviva. Credo che avessero accesso a una rete di fornitori. "

Una settimana dopo questa dichiarazione, durante l'attacco fallito al treno ad alta velocità Thalys organizzato evidentemente da Abaaoud, l'aggressore usò una copia di un Kalashnikov proveniente dall'Iraq.

L’esperto di armi tedesco, Lars Winkelsdorf, pensa che si tratti di una replica di un fucile Tabuk a canna corta. Come era riuscito a ottenerla il terrorista? Secondo le sue dichiarazioni, l’aveva trovata in un parco.

Per ridurre queste minacce, non è sufficiente che l'Europa distrugga l'intero stock di armi accumulato in seguito alle guerre balcaniche, sostiene l'ex capo del dipartimento di armi da fuoco della polizia federale belga, Pierre-Yves Fievez: "L'Europa occidentale avrà ben presto a che fare con armi provenienti dalla Tunisia e dall’Egitto. E già oggi siamo alle prese con un'ondata di armi provenienti dalla guerra civile in Ucraina".

Crocevia Slovacchia
La Slovacchia sta cercando di togliersi di dosso la fama di mercato principale per la vendita di armi disattivate che vengono convertite in armi attive per i terroristi, ma la nostra indagine sotto copertura rivela che le cose non stanno andando secondo i piani prestabiliti.

In Slovacchia, la nuova normativa è entrata in vigore la scorsa estate. Sulla carta, non ci dovrebbero più essere le vendite di armi a salve, altrimenti dette di dissuasione, concluse via Internet e neppure a compratori privati.

Sul sito del negozio di armi online dell’AFG, troviamo una pagina che illustra in dettaglio una serie di armi di dissuasione, dove compare un pop up che avverte i visitatori che “le pagine successive sono destinate ai professionisti e alle aziende coinvolte nella produzione e nella vendita di armi e munizioni. Nella pagina successiva una persona conferma di essere un detentore di una licenza di esportazione di armi”.

Il Ceska VZ 58 - del tipo usato nell'attacco al supermercato Hyper Cacher - è ancora disponibile per l'acquisto a 320 euro. Chi non compra online, si precisa nel sito, può ancora fare acquisti nel negozio se ha più di 18 anni. Il direttore delle vendite dichiara che l'arma viene modificata in conformità alla nuova normativa.
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Quando gli è stato chiesto in che modo gli slovacchi cercheranno di impedire che le armi di dissuasione vengano riattivate, Petar Lazarov, il portavoce del Ministro per gli affari interni a Bratislava, ha detto che ci sono "nuove norme tecniche".

Ma secondo Jaroslav Nad, esperto di difesa dell’Istituto slovacco per la politica di sicurezza, la nuova legislazione non prende in considerazione diverse procedure tecniche utilizzate per la modifica di queste armi.

Fingendosi un compratore interessato, un reporter dell’EIC ha ottenuto lo status di commerciante all'ingrosso utilizzando documenti copiati da Internet.

Spacciandosi per un grossista, il cronista ha così avuto accesso a immagini che illustrano come viene modificato il Ceska VZ 58 e a una descrizione di questi interventi. Siamo infine riusciti a spuntare anche un prezzo migliore: solo 230 euro IVA esclusa.

Sulla base delle informaizoni fornite dal negozio slovacco, l’esperto di armi tedesco Lars Winkelsdorf, ha dichiarato: "Con le nuove modifiche l'arma non è in grado di caricare automaticamente proiettili a salve. Ma può ancora sparare. E con facili accorgimenti si può ricostruire trasformandola in un’arma attiva vera e propria. Per fare questo, è necessario utilizzare alcuni pezzi di ricambio minori, che si possono acquistare liberamente sul mercato, e modificare un po’ la canna. Bastano cinque o sei ore di lavoro, non di più, per chi abbia una sufficiente conoscenza della lavorazione dei metalli".

Fare affari online è quindi ancora possibile per i grossisti - e chiunque, come dimostra la nostra inchiesta, può frasi passare per un grossista.

In altre parole in Slovacchia le organizzazioni criminali hanno la possibilità di continuare a operare come prima che venissero introdotte le nuove norme.

Queste compravendite non vanno contro la direttiva sulle armi da fuoco della UE perché, secondo un portavoce della Commissione europea: "l’attuale direttiva non riguarda le armi di dissuasione".

Si sta discutendo se elaborare una nuova normativa che includa criteri per una più chiara definizione delle armi di dissuasione e per impedire la loro riattivazione.

Ma il portavoce dell’UE da noi interpellato non sa dirci quando questo accadrà.