Risolleva solo un po’ il morale il fatto che lo stesso Tito Boeri, presidente dell’Inps, spieghi come il calo si possa «ricondurre al forte incremento delle assunzioni a tempo indeterminato registrato nel 2015». Dopata l’anno scorso, in sostanza, è normale che ora la corsa si arresti e che il saldo tra assunzioni e cessazioni sia positivo, sì, ma in calo, pari a 241mila posti contro i 326mila del corrispondente periodo del 2015.
A colpire però è soprattutto il dato sui voucher, il cui utilizzo, come denunciato dai sindacati, continua a salire nonostante siano ormai molte le voci che evidenziano i rischi e le criticità del lavoro a ticket. 7 euro e mezzo, al netto delle tasse, tanto valgono i buoni lavoro che hanno fatto registrare nei primi tre mesi del 2016 un più 45,6 per cento, superando quota 10 milioni al mese. Una crescita esponenziale, se si considera il fatto che già il 2015, rispetto al 2014, aveva registrato un più 75,4 per cento. Un vero e proprio boom.
A marzo i contratti a tempo indeterminato continuano a diminuire...ma venduti 31.472.305 di #voucher in 3 mesi. pic.twitter.com/8SdjFpUjPe
— Marta Fana (@martafana) 18 maggio 2016
Un boom che fa esplodere così la polemica politica, con critiche al governo da destra («I dati diffusi dall'Inps in merito ai contratti a tempo indeterminato confermano le nostre amare ma purtroppo realistiche previsioni», dice Renato Brunetta per Forza Italia), da sinistra («Come per magia ridotti gli incentivi si sono ridotti i contratti», dice Arturo Scotto di Sinistra Italiana) e dal Pd, dove Cesare Damiano ogni giorno ormai chiede che si torni a vendere voucher solo per lavori veramente occasionali, com’era prima che si allargasse l’uso. Poi ci sono ovviamente i 5 stelle.
Diminuzione del 77% del lavoro stabile: l'Inps intona il requiem del Jobs Act di Renzi, ma i cittadini avevano già avvertito la fregatura.
— Luigi Di Maio (@luigidimaio) 18 maggio 2016
Giuliano Poletti però in queste ore conferma quanto già detto da Matteo Renzi durante un question time alla Camera: «Siamo al lavoro per preparare una norma sulla tracciabilità dei voucher e la porteremo al prossimo Consiglio dei ministri», dice il ministro, «ma io i voucher non li cancello». Dice di farlo per contrastare il lavoro nero, Poletti: «I lavoratori in nero sono molti, molti di più che quelli che utilizzano il voucher e togliendoli avremmo solo la conseguenza di riportare al lavoro nero molte persone».
I sindacati, però, sostengono che proprio i voucher, in realtà, sarebbero il paravento del lavoro nero, perché basta un solo ticket a impedire agli ispettori del lavoro di chiedere l’assunzione del lavoratore trovato senza alcun contratto. Che quello stesso lavoratore riceva solo una parte del salario in voucher e poi il resto regolarmente in nero, non conta più.
Non conta, come non conta il fatto che siano le stesse amministrazioni pubbliche a utilizzare i voucheristi come raccontato anche per Ballarò, Raitre, da Filippo Barone che ha incontrato i lavoratori a chiamata negli sportelli del comune di Schio, che è solo uno dei tanti, ma è in Veneto, regione che più di tutte ha visto schizzare il numero di voucher.
Il tema è buono anche per le elezioni amministrative, dunque, tant’è che a Torino il candidato sindaco della sinistra, Giorgio Airaudo, ha promesso una città voucher free, tanto negli uffici comunali quanto nei lavori appaltati ad aziende e cooperative. Ma Airaudo è un ex Fiom, e i sindacati sono questa volta tutti compatti sul tema. Poletti però non cambia idea e conferma che il governo interverrà solo con un decreto correttivo del jobs act, «che sarà legge in sessanta giorni», e che obbligherà le imprese ad attivare i voucher con una mail un’ora prima che il lavoratore attacchi.