Panama Papers, il business offshore dei safari in Africa
I turisti pensano che i loro soldi restino nelle economie locali, contribuendo alla crescita del continente. Ma non sempre questo succede. Almeno trenta società portano i capitali nei paradisi fiscali grazie allo studio Mossack Fonseca
Ogni anno i turisti attraversano le pianure centrali dello Zimbabwe per dormire vicino alle cascate Vittoria, seguire elefanti, ghepardi e formichieri, e cenare sotto le stelle. I visitatori sono accompagnati passo dopo passo da John Stevens, un uomo che è stato definito «forse la miglior guida di tutto lo Zimbabwe». Mentre i safari di Stevens sono legati allo Zimbabwe, il suo universo finanziario è la classica creazione da giramondo offshore.
Gli affari finanziari di Stevens, evidenziati in anni di corrispondenza con Mossack Fonseca, lo studio legale al centro dello scandalo dei Panama Papers, rivelano come la poesia delle savane dell'Africa si sia mescolata con la gestione quotidiana delle carte delle società offshore.
Creata nel 2011, la società Guided safari Africa Inc. ha stabilito il suo quartier generale cartaceo alle British Virgin Islands, una macchia di terra quasi cento volte più piccola della maggiore riserva di safari dello Zimbabwe. La società è stata creata per gestire il patrimonio familiare di Stevens e per funzionare come agenzia di prenotazioni per i safari, con guadagni stimati per 250 mila dollari all'anno, secondo i documenti ricevuti da Mossack Fonseca. La società ha aperto un conto bancario nell'isola di Man, un centro finanziario offshore tra Irlanda e Gran Bretagna, e risulta controllata da un trust della famiglia Stevens.
IL BUSINESS DEI SAFARI
La società di Stevens è una delle almeno trenta offshore create da Mossack Fonseca per il business dei safari in Africa, secondo un'analisi dei registri interni dello studio di Panama. La maggior parte di queste società ha sede ufficiale alle British Virgin Islands, ma le loro attività quotidiane sono i safari organizzati attraverso l'africa meridionale e orientale, dalla Namibia, Zimbabwe e Botswana fino a Tanzania e Kenia. Con un operatore che offre "safari subacquei" con uno yacht d'acciaio nel Mar Rosso, in Egitto.
Mossack Fonseca è uno degli studi più grandi del mondo specializzati nella creazione di società offshore: compagnie con pochi o nessun dipendente, che di solito vengono localizzate non dove le aziende operano, ma dove le tasse sono basse e la segretezza alta. Lo studio di Panama ha dichiarato al consorzio Icij: «Noi ci limitiamo a registrare dopo aver effettuato un controllo completo su ogni singolo cliente, con un'attività di verifica che in ogni caso è conforme e spesso è superiore a tutti gli standard legali del paese interessato».
I turisti che vengono in Africa per ammirare le bellezze del continente possono pensare che i loro soldi restino nelle economie locali, ma non sempre questo succede. Le attività delle società di safari, costituite da Mossack Fonseca in paradisi fiscali noti per la loro riservatezza come le Isole Vergini Britanniche, preoccupano i sostenitori della trasparenza e alcuni governi che si affidano al turismo come fonte di pubbliche entrate ufficiali.
Savior Mwambwa, un attivista per la riforma fiscale dell'organizzazione ActionAid Internazional, commenta: «Non vedo nessuna ragione legittima per incanalare le prenotazioni dei safari africani attraverso le British Virgin Islands e l'isola di Man, se non la riduzione al minimo delle tasse». Stevens non ha risposto alle ripetute richieste di chiarire la sua posizione avanzate dal consorzio Icij.
Nel 2015, secondo le Nazioni Unite, l'Africa è stata visitata da 65 milioni di turisti. In alcuni Stati, come lo Zimbabwe, i safari e le altre forme di turismo rappresentano più del cinque per cento del prodotto interno lordo.
Alvin Mosioma, direttore esecutivo per l'Africa dell'organizzazione internazionale Tax Justice Network, spiega che il turismo è un settore incline a discutibili pratiche fiscali, perché è «quasi impossibile» stabilire prezzi di mercato oggettivi per i servizi. E aggiunge che questo rende più facile registrare profitti e costi in modo tale da trasferire i carichi fiscali verso altri paesi, a tassazione bassa o nulla.
Nel 2013 i rappresentanti di Nature Trails International Limited, una società con base alle British Virgin Islands, ha scritto a Mossack Fonseca per discutere i suoi conti. Nel piano economico condiviso con lo studio di Panama si legge che la società «riceve pagamenti per le prenotazioni di gite turistiche e viaggi nell'Africa dell'Est e di volta in volta stipula contratti per pagare gli operatori locali in Kenia per i loro servizi». Nature Trails ha come azionista unico una società registrata alle isole Mauritius, una nazione caratterizzata dalla segretezza finanziaria e societaria, dove quella offshore possiede anche un conto bancario. Il piano economico spiega che Nature Trails cerca di trarre vantaggio dalla fase di rapida crescita del turismo registrata negli ultimi anni nell'Africa dell'Est. La società è stata sciolta nel 2014 per ragioni non precisate nei documenti di Mossack Fonseca.
DALL'AFRICA AL LUSSEMBURGO
Un'altra società, chiamata Far Horizon (1998) Limited, è stata costituita per «organizzare e vendere avventure e safari» attraverso l'Africa. Anche questa compagnia ha un conto bancario alle Mauritius. Un'ulteriore offshore, Safari Inc., è stata registrata alle Seychelles e possiede conti bancari in Lussemburgo. Una quarta società, che opera in Namibia, ha collocato il quartier generale alle British Virgin Islands, ha aperto un conto bancario in Liechtenstein e ha tenuto i suoi consigli d'amministrazione in Svizzera.
In Tanzania, Gerard Pasanisi, una guida per i safari tra le più anziane e meglio conosciute, anche per la preservazione degli elefanti, è stato azionista di almeno quattro società create da Mossack Fonseca. La prima, Gerard Pasanisi Safari Corp., è stata costituita negli anni '80 e utilizzava un conto svizzero per pagare le normali fatture dello studio di Panama. La serie di offshore di Pasanisi sono rimaste attive presso Mossack Fonseca fino al 2015. L'elenco include una società con base a Dubai, Tanganuika Expeditions Ltd, che si è appoggiata a banche svizzere e organizzava "safari fotografici" in Tanzania.
Gli avvocati di Eric Pasanisi, figlio di Gerard e oggi responsabile degli affari di famiglia, hanno dichiarato al consorzio Icij che le quattro società sono attualmente amministrate da uno studio degli Emirati Arabi Uniti e che i loro status legali e fiscali sono trasparenti sia in quel paese che in Tanzania. Ai tempi in cui furono costituite, dicono i legali, Panama e le British Virgin Islands erano «le giurisdizioni più popolari e riconosciute» e che «le società adempiono regolarmente i loro obblighi fiscali in entrambi i paesi».
KENYA DA MEZZO MILIONE DI DOLLARI
Oltre il confine, in Kenia, una delle più importanti dinastie dei safari, la famiglia Carr-Hartley, ha chiesto aiuto a Mossack Fonseca nel 2001 per costituire Safariland Inc.
Secondo un prospetto condiviso con Mossack Fonseca nel 2013, Safarilands Inc. forniva «estrema comodità insieme al gusto dei luoghi selvaggi fuori dalle zone battute dai turisti, dove si può sentire il ritmo e il pulsare dell'Africa selvaggia». Safariland Inc. ha collocato la sua base legale alle British Virgin Islands e utilizzato direttori a contratto senza alcun legame con la famiglia keniana. Ha lo stesso nome della società con cui i potenziali turisti sono incoraggiati a contattare online la famiglia Carr-Hartley. Secondo quanto riferito dai Carr-Hartley nei documenti inviati a Mossack Fomseca nel 2013, i guadagni previsti per Safariland erano di mezzo milione di dollari all'anno.
Robert e William Carr-Hartley, fratelli keniani di quarta generazione che hanno imparato a cavalcare i rinoceronti prima dei cavalli, hanno avuto un intenso rapporto con Mossack Fonseca mentre il loro impero dei safari di lusso si espandeva attraverso l'Africa.
Robert Carr-Hartley ha creato nel 2000 a Panama anche la Raw Foundation, per distribuire denaro a sé e alla sua famiglia. Mossack Fonseca infatti offre ai propri clienti anche fondazioni private, come mezzo per non pagare tasse sui patrimoni e garantire segretezza e poco lavoro d'ufficio, tanto da definirle «un veicolo ideale per l'industria offshore. Anche la famiglia Carr-Hartley non ha risposto alle ripetute richieste di commento.
La Raw Foundation possiede anche tutte le azioni di un'altra società di Panama, chiamata Munga Munga Inc. In una poesia pubblicata nel 2010 su Facebook, i fratelli Carr-Hartley raccontano di aver scalato cascate alla ricerca del mitico Yeti keniano. Scalare si traduce con "munga munga". Ma se si torna a Panama e si scava negli archivi elettronici di Mossack Fonseca, si scopre che lo scopo della società era registrato semplicemente come «commercio su Internet».