Toni violenti, messaggi di minaccia e vendetta. Lodi al Califfato e all'Islam come religione del sacrificio. Ma anche critiche ai musulmani moderati, considerati ipocriti e apostati. Ecco come sul social network si diffondono messaggi pericolosi. Chi li segue? Italiani di fede islamica, alcuni dei quali si definiscono 'alla ricerca di informazioni'

I toni sono sempre violenti. I messaggi sono di minaccia e di vendetta. Le bandiere sono quelle dello Stato islamico. Per finire nella rete del terrore non è necessario imparare l’arabo o seguire gli account inglesi. I messaggeri di al-Baghdadi parlano un ottimo italiano. Sono italiani di nascita e musulmani estremisti di fede. Se li si accusa di inneggiare al terrorismo si offendono. E per difendersi diffamano. Ecco quindi che tutti i musulmani moderati sono ipocriti, apostati. I governi occidentali sono satanici. I combattenti di Raqqa e Mosul sono invece dei partigiani. E’ il proselitismo che si fa strada, aiutato dalle logiche degli algoritmi della rete

Una delle pagine più attive su Facebook è “Cronache islamiche”. In due versioni, la prima da oltre 4.200 fans e la seconda, quella attiva attualmente, che supera i 750 like. Uno dei post più recenti riguarda un articolo sui preti accusati di pedofilia in Australia. Il commento è inequivocabile: «La Chiesa cattolica è un cancro da debellare, anche con la forza».

Seguono nella pagina gli aggiornamenti sulla guerra dello Stato islamico, sostenuto senza esitazione. «L’Isis è l’unico Stato nel mondo islamico che produce autonomamente le proprie specifiche tipologie di armi moderne, da droni di combattimento, fucili da cecchino, carri armati a missili di terra e di aria. Questo fatto è senza precedenti nel mondo islamico. Nessun esercito nel mondo musulmano produce le proprie armi uniche eccetto lo Stato Islamico. Mentre il mondo Musulmano è in gran parte arretrato a causa del laicismo, il Califfato guidato dall'Isis è diventato più moderno e sviluppato nella guerra, proprio come fecero i Califfati islamici del passato, in solo tre anni. Quando capiranno gli Usa che non esiste nessuna forza nel mondo musulmano che sia in grado di affrontare lo Stato Islamico di continuo?», è l’elogio alla politica militare del califfato datato 23 febbraio scorso.
Inchiesta
Il terrorismo islamista in Italia tra fede e spaccio
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L’indottrinamento è affidato direttamente alle parole di Anwar al-Awlaki, considerato il Bin Laden dell’informatica, ucciso dalla Cia nel 2011. E’ del 22 febbraio scorso il post che riporta una sua citazione: «Fratelli e sorelle, questa religione non è la religione della parole, non è la religione di dimostrare quanta conoscenza possiedi, questa religione è solo la tua volontà di sacrificio per Allah». A rincarare le dosi ci sono le parole del predicatore australiano Muhammad Junaid Thorne: «Non si preoccupano se leggi il Quran, ma quando inizi ad applicarne il contenuto, quello è il momento in cui diventi pericoloso!».

L’amministratore della pagina dà invece una propria interpretazione del significato di democrazia: «Secondo le nostre leggi e i nostri valori, attaccare ospedali, scuole, moschee e mercati è legittimo ma guidare un'autobomba verso un obiettivo militare è barbarie». 
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Le reazioni eclatanti non si sono fatte mancare in risposta agli attentati in Europa. In particolare questo è stato il post di commento alla tragedia di Berlino in cui hanno perso la vita dodici persone, tra cui una cittadina italiana: «12 persone morte in Germania e i media ne parleranno almeno per un anno intero. Centinaia di innocenti stanno morendo in Siria e in Iraq a causa dei bombardamenti dell’Occidente ma i media non vi accenneranno neanche per un minuto. E’ arrivato il momento di gettare via il televisore!». 

Pare che la pagina sia stata più volte segnalata e qualche volta gli amministratori Facebook sono intervenuti. In un’occasione bloccando tutto per una settimana; a seguito della reiterazione c’è stato un blocco di oltre un mese. L’amministratore della pagina non ha risparmiato le sue critiche lanciando le accuse di censura. Alle nostre domande però non ha voluto rispondere: «Io con la feccia come voi non ho nessun interesse a dialogare». 

Seguendo la pagina, Facebook propone in automatico altre pagine con contenuti simili: “Puro Monoteismo”, “Prigionieri sunniti in Iran”. Una addirittura l’hanno chiamata “Islam religione di pace” però parla solo di guerra. Chi, anche ignaro della campagna di proselitismo, dovesse finire in quella rete rischia di essere inondato di articoli e immagini che inneggiano alla violenza e al terrore. Così come vengono suggerite nuove possibili amicizie legate a quei contenuti. Una ulteriore spinta verso il buio della bandiera nera dell’Isis

Sono diciannove le persone individuate tra le amicizie in comune, tra loro anche un imam di un centro islamico. Contattati alcuni di loro, molti dicono di non essere a conoscenza dei contenuti veri proposti dalle pagine seguite. «Ho cliccato mi piace ma non seguivo», è la giustificazione più ricorrente. C’è però anche chi ammette di «essere alla ricerca di informazioni sull’islam» e quindi di essere finito in quella pagina perché ritenuta «interessante». E’ di solito il primo passo per sposare una causa folle.