Svolta nelle indagini sul terrorismo islamista: un giovane arrestato nel nostro paese gestiva un canale segreto di comunicazioni via Internet tra capi-cellula dello Stato Islamico. L'inchiesta esclusiva sull'Espresso in edicola domenica

C'è una pista che scotta e che porta in Italia nelle indagini internazionali sulle stragi dell'Isis. Gli inquirenti americani hanno scoperto che i terroristi del cosiddetto Stato Islamico hanno utilizzato un sistema di comunicazioni via Internet, totalmente anonimo e segreto, che per diversi mesi è stato gestito da un insospettabile ragazzo di origine maghrebina che è cresciuto in Italia, dove era arrivato ancora minorenne. Nei giorni scorsi il giovane è stato sottoposto a un primo, lunghissimo interrogatorio da due procuratori degli Stati Uniti, arrivati appositamente in Italia con una squadra di poliziotti federali che indagano da tempo sugli attentati terroristici realizzati o progettati in Occidente dai jihadisti dell'Isis.

L'Espresso, nel numero in edicola da domenica 30 luglio, ricostruisce tutti i particolari della vicenda, con i nomi dei protagonisti e il loro presunto ruolo nella spaventosa organizzazione terroristica che tra Siria e Iraq è diventata uno Stato e che ha rivendicato i più sanguinosi attentati commessi in Europa in questi anni.

Il giovane era stato arrestato in Italia nei mesi scorsi come semplice simpatizzante e propagandista dell'Isis. L'inchiesta statunitense, che ha spinto i magistrati e poliziotti americani a venire in Italia per interrogarlo personalmente, ora gli attribuisce una posizione chiave nella gestione delle comunicazioni tra i capi-cellula dell'Isis che vivono in zone di guerra e i giovani jihadisti reclutati in Occidente. Il ragazzo cresciuto in Italia, che è molto esperto di informatica, risulta affiliato all'Isis da un paio d'anni: secondo le indagini americane, confermate dagli accertamenti svolti in Italia, era diventato «amministratore» di un canale segreto di comunicazioni dell'Isis, che gestiva senza muoversi dalla sua abitazione, con speciale programma informatico installato su un telefonino dedicato, cioè usato solo per questo, che teneva nascosto in camera da letto, all'insaputa di tutti i familiari.

Come amministratore del sistema, il giovane jihadista made in Italy aveva il potere di ammettere o escludere tutti gli altri utenti di un ramificato circuito propagandistico dell'Isis, che risulta aver distribuito proclami, video e rivendicazioni di attentati tra migliaia di simpatizzanti sparsi in mezzo mezzo mondo. E, soprattutto, era sempre lui a gestire, dalla sua casa in Italia, un canale ancora più segreto del cosiddetto dark web, utilizzato per le comunicazioni più importanti e riservate, dove erano ammessi solo pochissimi presunti capi-cellula dell'Isis, su cui ora indagano gli inquirenti americani dell'antiterrorismo.